Quello pubblicato due giorni fa dal vescovo
di Mostar - sotto la cui giurisdizione si trova per il momento Medjugorje - è
un articolo significativo fin dal titolo. «Le “apparizioni” dei primi sette giorni a
Medjugorje» è l’atto di accusa con il quale monsignor
Ratko Peric, da sempre contrarissimo a riconoscere qualsiasi credibilità al
fenomeno, cerca di smontare le «apparizioni» proprio nella primissima
fase, usando materiale già noto e pubblicato da molti anni. Quella fase che la
commissione istituita da Benedetto XVI e guidata dal cardinale Camillo Ruini
aveva ritenuto invece contenere elementi di soprannaturalità:
la relazione finale consegnata a Francesco nel 2014 e frutto del lavoro di
quattro anni, suggeriva infatti al Pontefice di procedere con un
riconoscimento soltanto relativo al fenomeno delle prime settimane.
Ma a colpire ancor di più è la coincidenza
temporale. Monsignor Peric ha pubblicato l’articolo alla vigilia dell’arrivo dell’«inviato
speciale» del Papa, l’arcivescovo di Varsavia-Praga Henryk Hoser ,
incaricato di «acquisire più approfondite conoscenze della situazione pastorale
di quella realtà e, soprattutto delle esigenze dei fedeli che vi giungono in
pellegrinaggio e, in base ad esse, suggerire eventuali iniziative pastorali per
il futuro». È noto che il mandato di Hoser non riguarda
l’autenticità delle apparizioni, ma soltanto la cura pastorale dei fedeli e
l’affronto degli atavici problemi che nella zona contrappongono da tempo i
frati francescani - titolari della parrocchia - e il vescovo di Mostar.
Peric nell’articolo contesta qualsiasi
apertura all’autenticità del fenomeno Medjugorje: «La posizione di questa Curia
per tutto questo periodo è stata chiara e risoluta: non si
tratta di vere apparizioni della Beata Vergine Maria». E contesta
proprio le conclusioni (mai rese pubbliche) della commissione Ruini. «Sebbene
talvolta si sia detto che le apparizioni dei primi giorni potrebbero essere
ritenute autentiche e che poi sarebbe sopraggiunta una sovrastruttura per altri
motivi, in prevalenza non religiosi, questa Curia ha promosso
la verità anche riguardo a questi primi giorni. Dopo aver trascritto dai
registratori le audiocassette contenenti i colloqui avvenuti, nella prima settimana,
nell’ufficio parrocchiale di Medjugorje, tra il personale pastorale e i ragazzi
e le ragazze che avevano affermato di aver visto la Madonna, con piena
convinzione e responsabilità esponiamo i motivi per cui appare evidente la non
autenticità dei presunti fenomeni. Se la vera Madonna, Madre
di Gesù, non è apparsa – come infatti non è – allora a tutto sono da applicare
le seguenti formule: “sedicenti” veggenti, “presunti” messaggi, “preteso” segno
visibile e “cosiddetti” segreti».
Sulla base delle registrazioni dei colloqui
di quei primi giorni, il vescovo di Mostar afferma che ne emerge: «Una figura ambigua. La figura femminile che sarebbe apparsa a
Medjugorje si comporta in modo del tutto diverso dalla vera Madonna,
Madre di Dio, nelle apparizioni riconosciute finora come autentiche dalla
Chiesa: di solito non parla per prima; ride in maniera strana; a certe domande
scompare e poi di nuovo ritorna; obbedisce ai “veggenti” e al parroco che la
fanno scendere dal colle in chiesa sebbene controvoglia. Non sa con sicurezza
per quanto tempo apparirà; permette ad alcuni presenti di calpestare il suo
velo steso per terra, di toccare la sua veste e il suo corpo. Questa
non è la Madonna evangelica».
