Impegnato da più di due decenni ad esplorare nuove vie di comprensione dei testi biblici, secondo metodologie che si ricollegano alla Patristica, alla Mistica e alla Kabbalah, ha pubblicato, per l'editrice Dehoniana, due saggi ("Sia Luce" e "Una comunione per l'uomo solo") e, per le Edizioni Simone, nove Quaderni di riflessioni ed esegesi bibliche.
Proponiamo qui di seguito una sua interessante riflessione sull'anticristo.
L’ameba e l’anticristo
Suo malgrado, l’ameba che ci tiranneggia permette di vedere finalmente quell’anticristo relegato nel limbo dei meri concetti, o confuso col volto di qualche malvagio di turno. Oggi lo possiamo avvertire nella sua vastità, sicché la sfida con lui non può più eludersi. Lo vediamo materializzato in filamenti di poteri forti (economico, intellettuale, comunicativo etc); è avvertibile come forza impulsiva che controlla la quasi totalità dei comportamenti umani; ed infine sta assumendo una dimensione più raffinata che simula un qual forma di ‘mentale’.
Chi, con occhio smagato e con spirito di libertà, osserva la moderna società di tipo occidentale noterà che, attraverso il ‘progresso tecnologico messo a disposizione dell’uomo’, la grande ‘Ameba’ sta sostituendo alle pseudo teste già esistenti (Re, istituzioni, poteri forti etc), un quid di impalpabile del tutto nuovo. Essa (cioè l’anticristo) si autentica come centro intellettuale, come ‘sistema dell’esistenza’, ‘visione del mondo’, ‘struttura dell’uomo’; in una parola, habitat, significato, e finalità del singolo e dell’umanità.
Ora diventa più chiaro che cosa sia quel ‘Diavolo’, che altri si affannano a impuzzolentire di zolfo ed arrostire nelle fiamme; diventa evidente l’anticristo che tenta di sostituirsi alla trama vitale dell’universo (Xr. Istos), ponendosi come indiscutibile ed unica divinità da adorare.
Proprio questa crescente chiarezza dell’avversario chiama la Chiesa, nella sua piena complessità, a salvare la storia. Solo la Chiesa totale è infatti capace di reagire in modi diversi a questa deriva di morte. E ciò è possibile se si recupera la testimonianza di tutti e di ognuno, e se il cercare Dio e il predicarlo (teologia), diventa un implicito del cristiano, un sentimento che equiparerei a quello che spinge il cd. figlio di N.N. a cercare chi è suo Padre.
Si usa ripetere che il primo inganno del demonio consiste nel suggerire la propria inesistenza. Sarà pur vero, ma io guardo la cosa da un diverso punto di vista e scopro che, proprio chi, credendo di superare questa tentazione, parla continuamente dell’esistenza del demonio, concorre ad elevargli un monumento. Nella prassi ecclesiastica il diavolo si avvantaggia di spot pubblicitari molto più numerosi e cattivanti di quelli dedicati al Cristo; ed i teologi, per parte loro, sembrano timorosi di affrontare questo tema, sicché angeli (anime buone) e diavoli (anime dannate), latitanti nella loro riflessione, restano affidati spesso a predicatori da strapazzo.
Ma un altro dato mi intriga. Non ho mai sentito dire da un teologo che il diavolo è un grande idiota; al contrario lo si accredita (si perdoni il gioco di parole) come un essere ‘mefistofelico’, dotato di una mente sottile, capace di piani ‘diabolici’, e di una forza che tiene in scacco torme di esorcisti, che gli intimano di andar via in nome di Cristo. E lui pare che se ne rida e resta fin quando vuole.
Paolo confortava i suoi dicendo: “In forza di Cristo stravinciamo”; e Giovanni affermava: “Voi avete vinto il mondo”; noi preferiamo piuttosto esaltare la debolezza dell’uomo di cui sembra che il satana si possa impossessare quando e come vuole.
