Aldo La Fata
Quello degli Ufo è un argomento
fatto apposta per attirare un certo tipo di pubblico (di solito il più credulone,
ma anche gli entusiasti e gli appassionati di fantascienza) e nello stesso
tempo per tenere a debita distanza le persone cosiddette “serie”, con i piedi
ben piantati per terra. Questi ultimi mancherebbero di fantasia, mentre i primi
sarebbero sopraffatti dalla magica potenza del fantasticare. E dunque, a chi
manca di fantasia non si dovrebbe mai parlare di Ufo per evitare i sorrisini di
compatimento, le ironie più o meno feroci, l’aria di sufficienza, lo sberleffo
e simili; a chi ne ha troppa, invece, per evitare che la loro condizione di
dipendenza dall’immaginazione degeneri nella psicopatologia.
In questa circostanza
pertanto, ci rivolgiamo esclusivamente a quelle persone che pur avendo imparato
a ragionare con Aristotele in modo strutturato, argomentato e critico, non
disdegnano di tanto in tanto qualche pindarica evasione.
E’ nostra abitudine durante
le vacanze estive fare letture rilassanti e non impegnative, ma comunque mai
prive di oggettivo valore. L’estate scorsa, ad esempio, ci siamo concentrati su
tre corposi volumi di argomento affine, con l’idea di scrivere, almeno per uno
di essi, una recensione per il Corriere. Il primo è stato “Mondi sotterranei”
(Ed. Mediterranee, 2012) di Walter Kafton-Minkel (uno pseudonimo); il secondo,
“Storie delle terre e dei luoghi leggendari” (Ed. Bompiani. 2014) di Umberto Eco
e il terzo, in lingua inglese, “Wonders in the sky: unexplained aerial objects
from antiquity to modern times and their impact on Human Culture, History, and
Beliefs” (Jeremy P. Tarcher/Penguin, New York 2009) di Jacques Vallée e Chris Aubeck. I primi due, sicuramente ben fatti e documentati, li abbiamo trovati
francamente noiosi, pedanti e senza slancio – eccezion fatta per la bellissima
parte illustrativa del volume di Eco -, mentre
il terzo è riuscito a catturare la nostra attenzione dalla prima all’ultima
riga (e stiamo parlando di un libro di ben 500 pagine!).
Qualcosa sugli autori.
Jacques Vallée (nato nel ’39, master in astrofisica
conseguito in Francia e laurea in ingegneria informatica) - è probabilmente
l’autore più serio e qualificato al mondo sul tema degli “oggetti volanti non
identificati”. Il suo originale e mai banale modo di pensare e di affrontare la
complessa e controversa questione degli Ufo, rivela una personalità ben
strutturata e un’intelligenza brillante e intuitiva. I suoi libri hanno
conosciuto diverse edizioni nelle principali lingue europee, nondimeno
risultano di difficile reperimento. Ad esempio, la prima edizione del suo “Passport to Magonia: From
Folklore to Flying Saucers” (Chicago, IL, U.S.A.: Publ. Henry Regnery Co. 1969)
viene proposto su Amazon a 150 Euro! Il ché la dice lunga sulla loro qualità e successo
editoriale.
Nell’ambito degli studi ufologici, Vallée può essere accostato per competenza e intelligenza del problema, solo ad Aimé Michel scomparso nel 1992 e considerato, a ragione, “il papa dell’ufologia”. I due, nonostante le storie personali così diverse e distanti (Vallée, un capitalista senza Dio; Michel, un uomo che si definiva “un ribelle patologico” di solida fede cattolica) erano molto amici, a dimostrazione che non è necessario pensare allo stesso modo per intendersi perfettamente.
Fin dai suoi esordi, Vallée
scopre negli studi di Mircea Eliade, e in
seguito in quelli del suo geniale erede Ioan P. Couliano, una fonte continua d’ispirazione.
