25/10/13
22/10/13
Gioacchino da Fiore e la Filosofia
NOTE DI
COPERTINA:
Gioacchino da Fiore (1135-1202) contrapponeva alla “Chiesa di carne”, ossia alla Chiesa-istituzione temporale (alla Chiesa dei “tiepidi”, come la chiama l’Apocalisse, con tutti i suoi poteri, le sue gerarchie, i suoi privilegi e le sue ricchezze), una “Chiesa dello spirito” in grado di aprirsi realmente e con umiltà alla sofferenza del mondo.
Una Chiesa
dei poveri, degli afflitti e dei perseguitati, come ben comprenderanno i
Francescani spirituali che, alla fine del XIII secolo, rilessero Gioacchino
nella prospettiva di Francesco. Una Chiesa in cui, cioè, si attuasse
concretamente quell’estensione pentecostale dello Spirito che i Vangeli ci
tramandano, ma che Gioacchino non interpretava come il rinvio ad un’astratta
dimensione trascendente, bensì nella trascendenza immanente dell’imminenza del
futuro storico. Gioacchino pensa fino in fondo la divinizzazione dell’uomo
quale compimento della vicenda storico-universale iniziata con la creazione,
annunciata nell’incarnazione e garantita dalla simmetria filiale fra l’uomo e
il Cristo nella terza persona della Trinità. Quello Spirito che, come dice
l’apostolo, “soffia dove vuole”. Ecco dunque l’impegno a realizzare, qui e ora,
sulla terra, un’età dello Spirito che sarebbe approdata ad una effettiva subversio
dell’ordine sociale ed ecclesiale esistente, al superamento di ogni letteralità
istituzionale, scritturistica e liturgica. Non è solo il filosofo marxista
eterodosso Ernst Bloch a indicare in Gioacchino il profeta di una società senza
padroni né dogmi, una società di Libero Spirito e di Spiriti Liberi, una vera
“democrazia mistica”. Ma anche per il dotto e prudente cardinale Henri De Lubac
il nostro abate diviene il precursore di tutte le rivoluzioni della modernità e
del germe sotterraneo che le alimenta. A Gioacchino e al suo pensiero, ai
“margini della filosofia”, questo libro è dedicato, nella convinzione che ci
sia sempre tempo per tornare a sperare in un mondo nuovo e soprattutto
migliore.
"Gioacchino da Fiore e la Filosofia"
Andrea Tagliapietra
Casa Editrice “Cento Talleri”
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ricevere direttamente a casa tua il libro al prezzo di copertina (senza spese
di spedizione!), manda un'email al seguente indirizzo: ilprato@libero.it
19/10/13
La rivoluzione conservatrice europea di Hugo von Hofmannsthal
di Fausto Gianfranceschi
L’editore Marsilio pubblica un testo singolare e puntuale: La rivoluzione conservatrice europea di Hugo von Hofmannsthal. È puntuale perché in questi mesi si stanno compiendo gli atti finali dell’unificazione del Continente; è singolare perché il punto di vista di queste pagine risulta alla lettura notevolmente sfasato rispetto all’odierna pubblicistica politica: ma secondo me sfasato in meglio, e perciò particolarmente interessante.
Hugo von
Hofmannsthal (1874-1929) fu scrittore, poeta e drammaturgo della Felix Austria,
di cui soffrì il tracollo alla fine della prima guerra mondiale. Aderì
spiritualmente al movimento ideale della «rivoluzione
conservatrice» che negli anni successivi al disfacimento bellico
accese nell’area germanica (con risonanze anche altrove) la speranza di una
riedificazione politica che, senza dimenticare il passato, rispondesse alle
nuove esigenze storiche (specialmente a quella di contrastare la minaccia che
veniva dall’Oriente bolscevico).
In questo
libro sono raccolti alcuni interventi in cui l’autore elabora ed esalta il suo
concetto di Europa. Sono le considerazioni di un poeta, non di un politico; ma
alle volte il poeta è più realista e profetico del politico. Certo, alcune
pagine sono datate, addirittura scritte all’inizio della prima guerra mondiale,
ma l’ispirazione è così profonda che, dopo «l’esperienza sconvolgente» del
tracollo del suo mondo, l’autore riesce ugualmente a guardare lontano con
lucidità, senza zavorra nostalgica, e scrive: «Si tratterà di creare un’Europa
nuova e dotata della grazia di un’inattesa capacità di volare, risollevandosi
dall’incendio del suo nido che essa stessa ha voluto. Fino ad allora ci saranno
passaggi, complicazioni e difficoltà pressoché incalcolabili». Qui splende la
parola del veggente, con un presagio che oggi, dopo quasi un secolo,
sostanzialmente si avvera; da allora sono accaduti eventi di gravità davvero
incalcolabile: quella che è stata definita «la guerra civile europea»,
cominciata nel 1914 e finita nel 1989 con la caduta del Muro, ha prodotto molti
disastri e tante mostruosità, da cui però è sorta l’esigenza fortissima di pace
e di integrazione continentale.
Il poeta
prevede addirittura la necessità di un’estensione della nuova Europa
all’«Oriente polimorfo», idea che allora poteva sembrare impensabile, e che ora
è di attualità. Tuttavia, leggendo queste pagine aumenta l’insoddisfazione per
certi aspetti preminenti dell’attuale processo di unificazione. Hofmannsthal è
un ispirato, cita la «dimensione sacra» dell’idea di Europa, che definisce
«colore fondamentale dello spirito del pianeta», e reclama una nuova società
civile e letteraria in cui «tutto entra davvero in risonanza con tutto». Ma le
accese tonalità di tali visioni non compaiono nel quadro politico continentale
che abbiamo davanti agli occhi, dove prevale proprio quello che il poeta
aborriva: non c’è più nulla di autentico tranne la merce». Addirittura nella
nuova Costituzione europea sembra che mancherà il richiamo ai valori cristiani,
pilastri storici del continente.
Bisogna
continuare a sperare. Il sogno del poeta si è in gran parte avverato: non è
detto che, prima o poi, non si avveri completamente.
Tratto da Il
Tempo del 06 ottobre 2003.
16/10/13
Jean Tourniac: Melkitsedeq e la tradizione primordiale
Melkitsedeq è
sicuramente il personaggio più enigmatico dell'Antico Testamento. Senza una
genealogia, egli appare solitario e scompare allo stesso modo senza che si sia
fatta menzione della sua morte. Alto Sacerdote e Re di Salem, non è imparentato
al patriarca Abramo ma costui gli offre la decima, riceve la sua benedizione e
comunione con lui. L'indagine di Jean Tourniac fa riferimento alle
prospettive guènoniane per definire il termine di "Tradizione
primordiale", fornisce un 'analisi esaustiva dei testi propri del
Giudaismo, del Cristianesimo e dell'Islam, e chiarisce le speculazioni
ebraiche,gnostiche e cristiane che arrivano fino al XX secolo.
Ed. Irfan
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