Aldo Schiavone: Ponzio
Pilato. Un enigma tra storia e memoria,
Einaudi, pp. 184 € 22,00
«Due figure si fronteggiano,
rischiarate dalla luce del primo mattino. Sono vicine, si parlano, condividono
il medesimo spazio. L'una è quella di un prigioniero, forse in catene; l'altra,
del suo inquisitore. La scena è sospesa ed elettrica - tutto deve ancora
accadere - ma i rapporti di forza appaiono sbilanciati e schiaccianti: si
capisce che la situazione può degenerare in un niente, la violenza esplodere in
ogni momento; come infatti sarà. Non è un colloquio. È un interrogatorio». Il
racconto di Schiavone in questo libro è in gran parte un viaggio nella prima
memoria cristiana, condotto rimanendo sempre nell'orbita del suo punto
culminante, la morte di Gesú, che è anche quello dell'intersezione fra ricordo
evangelico e storia imperiale. Un viaggio che ha l'intento di descrivere e
spiegare ciò che potrebbe essere accaduto: di districare ed estrarre un filo di
trama ragionevolmente solido da quel labile e frammentario amalgama, insieme
aggrovigliato e lacunoso, in cui sembra annegare ogni ricostruzione plausibile.
Pilato è l'unico personaggio storico cui la memoria evangelica abbia attribuito
un lungo dialogo con Gesú. Avrebbe pronunciato (e ascoltato) parole, e compiuto
(e assistito a) gesti che ci hanno accompagnato per duemila anni. Schiavone si
accosta a questa figura cercando di rinnovare l'intatta freschezza di
un'attenzione coltivata senza obblighi, per il solo piacere del racconto e dell'interpretazione,
in solitudine e libertà.
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