Che cosa unisce con un filo invisibile Cecil John Rhodes, «padre coloniale» dell’attuale Zimbabwe, Ernest Oppenheimer, artefice dell’impero sudafricano dei diamanti De Beers, e gli attuali presidenti del Gabon, Omar Bongo, e del Ciad, Idriss Déby? Il filo invisibile è l’affiliazione di questi personaggi a logge massoniche made in Africa.
La massoneria nel Continente nero ha una storia che affonda le sue radici nel passato coloniale e che continua ancora oggi con una vitalità non trascurabile. Le relazioni tra le Grandi Logge europee e le loro sorelle nere, infatti, influenza gli equilibri del potere e del business in molti Paesi a nord e a sud del Sahara. La storia dei «fratelli della luce» africani ha inizio, ufficialmente, nel 1772, quando a Città del Capo, nel luogo dove ora sorge il parlamento sudafricano, fu fondata la prima Loggia del Continente. Dieci anni dopo, nel periodo in cui, in Europa, il precettore alla corte di Vienna Angelo Soliman, ex schiavo nero, veniva iniziato nella prestigiosa organizzazione massonica 'Zur Wahren Eintracht' e diventava il primo venerabile di origine africana nella storia della massoneria moderna, a SaintLouis, nell’attuale Senegal, nasceva la prima Loggia francofona del Continente, fondata dal Grande Oriente di Francia (Godf).
Paradossalmente, sul suolo africano si dovette attendere ancora parecchio tempo prima che aspiranti 'maestri' autoctoni fossero accolti nelle 'filiali' (in gergo tecnico 'obbedienze') delle corporazioni europee - non solo francesi ma anche inglesi, irlandesi e scozzesi - che si instaurarono via via in quasi tutto il Continente, dal Marocco, al Ghana, allo Zambia. Una penetrazione profonda che seppe inculturarsi nella tradizione locale delle confraternite e delle società segrete affascinate dall’esoterismo, accogliendo anche elementi, come ad esempio le sedute spiritiche, originariamente estranee ai rituali massonici.
Se nei confronti dell’abolizione della schiavitù e poi delle indipendenze dalle colonie l’atteggiamento delle Grandi Logge europee e americane non fu uniforme, è un fatto che nella transizione post-coloniale - fino ad oggi - il peso delle reti massoniche nelle vicende politiche africane è stato ed è notevole. A parte il caso eclatante della Liberia, dove dall’indipendenza del 1847 fino al 1980 si sono succeduti diciassette presidenti affiliati all’obbedienza massonica afroamericana Prince Hall (di cui cinque gran maestri), restano importanti le influenze esercitate attraverso le reti delle Logge da alcuni settori delle amministrazioni occidentali, in particolare quella francese, sugli esponenti politici africani legati alla massoneria, come il già citato Omar Bongo, Gran maestro della Grande Loggia simbolica, ma anche il presidente del Congo-Brazzaville Denis Sassou Nguesso, o quello burkinabé Blaise Compaoré.
Giochi di potere che, in certi casi, si svolgono in seno alle diverse Logge e obbedienze autoctone. In Nigeria, ad esempio - come ha raccontato il giornalista della Bbc-Afrique François Misser - sta prendendo forma una massoneria su base etnica, che si distanzia dalle obbedienze inglese, irlandese e scozzese e, nella zona del delta del Niger, sostiene la causa del popolo Ogoni.
L’intrecciarsi tra i riti che dovrebbero puntare al 'perfezionamento morale dell’uomo' e i più svariati interessi, locali o sovranazionali, non è affatto un’eccezione, come ribadisce la testimonianza di due volontari in Gabon, rilasciata sotto garanzia dell’anonimato al mensile 'Popoli': «Le logge massoniche raccontano i due operatori sono infiltrate in ogni affare, lecito o illecito, e in ogni manovra politica». Per quanto riguarda gli affari, non è un mistero che molte grandi società multinazionali abbiano saputo sfruttare le conoscenze massoniche dei propri dirigenti e le loro relazioni privilegiate con alcuni politici 'venerabili' africani per far prosperare affari non proprio trasparenti.
Qualche anno fa l’associazione francese Survie ha lanciato una campagna contro il gruppo Bolloré, la cui rapida espansione nel settore dei trasporti in una quarantina di Paesi del Continente nero - espansione sotto accusa per l’atteggiamento spregiudicato nei confronti dell’ambiente - avrebbe beneficiato di un trattamento di favore, da tasse sull’importazione dissuasive per la concorrenza a lascia-passare facili, grazie proprio alle relazioni occulte del suo management, in rete con i circoli d’influenza massonici, specialmente la Grande Loggia nazionale francese.
A denunciare i torbidi poteri africani nascosti dietro a squadra e compasso, i principali simboli massonici, c’è da sempre la Chiesa cattolica, a cui recentemente si stanno unendo anche le sorelle protestanti, tradizionalmente più tenere nei confronti dei propri fedeli simpatizzanti del Grande Architetto dell’universo. Ma anche il mondo musulmano comincia a interrogarsi, ad esempio in Senegal, sulla compatibilità tra Logge e moschee. Intanto, decine di migliaia di adepti in tutto il Continente continuano a riunirsi nei templi per sgrossare la propria 'pietra bruta' e incamminarsi sulla via della perfezione. Purtroppo, difficilmente per la stessa via arriveranno allo sviluppo.