Peric fa notare lo «strano
tremito» che uno dei veggenti, Ivan Dragićević, «nella
conversazione con il cappellano fra Zrinko Čuvalo (1936-1991), dice di aver
percepito, il primo giorno, “un tremito” delle mani dell’apparsa. Quale
“tremito”? Tale percezione può suscitare non solo un forte sospetto ma anche
una profonda convinzione che non si tratta di un’autentica apparizione della
Beata Vergine Maria».
Il vescovo contesta anche
l’anniversario delle «presunte apparizioni» che sono iniziate il 24 giugno 1981. «Tuttavia i registi del “fenomeno di Medjugorje” hanno
deciso che l’anniversario non si celebrasse il 24 bensì il 25 giugno. La
ragione della scelta è che il 25 giugno 1981 sarebbero stati insieme
all’apparizione tutti e sei i veggenti scelti fra coloro che vantavano in quei
giorni di avere “apparizioni”. A dire la verità, a smentire
questa versione dei fatti, formulata da Vicka Ivanković, è lo stesso Ivan
Dragićević il quale testimonia: “La prima sera sono stato con loro, la seconda
non ci sono stato”. Fra i sei “veggenti” abituali, oltre a Marija
Pavlović, anche Jakov Čolo ha presenziato per la prima volta all’“apparizione”
il secondo giorno. Quindi la data dell’anniversario è
arbitraria, inesatta, falsificata».
In realtà qui il vescovo attribuisce
all’apparizione la volontà che la festa annuale si celebri il 25 giugno dando
come motivo il fatto che il secondo giorno il gruppo dei veggenti era quello
attuale. Ma a dire il vero i veggenti non hanno riferito questa come
motivazione fornita loro dall’apparizione, spiegando invece che la Madonna
avrebbe scelto il quel giorno perché proprio il 25 giugno il primo gruppo di
fedeli provenienti dal paese era salito sulla collina.
Ma continuiamo con le argomentazioni
contrarie portate dal vescovo: i «“veggenti” sin dall’inizio, dal secondo
giorno, hanno chiesto alla loro figura qualche “segno” come prova
dell’autenticità dell’apparizione. Secondo Ivanka, l’apparsa
ha dato il “segno” del rigiro delle lancette dell’orologio di Mirjana:
“l’orologio si è rigirato completamente”; “e lei ci ha lasciato un segno sull’orologio”.
Più che ridicolo e strano». Ancora, Ivanka «è sicura che la figura lascerà un
segno sulla collina, forse sotto forma di acqua. Dopo quasi
quattro decenni non esiste alcun segno, né acqua, solo fantasie!». E nei
primi sette giorni «l’apparsa non prende alcuna iniziativa, non comincia mai
per prima a parlare. Alle domande dei “veggenti” risponde in
modo generico, piuttosto ambiguo, chinando la testa, rimandando al futuro,
promettendo il miracolo della guarigione e lasciando un messaggio alla gente:
“La gente creda fermamente come se mi vedesse”. Ed anche ai francescani:
“credano fermamente”».
Nell’articolo poi si ricorda inoltre che alla
domanda di Ivanka relativamente a quanto tempo apparirà ancora, «la figura
risponde: “Quanto a lungo voi volete, quanto a lungo voi desiderate”». Mirjana «dice che chiederà all’apparsa quanti giorni apparirà
ancora, poi soggiunge che dentro di lei una voce le suggerisce che apparirà
ancora “2-3 giorni”. Lo ripete ancora una volta». L’apparizione martedì
pomeriggio 30 giugno 1981 dice che apparirà ancora solo “tre giorni”: il 1, 2 e
3 luglio 1981. Infatti, alla domanda del parroco relativamente a quanto tempo
apparirà ancora, tutti e cinque i “veggenti”, meno Ivan, rispondono
unanimemente: “Tre giorni”». Poi «l’apparsa cambia l’idea e
“appare” tuttora, da 37 anni in continuazione, ogni giorno, a tre “visionari” del gruppo: Ivan, Marija, Vicka, e agli altri
tre una volta l’anno: a Mirjana dal 1982, ad Ivanka dal 1985 e a Jakov dal
1998. Inoltre, a due dei su menzionati del gruppo, la figura “appare” una volta
al mese dal 1987 con “messaggi” per il mondo: a Mirjana il 2 e a Marija il 25
di ogni mese puntualmente».