Di
Couliano in “Wonders in the sky” vengono citati ampiamente “Out of this World: Otherworldly
Journeys from Gilgamesh to Albert Einstein ” (Boston, 1991) e la sua rivista
“Incognita”. Lo storico delle religioni
romeno aveva scoperto una cosa terribile che si ha paura anche solo a
sussurrare, ovvero che la magia – la più lontana progenitrice dalla psicanalisi
- non è per niente una banale superstizione come credono gli illuministi e i
razionalisti di ieri e di oggi, ma un efficacissimo “metodo di controllo”
dell’individuo (e non solo!). Metodo nel passato riservato a pochi dotati
individui, uomini e donne, e nell’età moderna confluito nella cosiddetta psicologia
sociale (psicosociologia), messa al servizio dei nuovi “persuasori occulti”: spie,
finanzieri, capi d’industria, uomini politici, giornalisti, esperti di
comunicazione, agenti pubblicitari, ecc. ecc.. Vallée, per parte sua e in modo
del tutto indipendente, era arrivato ad analoga conclusione per quanto riguarda
gli Ufo, teorizzando che si tratti di un “sistema di controllo”, di una qualche forma di condizionamento
psichico del genere umano. Manovrato da chi e perché, non si sa. Oggi, però,
Vallée ritiene che “sia giunto il momento di guardare il problema da una prospettiva più ampia e di condurre uno
studio nuovo e obiettivo del materiale accumulato” (“Confrontations. A
Scientist’s Search for Alien Contact”, 1998). Conclusione accettabile e
condivisibile.
Chris Aubeck, nato a Londra, vive e lavora a Madrid dove insegna
lingua inglese. Studioso di mitologia, folclore e filologia, ha creato negli
anni novanta un gruppo internazionale di studio di livello universitario sui fenomeni
aerei anomali nel passato – del quale fanno parte anche gli italiani Edoardo
Russo e Giuseppe Stilo del Centro Italiano Studi Ufologici (C.I.S.U.) -, il
“Magoniax Project”. La documentazione
raccolta in sei anni di ricerche attraverso la consultazione di codici,
pergamene, manoscritti, incunaboli, libri antichi, gazzette e giornali d’epoca
si trova ora nel volume di cui stiamo parlano. Una rassegna di ben 500 casi
catalogati che vanno dall’anno 1000 a.C. agli esordi del XIX secolo.
Aubeck ha sempre ritenuto, probabilmente
non a torto, che la documentazione disponibile dopo il fatidico avvistamento di
Kenneth Arnold del 24 giugno 1947, non dovesse essere
presa in considerazione, stante la presenza in essa di soverchianti elementi
spuri che, sovrapponendosi al fenomeno nudo e crudo, rendono difficile e
problematica la sua serena e oggettiva interpretazione.
Qualcosa sui contenuti.
Come abbiamo già detto, si
tratta di cinquecento casi repertoriati e disposti in ordine cronologico.
Considerata l’estrema difficoltà di individuare i documenti utili alla ricerca e
di incappare in quelli giusti, non ci sembra un risultato da poco. Per ogni
singolo caso sono riportate fonti, datazioni, luogo di provenienza, a volte illustrazioni
in bianco e nero e un simbolo ripreso
con originalità dall’ornamentistica medievale che ne illustra visivamente la tipologia (luci,
oggetti volanti, rapimenti, fenomeni con tracce fisiche, entità, entità
associate a fenomeni aerei, comunicazioni) consentendo al lettore di capire
subito la caratteristica dell’evento descritto.
Molto interessanti le fonti
classiche, latine e romane: Giulio Ossequente, Tito Livio, Cicerone, Plinio il
Vecchio, Seneca, Boezio. Come risaputo, gli antichi romani avevano l’abitudine
di mettere per iscritto i fatti più rilevanti accaduti anno per anno in
apposite raccolte (Annales) e di
esporli al popolo su una tavola bianca (tabula
dealbata) presso la dimora del pontefice
massimo che ne era l’autore. In tal modo chiunque sapesse leggere poteva
prenderne visione. E’ quindi assai probabile che i fatti prodigiosi narrati da
questo o da quell’autore latino, fossero espunti da quegli elenchi, purtroppo
in seguito in gran parte andati perduti.
