di Gianluca Marletta
“Più inizi a porti domande su tutto ciò che crediamo di comprendere… su da dove veniamo, su ciò che pensiamo delle nostre azioni… e più inizi a vedere che ci è stato mentito: ogni istituzione ci ha mentito…”. (ZEITGEIST, The Movie)
Il nostro tempo potrebbe essere definito anche come l’epoca della sfiducia radicale. A fronte della caduta delle grandi ideologie e della perdita di credito subita dalle istituzioni politiche, scientifiche, statali e religiose, la reazione di molti nostri contemporanei, infatti, sembra indirizzarsi verso una generalizzata critica per tutto quello che, con espressione inflazionata ma efficace, viene spregiativamente definito “cultura ufficiale”.
Questo atteggiamento non può sempre essere biasimato.
Il discredito in cui è caduta l’informazione mass-mediatica accusata di manipolare e ingannare l’opinione pubblica, l’arroganza di un potere economico ogni giorno più invadente e disumano, l’ottuso conservatorismo e la sottomissione ai poteri forti da parte dei rappresentanti della “scienza”, i sacrosanti dubbi sulle vere cause e sugli autentici scopi di molti avvenimenti della storia più recente, il fariseismo e/o il secolarismo imperante presso istituzioni e personalità religiose, sembrerebbero infatti giustificare le ragioni di uno scetticismo così diffuso.
Il discredito verso la “cultura ufficiale”, d’altronde, genera per reazione una sorta di autodifesa che, giovandosi dei mezzi di comunicazioni più recenti, si concretizza nella creazione di spazi di “controinformazione”, di gruppi, blog e servizi informativi “non allineati”, dove il bisogno represso di verità si esplica in tutte le forme possibili. Questo mare magnum dove si trova tutto e il contrario di tutto, dove la notizia più interessante può sovente mescolarsi alla menzogna e al delirio, dove la limpidezza di intenti può trovar posto al pari dell’inganno e delle motivazioni più oscure e inquietanti, è anche il luogo sociologico dove vedono la luce veri e propri movimenti di pensiero destinati a catalizzare l’interesse di vaste masse. Fra questi movimenti, uno dei più noti (ma anche dei più ambigui), è certamente il movimento ZEITGEIST, che col suo programma di radicale messa in discussione della politica, della cultura e della religione ha conquistato milioni di simpatizzanti in tutto il mondo.
- Cosa predica ZEITGEIST?
Il termine tedesco Zeitgeist, letteralmente “spirito del tempo”, è stato scelto per indicare un movimento d’idee che si prefiggerebbe una radicale messa in discussione della cultura “dominante” in tutte le sue forme. Il movimento nasce di fatto a partire da tre documentari prodotti dall’americano Peter Joseph (Zeitgeist:the Movie del 2007, Zeitgeist:Addendum del 2008 e Zeitgeist:Moving Forward del 2011), distribuiti gratuitamente sul web allo scopo di favorirne una più capillare diffusione. Mescolando elementi di socialismo utopico (abolizione della moneta e delle banche), ecologismo, suggestioni New Age e cospirazionismo, lo scopo dei film sembra essere apparentemente quella di promuovere un radicale e scetticismo verso ogni forma di “autorità”, a partire dalla rivelazione pubblica di “verità nascoste”.
D’altronde, i contenuti di questi filmati sono vari e non di rado interessanti, benché caratterizzati dalla continua mescolanza di informazioni e illazioni. Il tono accattivante dei commenti, la perentorietà delle affermazioni -che solo di rado vengono suffragate da pezze d’appoggio, ma sono costantemente proposte in maniera assertiva come dati acquisiti- creano peraltro nello spettatore una disposizione ad accettare tutto il contenuto del messaggio come verosimile e condivisibile. I temi trattati spaziano dal ruolo delle banche nel potere politico all’usura e al signoraggio, dai dubbi sulla versione ufficiale della tragedia dell’11 settembre alla critica dell’economia. Il nucleo più corposo, tuttavia, è costituito da una serrata e implacabile critica religiosa –indirizzata quasi esclusivamente contro il Cristianesimo- dove 2000 anni di fede in Cristo vengono derubricati come strumento di dominio oppressivo sulle coscienze, di annichilimento della felicità e, soprattutto …come clamoroso e ignobile inganno storico!
Falsità del Cristianesimo? Un ingegnoso esempio di fanta-mitologia.
Non c’è dubbio che lo scopo principale di Zeitgeist sia, prima d’ogni altra cosa, una messa in discussione radicale del Cristianesimo. A tal scopo, l’autore (o gli autori) dei filmati rispolverano soprattutto la vecchia teoria mitica di ottocentesca memoria, per cui la stessa figura di Cristo non sarebbe altro che la mera riproposizione di antiche figure mitiche, come le divinità solari presenti nei culti dei popoli mediterranei.
Ed è così che, mescolando abilmente mezze verità con vere e proprie bufale, Zeitgeist riesce a produrre uno “spot” pseudo-storico che nessun esperto prenderebbe sul serio, ma che può risultare decisamente accattivante agli occhi di un “non addetto ai lavori”.
