Nuccio D’Anna, La
Porta Ermetica di Roma.
Un itinerario spirituale fra simbolismo
e alchimia, 110 pag., ill.b/n,
Simmetria, Roma 2015,18 euro
Nei
suoi multiformi interessi Nuccio D’Anna è ritornato ad occuparsi delle dottrine
ermetiche con un piccolo, ma prezioso libro appena edito per la casa editrice
romana “Simmetria”. Il titolo del nuovo saggio è La Porta Ermetica di Roma. Un itinerario spirituale fra simbolismo e
alchimia con l’aggiunta di alcune illustrazioni d’epoca barocca. Molti sono
i libri che sono stati scritti su uno dei resti più misteriosi ancora presenti
nell’Urbe, non sulle antiche vestigia classiche, ma su ciò che rimane di un ben
più complesso sito che era la villa secentesca del marchese di Palombara e che
noi oggi conosciamo come “La Porta Ermetica” di Piazza Vittorio, ma il volume
di Nuccio D’Anna ne tratta in maniera più esaustiva e particolareggiata di
tanti altri e con più di un excursus attraverso
le varie declinazioni dell’Ermetismo e dell’Alchimia, dalla più remota
antichità a quel particolare momento che fu la Roma barocca, dove agì il
Marchese e il cenacolo di Cristina di Svezia, tra il Papato controriformista e
le eresie, le guerre tra ugonotti e cattolici e gli intrighi di palazzo. È da
poco tramontato l’astro alchemico del Cardinal Francesco Maria Del Monte, il
protettore artistico di Caravaggio, il suo mentore in un gioco di spie come
raramente se ne videro nel teatro europeo che percorre la Londra elisabettiana
di John Dee fino alla Malta dei Cavalieri di San Giovanni, dalla Praga del
rabbino Loew – quello del Golem - all’Inquisizione spagnola e al rogo di
Giordano Bruno. Sono trascorsi alcuni decenni ma il panorama dove opera il
Marchese Ermetista è ancora un elaborato e complesso labirinto nella Roma
barocca; e la Porta Magica di Piazza Vittorio è stata edificata proprio in
quell’irripetibile tempo nel quale cardinali, nobili e uomini di lettere, si
incontravano e confrontavano sul mistero dell’Alchimia operativa e spirituale
al tempo stesso. È il periodo aureo di straordinari gesuiti come Athanasius
Kircher e di artisti come Salvator Rosa e le sue streghe, sabba e “dimoni”.
Magia, Alchimia e Scienza fluiscono l’una nell’altra senza limiti ben precisi
in un milieu che raramente ha avuto
pari in una città che pari non ha.
Si
costruiscono in molti luoghi, sia nei paesi sia nel resto della penisola,
giardini alchemici progettati sapientemente con l’ausilio di famosi architetti;
luoghi destinati a vere e proprie dispute filosofali tra i dotti dell’epoca e
talvolta teatro di misteri di corte tra le nobili casate. Uno tra questi posti
misteriosi e affascinanti sarà proprio quello voluto dal marchese Palombara all’interno della cui
villa erano contenute sei strutture ermetiche comprendenti il Casino di Caccia
e quelle dell’ingresso secondario, oggi tutte perdute. L’unica rimasta è
proprio la notissima Porta Magica della quale tratta il libro di D’Anna che ci
conduce perciò in un viaggio attraverso i segreti ed i misteri delle Soglie e i
loro Sigilli Magici, le “parole di passo” ed i loro terrifici Guardiani che
essi siano Dei, santi, angeli o démoni presiedenti alla guardia dei passaggi
tra i Mondi, in un gioco di riscoperta dell’immenso e variegato mondo degli
alchimisti e degli spagiristi e – anche – dei “soffiatori di carbone”.
Puntualmente
descritto e analizzato con dovizia e precisione ogni simbolo nelle sue
declinazioni magiche, astrologiche ed ermetico-alchemiche, il saggio suggerisce
senza azzardi ma con intelligenza cosa realmente potesse essere il luogo
custodito dalla Porta Magica. È l’antichissimo simbolismo della “porta” stessa
ad essere il centro fondamentale dell’opera, il suo locus terribilis che segna il passaggio tra i Mondi e attraverso il
quale soltanto l’Eroe, l’Iniziato, colui che ha conseguito la dignità di poter
passare, osa porre l’orma del proprio piede, pena la perdita della sua stessa
vita e forse anche della sua anima. Luoghi di transito come quello descritto
nel libro sono diffusi in molti posti del mondo, in templi e “dimore
filosofali”, occultati o esposti allo sguardo pubblico, ognuno con le proprie
caratteristiche uniche e irripetibili.
Così
è la Porta di Piazza Vittorio, vestigia della Villa del Marchese Massimiliano
Palombara della quale struttura originaria ci rimangono soltanto la cornice,
l’architrave e la soglia, mancando del tutto i gradini, il luogo ove essa
conduceva e nulla possiamo dire della natura del suo portone, facendo sì che il
suo ideatore si ponga al fianco di numerosi altri Signori del suo tempo, come i
Farnese o gli Este in una sorta di gara a chi creava le maggiori “meraviglie”.
La selva incantata di Bomarzo, il Palazzo di Caprarola, i giardini estensi e
tanti altri – come la Casina dell’Aurora del già nominato cardinal Del Monte e
- sì anche loro sebbene non lo si dica in giro – una parte dei Giardini
Vaticani, partecipano della medesima geografia magica ove compare l’inusitata
Villa del Marchese Massimiliano Palombara. Il Seicento sfumerà poi a Napoli, con gli ultimi bagliori d’un
crepuscolo alchemico, nella Cappella voluta da Raimondo di Sangro, il Principe
di Sansevero, prima che tutto o quasi vada perduto nella follia giacobina che
ha distrutto tutto o quasi ciò che era sacro agli dèi.
L’Autore riesce così ad
offrirci nel suo testo un documentato e ricco apparato astrologico e alchemico,
ancora riscontrabile da parte del visitatore – non del banale turista – in
Piazza Vittorio, tra una colonia felina e i numerosi piccioni, a dimostrazione
ancora una volta di come i gatti riconoscano sempre e amino i luoghi ove la
Magia sia ancora attiva e potente. Inoltre da Nuccio D’Anna viene esaminata la
quasi totalità esistente di testi e scritti vari su questo tema, confrontando differenti
fonti sul senso riposto dei glifi incisi sugli stipiti della Porta che lasciamo
però scoprire al fortunato e coraggiosamente avveduto Lettore, ricordandogli di
presentarsi “armato” innanzi al Guardiano della Soglia, nell’ora propizia e con
il cuore puro d’un bambino.
Dalmazio Frau