Vintilă Horia, Dio è nato in
esilio,
pagine 240, Castelvecchi Editore, prezzo € 17.50
Esiliato da
Augusto ai confini orientali del nascente Impero Romano, sull’attuale Mar Nero,
Publio Ovidio Nasone affida la propria amarezza alle pagine di un diario. Le
Metamorfosi, il suo capolavoro, hanno lasciato un vuoto nella coscienza, e
gli dèi sembrano aver abbandonato il mondo. Ma proprio qui, nella terra dei
Geti, il poeta coglie i primi bagliori di un nuovo culto e prepara il suo
spirito a un ultimo, imprevisto cambiamento. Attraverso la figura di Ovidio –
diviso tra la disillusione e il sarcasmo, il desiderio e la poesia – Vintilă
Horia tenta di elaborare l’angoscia dell’esilio a cui lo aveva costretto il
regime comunista in Romania. L’intreccio di esperienza personale e dimensione
letteraria rendono Dio è nato in esilio un’opera in cui la scrittura
diventa testimonianza, il lirismo denuncia politica e la singolarità di
un’esistenza storica assume un significato universale. Nel 1960 il libro vinse
il Premio Goncourt, che Horia rifiutò in seguito a una campagna denigratoria
orchestrata contro di lui dal governo romeno.
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