La massoneria nel Continente nero ha una storia che affonda le sue radici nel passato coloniale e che continua ancora oggi con una vitalità non trascurabile. Le relazioni tra le Grandi Logge europee e le loro sorelle nere, infatti, influenza gli equilibri del potere e del business in molti Paesi a nord e a sud del Sahara. La storia dei «fratelli della luce» africani ha inizio, ufficialmente, nel 1772, quando a Città del Capo, nel luogo dove ora sorge il parlamento sudafricano, fu fondata la prima Loggia del Continente. Dieci anni dopo, nel periodo in cui, in Europa, il precettore alla corte di Vienna Angelo Soliman, ex schiavo nero, veniva iniziato nella prestigiosa organizzazione massonica 'Zur Wahren Eintracht' e diventava il primo venerabile di origine africana nella storia della massoneria moderna, a SaintLouis, nell’attuale Senegal, nasceva la prima Loggia francofona del Continente, fondata dal Grande Oriente di Francia (Godf).
Paradossalmente, sul suolo africano si dovette attendere ancora parecchio tempo prima che aspiranti 'maestri' autoctoni fossero accolti nelle 'filiali' (in gergo tecnico 'obbedienze') delle corporazioni europee - non solo francesi ma anche inglesi, irlandesi e scozzesi - che si instaurarono via via in quasi tutto il Continente, dal Marocco, al Ghana, allo Zambia. Una penetrazione profonda che seppe inculturarsi nella tradizione locale delle confraternite e delle società segrete affascinate dall’esoterismo, accogliendo anche elementi, come ad esempio le sedute spiritiche, originariamente estranee ai rituali massonici.
Se nei confronti dell’abolizione della schiavitù e poi delle indipendenze dalle colonie l’atteggiamento delle Grandi Logge europee e americane non fu uniforme, è un fatto che nella transizione post-coloniale - fino ad oggi - il peso delle reti massoniche nelle vicende politiche africane è stato ed è notevole. A parte il caso eclatante della Liberia, dove dall’indipendenza del 1847 fino al 1980 si sono succeduti diciassette presidenti affiliati all’obbedienza massonica afroamericana Prince Hall (di cui cinque gran maestri), restano importanti le influenze esercitate attraverso le reti delle Logge da alcuni settori delle amministrazioni occidentali, in particolare quella francese, sugli esponenti politici africani legati alla massoneria, come il già citato Omar Bongo, Gran maestro della Grande Loggia simbolica, ma anche il presidente del Congo-Brazzaville Denis Sassou Nguesso, o quello burkinabé Blaise Compaoré.
Giochi di potere che, in certi casi, si svolgono in seno alle diverse Logge e obbedienze autoctone. In Nigeria, ad esempio - come ha raccontato il giornalista della Bbc-Afrique François Misser - sta prendendo forma una massoneria su base etnica, che si distanzia dalle obbedienze inglese, irlandese e scozzese e, nella zona del delta del Niger, sostiene la causa del popolo Ogoni.
L’intrecciarsi tra i riti che dovrebbero puntare al 'perfezionamento morale dell’uomo' e i più svariati interessi, locali o sovranazionali, non è affatto un’eccezione, come ribadisce la testimonianza di due volontari in Gabon, rilasciata sotto garanzia dell’anonimato al mensile 'Popoli': «Le logge massoniche raccontano i due operatori sono infiltrate in ogni affare, lecito o illecito, e in ogni manovra politica». Per quanto riguarda gli affari, non è un mistero che molte grandi società multinazionali abbiano saputo sfruttare le conoscenze massoniche dei propri dirigenti e le loro relazioni privilegiate con alcuni politici 'venerabili' africani per far prosperare affari non proprio trasparenti.
Qualche anno fa l’associazione francese Survie ha lanciato una campagna contro il gruppo Bolloré, la cui rapida espansione nel settore dei trasporti in una quarantina di Paesi del Continente nero - espansione sotto accusa per l’atteggiamento spregiudicato nei confronti dell’ambiente - avrebbe beneficiato di un trattamento di favore, da tasse sull’importazione dissuasive per la concorrenza a lascia-passare facili, grazie proprio alle relazioni occulte del suo management, in rete con i circoli d’influenza massonici, specialmente la Grande Loggia nazionale francese.
A denunciare i torbidi poteri africani nascosti dietro a squadra e compasso, i principali simboli massonici, c’è da sempre la Chiesa cattolica, a cui recentemente si stanno unendo anche le sorelle protestanti, tradizionalmente più tenere nei confronti dei propri fedeli simpatizzanti del Grande Architetto dell’universo. Ma anche il mondo musulmano comincia a interrogarsi, ad esempio in Senegal, sulla compatibilità tra Logge e moschee. Intanto, decine di migliaia di adepti in tutto il Continente continuano a riunirsi nei templi per sgrossare la propria 'pietra bruta' e incamminarsi sulla via della perfezione. Purtroppo, difficilmente per la stessa via arriveranno allo sviluppo.
(Autore: Chiara Zappa; Fonte: Avvenire del 29/12/2007)