Altre fonti più tarde
citate nel libro sono
relative ad un periodo intermedio tra VI e XVIII secolo e vi troviamo altri
nomi abbastanza noti agli storici come ad esempio John Lydus (Joannes Laurentius Lydus)
amministratore e scrittore bizantino del VI secolo; il coevo Grégoire de Tours
(Georgius Florentius Gregorius), autore della famosa
“Histoire ecclésiastique des Francs”;
Matteo di Parigi (Matthæus
Parisiensis), monaco benedettino, cartografo e illuminato scrittore e
versificatore (XIII secolo); John Howie,
biografo scozzese del XVIII secolo.
Per finire, numerosi gli
episodi tratti da manuali scientifici, annuari, testi di meteorologia,
astronomia, gazzette e giornali d’epoca.
Il caso n. 500 risale
all’anno 1879 e la sua fonte è un giornale di Chicago (Illinois).
Ma il libro non finisce qui e
nella sua seconda parte, intitolata “Myths, Legends, and Chariots of the God”,
troviamo un elenco di episodi estrapolati appunto dalla letteratura
religiosa. Materiale assai difficile da
trattare che sarebbe ingenuo affrontare
con le categorie della logica o con quelle altrettanto schematiche di vero- falso.
Tutto quanto si può dire, come correttamente fanno gli autori, è che in taluni
casi la spiegazione più semplice e plausibile
- dall’espediente letterario all’allucinazione, dall’immaginazione al
fenomeno naturale, dall’esperienza mistica alla suggestione – sembrerebbe
improbabile. Il ché naturalmente non vuol dire impossibile. Per ragioni di
completezza i casi vengono comunque riportati, ma onestamente si riconosce di
non essere qualificati a dare un giudizio conclusivo. Per soprammercato non si
può escludere la possibilità, anche per la letteratura religiosa, di interpolazioni,
manipolazioni e frode.
Criteriologia.
Ingente il materiale scartato
dai nostri bravi ricercatori, a cominciare dai casi che potevano essere frutto
di osservazioni errate o di errate interpretazioni. Scartati tutti i casi di
probabili illusioni ottiche, di effetti atmosferici particolari (oggi
riconoscibili dagli addetti ai lavori), di fenomeni del tipo meteore, aurore
boreali, comete, tornado, fulmini globulari e simili. Con il medesimo criterio
sono stati esclusi tutti gli eventi correlati con qualche importante fatto
bellico, politico o religioso e anche
quelli dove sorge il sospetto di manipolazione o frode. Insomma, una scrematura
davvero notevole.
Si tenga poi presente che da
questo già di per sé imponente lavoro di selezione, sono state esclusi totalmente
miti, leggende e tradizioni orali attinenti – e ce ne sono! - dei cosiddetti
popoli senza scrittura (africani, australiani, polinesiani, nativi americani,
ecc.) ampiamente documentati sia dai primi esploratori di quelle terre che, in
seguito, da etnologi, antropologi e storici delle religioni. Ugualmente si è
dovuto rinunciare in massima parte alle fonti indiane e asiatiche che avrebbero
richiesto un pool di ricercatori e di
risorse umane operanti sul posto.
Per quanto riguarda i criteri
di valutazione del materiale indagato usati in questa complicata ricerca, gli
autori ci informano che sono stati i seguenti: la credibilità delle fonti; l’esatta
collocazione degli avvenimenti nello spazio e nel tempo; la precisa descrizione
del fenomeno; l’identificazione del testimone e infine la sua credibilità
personale. Si sono pertanto privilegiate le testimonianze di personaggi di sicuro
prestigio sociale e culturale (di solito filosofi, pensatori, artisti, letterati,
chierici e uomini di scienza). Tra i testimoni di questi eventi anomali
compaiono, di tanto in tanto, nomi illustri e inaspettati, come Galileo,
Michelangelo, Casanova, Goethe e altri.
Un ulteriore aspetto
originale e interessante di questa ricerca è la volontà di estendere il campo
tematico della cosiddetta “ufologia classica”, fatta per lo più di sola
casistica, a ogni aspetto della conoscenza umana, dal folklore all’antropologia, dall’astrofisica
all’etnologia, dalla parapsicologia alla storia delle religioni.
Conclusioni.
Se si è intellettualmente
onesti, di fronte a questo imponente materiale non si può restare né scettici
né completamente indifferenti. Da un punto di vista rigorosamente scientifico
gli “ufo del passato” non sono certo la prova o la “canna fumante” dei moderni Ufo,
ma è fuori di dubbio che le descrizioni di quelli gli assomiglino parecchio.