Proprio da questo tipo di pia predicazione prende forza l’Ameba, l’anticristo dei nostri giorni; essa si gonfia avanti a noi, i suoi occhi brillano di perversa intelligenza, e noi ci sentiamo sperduti avanti alle sue strade di morte. Noi che pure ‘abbiamo vinto il mondo’.
Certamente il Male è una forza terribile perché, in quanto proiezione dell’uomo, gli residua una parvenza di personalità, una parvenza di lucidità; e tuttavia è un quid di idiota, di imbecille. Imbecille sì, ma pericolosissimo, come lo potrebbe essere un bambino lasciato solo vicino al bottone della distruzione atomica del mondo. Il bambino è un essere umano, e tuttavia non è ancora un uomo responsabile dei suoi atti. Non a caso gli evangelisti lo chiamano ‘Di-Abolos’, cioè ‘Doppiamente infantile’.
Io credo che oggi bisogna insegnare al cristiano a non sottovalutarlo, come accade col mare, il deserto o la montagna, ed ancor più la malizia umana; ma, al tempo stesso, bisogna insegnargli a non temerlo. Egli infatti può distruggere, ma non ha la capacità di costruire una traiettoria che tenda ad un effetto di sconvolgimento totale; può scompigliare, può rompere, ma non può fare una ‘guerra’ coerente, capace di determinare una vittoria che consista nella distruzione del creato. Cristo lo ha redento una volta per tutte.
Lo ripeto, il Diavolo è come un bambino che può fare enormi danni agendo selvaggiamente, ma non può organizzare la distruzione dell’uomo e del mondo; perciò è un perdente per costituzione. E proprio questa sua debolezza (che troppi si affannano a trasformare in forza) deve diventare la chiave della nostra vittoria.
Fin quando il cristiano, sciolto nel tempo (dissilui in tempora), considererà la sua vita come una serie di distinti e sezionati fotogrammi, l’azione distruttiva del diavolo gli sembrerà invincibile; egli ha infatti la capacità di operare nei singoli fotogrammi, e di oscurarli, come un bambino capace solo di gestire il suo piccolo presente.
Ma se il cristiano si rende conto di essere oltre che corpuscolo anche Anima; se impara a riconoscere la indefettibile traiettoria del Cristo-Via; se scopre il Cristo-Vita come meta; se prende coscienza della comunione del Cristo-Folla Santa (Ale Teia), sarà allora come quel calciatore che può subire anche innumerevoli falli, ma sapendo di essere un Maradona, e di giocare una lunga partita, incrollabilmente crederà che alla fine metterà il pallone in porta.
Quando più appresso riproporrò la figura del Cristo astorico e sempre presente nella vicenda dei singoli e dei popoli (eucarestia), allora sarà chiaro quanto ora brevemente vado proponendo.
Cominciamo a predicarlo quel futuro del Cristo che con termine obsoleto viene detto ‘Novissimi’. E ciò perché, come già dicevo, forte dello scientismo imperante, l’ameba, per falsa e grossolana che sia suggerisce una sua prometeica e nebulosa ‘traiettoria’ ideale, una visione del mondo (quella tecnologica) molto fascinosa perché, rivestita dei panni del ‘mentale’, si appella alla isolata individualità dei soggetti, sembra dare all’uomo un senso al suo infuturarsi.
Se si vuole combattere l’anticristo, va predicato un chiaro e positivo fluire della Vita, nel quale il singolo possa inquadrare la sua vicenda personale, e che, facendosi forte della coscienza informata del gruppo, si opponga validamente alle fascinose traiettorie mondane.
Senza una ‘traiettoria’ vitale che guidi ad una ‘meta’ desiderabile, come dare slancio ai singoli ed alle strutture associative? L’assenza di questa deriva di animicità e di santità, ha portato l’azione missionaria della Chiesa a verniciare di cristianesimo popoli politicamente e militarmente sottomessi, e infine alla scristianizzazione dell’Europa stessa.
L’agire ‘morale’ che incarna la fede, non può più rimanere dimensionato sul singolo; deve decollare una morale sociale che investa le collettività. L’insegnamento della Scrittura si muove anche in questa direzione, quando evidenzia il ‘peccato del popolo’.