02/02/16

Raphael alla Bompiani

Mandukyakarika Upanisad, Bompiani, p. 216, prezzo: 20.00 €

Mandukyakarika Upanisad è tradizionalmente considerato un trattato autorevole per l’interpretazione della Sruti, comprende il commento in versi (karika) di Gaudapada e riassume tutta la visione metafisica della dottrina vedica. È a partire da Gaudapada che la tradizione advaita diventa storicamente evidente quale manifestazione visibile di una tradizione già esistente. Egli è stato il primo maestro umano a ricevere la conoscenza dell’advaita e a impartirla ai suoi discepoli e per questo gli viene attribuito il massimo rispetto in seno alla tradizione advaita. Gaudapada è indicato come il Maestro di Govinda Bhagavtpada, a sua volta Maestro di Adi Sankara. Esistono ben poche notizie sulla sua persona. La pubblicazione di quest’opera colma un vuoto nel panorama culturale-filosofico, perché di questo importante testo mancava un’edizione integrale con il sanscrito a fronte. La traduzione e il commento di Raphael sono di grande aiuto per lo studioso occidentale non introdotto nella vasta tematica induista e buddista. Le note, alla fine di ogni capitolo, apportano un notevole contributo alla tematica metafisica e utili chiarimenti dottrinari.

11 commenti:

  1. opera importante per capire la nascita e sviluppo dell'Advaita vedanta e Guenon che ha questa si ispirava ma lontana dalla Tradizione occidentale che concepisce l'unità insieme alla differenza aborrendo qualsiasi monismo anche se camuffato da non dualismo. Rhapael è un punto di riferimento in Italia su questa tradizione ma le sue critiche ,nn sempre esplicite,al cristianesimo e con il suo riprendere la tradizione neoplatonica o altre tradizione pagane morte si pone non come persona del dialogo e costruttiva .

    RispondiElimina
  2. Ma Raphael non aveva già curato un'opera con tutte le Upanishad per la Bompiani ad un prezzo simile?

    RispondiElimina
  3. Credo che Raphael non abbia mai approfondito a sufficienza la tradizione cristiana, fatta eccezione per alcuni aspetti della mistica carmelitana. Da qui la sua sostanziale incomprensione e il suo manifesto disinteresse.

    RispondiElimina
  4. Da un punto di vista cristiano E tradizionale è che nella visione di Raphael un'implicita assunzione è che il cristianesimo sia una Via monca, dotata solo dei piccoli misteri.

    RispondiElimina
  5. Caro Eremita, dici bene sia a proposito dell'interpretazione monca del cristianesimo da parte di Raphael che dell'inserimento delle sue traduzioni nella collana Bompiani fin dal 2010. A Raphael bisogna riconoscere di aver colto, nei limiti del possibile per un occidentale, lo spirito della sapienza e della spiritualità hindù. Ma senza un precursore come René Guénon, costui non sarebbe esistito.

    RispondiElimina
  6. Sarebbe opportuno sentire l'opinione in proposito dell'amico Giuseppe Gorlani, che ha conosciuto Raphael.

    RispondiElimina
  7. questa distinzione piccoli misteri e grandi misteri che viene dal Guenon è discutibile riferita al Cristianesimo già Schuon criticò Guenon su questo punto rimane il tema dell'identità suprema ma se per esempio il Buddha incontrando sua madre la riconoscesse come 'sua' madre allora signori miei questo dannato e benedetto IO non è sparito totalmente al massimo ci si apre all'universale rimanendo persone divinizzate non individui . per quelli come Raphael noi che discutiamo siamo ignoranti esiste SOLO il Brahman senza attibuti nessun io persona individuo tu mondo divenire eccc. è il ritorno a Parmenide ma la nostra filosofia e civiltà è una critica a Parmenide Severino docet

    RispondiElimina
  8. Caro Costa,

    su “piccoli” e “grandi” misteri anch’io penso che avesse ragione lo Schuon. Sul confronto religioso oriente-occidente, penso invece che bisognerebbe sempre tener conto del fatto che in oriente la dottrina viene spesso adattata alla pratica spirituale, mentre da noi è la pratica spirituale che si adatta alla dottrina. Mettere a confronto due stili di vita e di pensiero così differenti e distanti è missione quasi impossibile. Il che non toglie che comunque ci si debba provare, sperabilmente a beneficio di entrambi.

    RispondiElimina
  9. Ma il liberato in vita in teoria non perde il proprio io, se ne distacca semplicemente.
    Si libera della falsa identificazione di se stesso con il costante svolazzare dei pensieri e gli automatismi ma non per questo perde la memoria dello stato individuale trasceso.

    La sua coscienza raggiunge l'identificazione con l'Assoluto e il distacco dagli oggetti mentali e materiali ma non per questo il suo essere attuale, essendo liberato in vita, cessa di avere un corpo e una mente funzionante, benché la sua coscienza li abbia trascesi.
    Come ogni saggio fino a che è in vita continua a muoversi e con un determinato corpo così continua a pensare e ad esprimersi con una mente che ha certe caratteristiche. Questo lo porterà a privilegiare alcune espressione e metafore, alcuni gesti, un certo modo di parlare e via dicendo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. caro eremita tutti i maestri advaita e buddisti dicono che non esiste NESSUNO che si libera e nessuna liberazione queste sono cose che si dicono ai principianti esiste solo l'assoluto o parole mie è l'assoluto che si libera di te insomma è l'assoluto che si crede un io fittizio (peccato originale) e da li prende il processo di liberazione che inizia dall'assoluto e finisce con questo non il piombo che diventa oro ma l'oro che si riscopre oro ,l'identificazione con l'assoluto è dualismo per loro per non parlare del concetto di uomo e anima nel buddismo quasi inesistente .

      Elimina
  10. La dottrina dell'anātman, come d'altronde quella dell'Identità Suprema o della maya, non sono quei concetti banali a cui spesso noi occidentali li riduciamo. E d'altronde un errore di tal fatta lo commisero persino certi studiosi orientali quando si sforzarono di assimilare la loro "filosofia" alla nostra, vedi i casi di Dasgupta, Radhakrishnan e per certi versi, direi anche di Suzuki. Prima di comparare e cercare analogie e/o identità di vedute, bisognerebbe sforzarzi di
    conoscere e approfondire adeguatamente la storia dei popoli, la loro cultura, la loro psicologia e la loro forma mentis. Fatto questo lavoro preventivo arduo e difficilissimo, forse e sottolineo forse, si può cominciare a ragionarci sopra.
    Mentre ringrazio Eremita per l'intervento chiarificatorio che condivido, annuncio che l'amico Giuseppe Gorlani che Raphael ha conosciuto personalmente e che di questi temi ha una profonda e vasta conoscenza, sta elaborando per il Corriere un contributo che ci sottoporrà appena pronto.

    RispondiElimina