La visita di Papa
Francesco a Sarajevo, che si svolgerà sabato 6 giugno, riporterà
probabilmente al centro dell’attenzione una questione dibattuta da anni a
livello ecclesiale cioè le apparizioni mariane di Medjugorje iniziate il 24
giugno 1981 e che, secondo i sei veggenti, starebbero proseguendo ancora oggi.
La Chiesa Cattolica non le ha avvallate anche
a motivo del fatto che non si sono ancora concluse. La Santa Sede ritiene
dunque valida la Dichiarazione di Zara dell’aprile 1991 nella quale la
Conferenza Episcopale Jugoslava ha affermato che, in base alle indagini
effettuate fino ad allora, «non constat de supernaturalitate» cioè non
si poteva ammettere la soprannaturalità dell’evento pur lasciando di fatto
aperta la possibilità di ulteriori studi.
La posizione così assunta ha cercato di
sanare le divergenze esistenti tra il forte scetticismo dei due vescovi che si
sono succeduti a Mostar (Pavao Zanic e Ratko Peric) da cui dipende la
parrocchia di Medjugorje e i francescani che l’amministrano dando credito da
sempre al racconto dei veggenti nonostante i divieti imposti dal regime
comunista alla possibilità di praticare liberamente il proprio credo.
La Santa Sede non ha condannato gli eventi in
corso nel piccolo villaggio dell’Erzegovina e ha sempre cercato di tenere conto
delle numerose comunità di fede sorte in loco, dei gruppi di preghiera nati
all’estero che si rifanno a questa spiritualità, del fervore dei fedeli, del
numero elevato delle testimonianze di conversioni (sono evidenti le lunghe file
di penitenti da ogni parte del mondo ai confessionali) e del racconti di
guarigioni anche fisiche, della natura cristocentrica dei messaggi della
Madonna, della buona fede dei veggenti e della loro accertata salute mentale.
I frutti emersi non hanno convinto però molti
sacerdoti e vescovi che hanno preso posizioni fortemente distanti o nettamente
contrarie (le apparizioni mariane non sono un dogma di fede) in quanto
ritenevano che tali manifestazioni fossero un’invenzione dei francescani per
difendere il prestigio sociale, soprattutto tra la popolazione locale, ottenuto
nei secoli.
Uno degli aspetti maggiormente contestati
ancora oggi è il prolungarsi delle apparizioni da oltre trenta anni non tenendo
conto però che la Chiesa ha approvato un fenomeno simile, a Laus in Francia,
che è durato oltre mezzo secolo.
Giovanni Paolo II, in base a quanto affermato
dalla veggente Mirjana, avrebbe espresso ai suoi collaboratori il desiderio di
recarsi a Medjugorje per confessare i pellegrini ma ciò non sarebbe stato
possibile per il ruolo che ricopriva.
Avevano a suo tempo suscitato molte polemiche
le parole dette da Papa Francesco sul fatto che la Madonna “non è un
capoufficio della posta” che invia messaggi tutti i giorni. Il portavoce della
Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi ha ricordato recentemente come il
Pontefice non farà riferimenti, nel suo prossimo viaggio in Bosnia, al
santuario di Medjugorje perché la Congregazione per la Dottrina della Fede “continua
i suoi studi” in base al lavoro svolto da una commissione creata ad hoc
da Benedetto XVI nel 2010 e presieduta dal cardinale Camillo Ruini.
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