Alcuni dei dati ostentati con tanti sicumera nei film Zeitgeist, per la loro palese inconsistenza storico-religiosa, sembrerebbero persino gettare un ragionevole dubbio sulla buona fede degli autori: é questo, ad esempio, il caso del presunto parallelismo tra la figura del dio egizio Horus e Gesù. Nel corso dei filmati, infatti, si afferma che il dio Horus avrebbe avuto 12 discepoli, avrebbe operato miracoli e sarebbe stato “crocefisso” (!) per poi risorgere dopo tre giorni[1] …insomma, una vera e propria fanta-mitologia inventata di sanapianta ad uso e consumo delle proprie ipotesi, utilizzata però con molta spregiudicatezza per accusare il Cristianesimo di “plagio”!
Analoghi esempi di tale atteggiamento si susseguono a spron battuto nel corso delle produzioni targate Zeitgeist, dove in un florilegio di forzature o di autentiche mistificazioni, si afferma ad esempio che anche il dio frigio Attis –nume microasiatico della generazione e della rigenerazione- sarebbe stato crocefisso (?) oppure, saltando all’Antico Testamento, che il nome Mosè –in realtà di evidente origine egizia[2]- null’altro sarebbe che la translitterazione del cretese Minos o del sanscrito Manu (sorprendente esempi di fanta-etimologia, tanto suggestiva quanto inconsistente). …e tutto questo, alla faccia delle rassicuranti dichiarazioni dell’autore che, allo scopo di apparire più convincente, dichiara di “non voler essere offensivo ma di voler basarsi SUI FATTI. Di non voler ferire sentimenti, ma di voler essere ACCADEMICAMENTE CORRETTO” (!).
Naturalmente, i filmati Zeitgeist contengono anche dati storico-religiosi autentici utilizzati, come spesso accade in questi casi, per avvallare la credibilità di tutto il contesto. Così, ad esempio, è innegabile che esistano alcune analogie simboliche tra le vicende evangeliche e i miti di altre tradizioni spirituali; ma tali analogie, lungi dall’essere banalmente interpretabili come “scopiazzature”, rimandano piuttosto ad un comune sottofondo di simboli e di archetipi che sottende a tutta l’esperienza religiosa umana[3]. Un patrimonio comune che, tuttavia, è ben lungi dal poter dimostrare l’infondatezza storica della figura di Gesù. E d’altronde, così sembrerebbero pensarla anche gli autori di Zeigeist, che se avessero avuto abbastanza dati “reali” a sostegno delle loro tesi, non avrebbero evidentemente sentito il bisogno di inventarne di falsi…
- Ma il loro vero scopo é…
Ma a questo punto, al cospetto di una tale opera di mistificazione bella e buona, riecheggia quasi spontaneamente l’inquietante frase che più di un secolo fa si lasciò “scappare” dalla bocca Elena Petrovna Blavatsky: “nostro scopo non è di restaurare l’Induismo, ma di cancellare il Cristianesimo dalla faccia della terra”[4]. Proprio quella Blavatsky la quale, fondatrice di una Società Teosofica nata mescolando centoni di tradizioni orientali malcomprese con vaghe reminescenze di gnosticismo occidentale, può essere idealmente posta a capostipite di quella corrente neospiritualista confluita più di recente nello “stato di spirito” collettivo noto come New Age. Un movimento New Age dove, a fronte di una sbandierata proposta di “nuova spiritualità”, si cela più probabilmente l’interesse di chi, nella prospettiva della creazione (e imposizione?) di un Nuovo Ordine Mondiale, ha tutto lo scopo di omologare le varie identità religiose e culturali in un melting pot informe e inoffensivo. Una New Age dove, non a caso, è centrale quell’attesa della nuova Età dell’Acquario che dovrebbe sostituire la vecchia Età dei Pesci caratterizzata dal Cristianesimo: proprio il genere di suggestioni a cui attingono a piene mani gli autori di Zeitgeist.
Purtroppo però, a fronte di una diffusissima (e spesso coltivata) ignoranza di massa sulle tematiche religiose, accade ormai fin troppo spesso che certe “attraenti interpretazioni” finiscano per irretire un numero sempre crescente di persone; e, cosa ancor più dannosa, esse finiscono per ingannare soprattutto i più sensibili e intelligenti fra i nostri contemporanei, ovvero quei “cercatori di verità” a cui, sempre più spesso, il mare magnum della sottocultura contemporanea sembra offrire solo pallide parodie o interessate menzogne.
[1] E’ probabile, inoltre, che in questo specifico caso, l’autore di Zeitgeist abbia per ignoranza sovrapposto (o letteralmente confuso) il mito di Horus con quello di Osiride: è Osiride, infatti, a venir ingannato e ucciso dal fratellastro Tifone-Set e a risorgere successivamente grazie alla magia di Iside. Anche nel mito di Osiride, tuttavia, non appare minimamente alcun “racconto di crocefissione”.
[2] Il nome Mosé rimanda, con ogni probabilità, all’antico termine egizio Mòsis (figlio). Come abbiano fatto gli autori di Zeitgeist a ricondurlo ad una radice cretese o indiana, questo è un vero mistero.
[3] Che il simbolo della Croce, ad esempio, possieda un significato sacro in una moltitudine di culture pre e post-cristiane, è un dato di fatto; ma questo non impedisce affatto che ”la croce” sia stata anche uno strumento di supplizio il cui utilizzo è tristemente documentato dagli storici antichi. In una prospettiva di fede, in effetti, non vi è nulla di strano che gli episodi della vita di Cristo possano essere, al tempo stesso, storicamente concreti quando significativamente simbolici. Chi ha occhi per vedere…
[4] Dichiarazione della Blavatsky, rilasciata sulla rivista The Medium and Daybreak, London 1893, p.23