Il vescovo ricorda ancora che non coincidono le descrizioni delle vesti di Maria. «Secondo
le conversazioni con i “veggenti” l’apparsa si veste in vario modo. La figura
aveva la veste, secondo Ivan, “di colore blu” il primo giorno; secondo Ivanka,
“di color caffè” il secondo giorno; secondo gli altri “veggenti”, “di colore
grigio”: Jakov, Mirjana, Ivanka il sesto giorno». Monsignor Peric giudica poi
«cosa molto inusitata e grave: l’apparsa permette non solo che
alcuni della folla calpestino il suo velo allungato e steso per terra, ma anche
che tocchino il suo corpo. Vicka la tocca già il secondo giorno: “E quando
la tocchi, reverendo, le dita rimbalzano così”. Lo stesso ripete Ivanka e
aggiunge che toccando il suo corpo sente “come aria, in qualche modo come seta,
le nostre dita tornano indietro, così, quando la tocchiamo, le dita tornano
indietro, in qualche modo”. Hanno fatto toccare anche ad una dottoressa la
veste dell’apparsa: “Ed ecco lei [la dottoressa] ha toccato la sua veste”. Tali storie sui toccamenti del corpo della Madonna, della sua veste,
del calpestio del suo velo creano in noi una sensazione e convinzione che si
tratti di qualcosa indegno, inautentico e scandaloso. Qui non c’entra la
Madonna cattolica!», è il duro commento del vescovo di Mostar.
Infine, monsignor Peric denuncia «manipolazioni intenzionali. L’interlocutore dei “veggenti”
fra Jozo Zovko, parroco, è molto innervosito perché la figura apparsa non manda
dei messaggi concreti per la gente e per i frati; perché non scende dal colle
in chiesa dove sta la sua statua; anzi chiede se si possa
“obbligare” - letteralmente così! - la Madonna a scendere ed apparire in chiesa.
P. Zovko: “Mi interessa questo, Mirjana: se la Madonna non apparisse in chiesa,
potete voi obbligarla ad apparire in chiesa? Forse apparirà, vero, che ne
pensi?” Mirjana: “Non so. Non ci abbiamo riflettuto affatto”. P. Zovko ripete:
“Io penso che potresti obbligarla: ‘Madonna, chiedo che Tu mi appaia in
chiesa’, che ne pensi?” E poi Mirjana cede e pensa che questo “sarebbe meglio,
poiché allora neanche la polizia ci cercherebbe…”». E
così, conclude il vescovo Peric, «con le manipolazioni le “apparizioni” sono
trasferite in chiesa il 1 luglio 1981. Questo “obbligare”
l’apparsa a scendere ed apparire in chiesa è un gioco magico, e non il Vangelo
di Cristo».
La conclusione del vescovo di Mostar è che
non si possa parlare di fatti soprannaturali: «Tenendo conto di tutto quel che
è stato esaminato e studiato da questa Curia diocesana, incluso lo studio dei
primi sette giorni delle presunte apparizioni, si può pacificamente affermare:
la Madonna non è apparsa a Medjugorje!». Tutto ciò il vescovo lo aveva già
affermato in vari scritti del passato. Le «registrazioni» da lui citate sono
infatti trascritte da tempo, tradotte dal croato in francese e in inglese, e
pubblicate in tre volumi. Anche questi materiali erano stati
presi in considerazione ed esaminati a fondo dalla commissione guidata dal
cardinale Ruini.
Colpisce certo che nel momento in cui la
Santa Sede decide di nominare un inviato speciale del Papa incaricato di
verificare i problemi esistenti per l’accompagnamento pastorale dei pellegrini,
il vescovo decida di intervenire in modo così perentorio cercando di condizionare il giudizio sulla soprannaturalità delle apparizioni.
Un giudizio che ora compete alla Congregazione per la dottrina della fede.
Andre
Tornelli