Personalmente riteniamo che
il problema di non poco conto sollevi importanti questioni che interpellano lo
storico come lo scienziato, ma anche il filosofo come il teologo (1) (sociologi
e psicologi sono già stati chiamati in causa e più di una volta hanno detto la
loro) e non vada pertanto sottovalutato o preso sottogamba.
Negli anni cinquanta il
nostro Julius Evola trattando l’argomento in un suo articolo apparso sulla
stampa (in seguito, se la memoria non ci inganna, ebbe a scriverne altri due),
intelligentemente non formulava ipotesi, ma si limitava a dire che se si fosse
trattato di “macchine volanti dadi e bulloni”, bisognava solo attendere che un
guasto ne buttasse giù una. Attesa, a distanza di più di sessant’anni da quella osservazione, rivelatasi evidentemente vana.
Il buon Vallée, dal canto
suo, in “Dimensions. A Casebook of Alien Contacts” (1998)”, interrogandosi
preoccupato, si chiedeva cosa avremmo potuto scoprire dietro il misterioso,
enigmatico e sfuggente fenomeno. E si rispondeva con queste tre inquietanti domande:
“Forse una mostruosità sovrumana che non si può contemplare senza perdere la
ragione? Forse una solenne assemblea di saggi? O l’esasperante semplicità di un
meccanismo incustodito?”.
Nessuno ad oggi sembra
possedere la vera risposta (dubitiamo seriamente che le superpotenze, per
quanto ben informate e documentate, ci abbiano davvero capito qualcosa), ma forse
è giunto il momento di prendere letteralmente “il toro per le corna” e
affrontare la questione senza pregiudizi e senza paure, con spregiudicatezza e
possibilmente senza turlupinare il prossimo, come appunto hanno fatto con onore
gli autori di questo libro.
(1) Tra
i teologi che si sono occupati di Ufo ricordiamo lo scomparso Corrado Balducci
(gesuita) - e il professore di teologia fondamentale a Monaco, il tedesco Armin Kreiner. Di quest’ultimo
si segnala “Jesus, UFOs,
Aliens. Außerirdische Intelligenz als Herausforderung für den christlichen
Glauben” (2011), già tradotto in diverse lingue europee e disponibile in
italiano presso la Editrice Queriniana con il titolo “Gesù, gli UFO e gli alieni”. Libro tra
l’altro recensito con rispetto “professionale” da un Gianfranco Ravasi sul “Domenicale”
del Sole 24 Ore.
Grazie Aldo per questa tua sbirciatina nel mondo variegato dell'ufologia, composto da cialtroni, mitomani, testimoni riluttanti e conferenzieri. Già, perché agli ufologi professionisti, non rimane che fare conferenze, visto che pochi ormai ricercano ancora la verità. Concordo con te: le superpotenze brancolano nel buio in materia ufologica, sebbene abbiamo faldoni di rapporti seri, scremati e selezionati. Forse gli yankee e i russi possiedono reperti extra, ma dubito che ne abbiano carpito i segreti. Purtroppo è sempre più difficile dividere il rumore di fondo dal segnale, troppi imbrogli e depistaggi. Non ho mai creduto alle gole profonde del Pentagono né ad ex tecnici dell'area 51. Troppo ciarlieri per continuare a vivere. Controinformazione ce ne è tanta in giro, complicato districarsi. Poi il web amplifica le bufale. Io negli anni 70 incominciavo ad indagare (considera i mezzi di un ragazzo di 13anni) su segnalazioni tratte da quotidiani locali. Andavo dai testimoni, sovente reticenti, e tentavo di strappargli qualche particolare che era sfuggito al cronista del giornale. Mi feci le ossa, così, con passione e tanta ingenuità. Mi scafai dopo poco. Nel mio milieu ebbi non pochi problemi, ero guardato con sospetto perché preferivo scrutare il cielo anziché andare a ragazze o bazzicare la discoteca (produssi pure trasmissioni radio e televisive). Viterbo è sempre stata una città guelfa, la Dc governava ma i comunisti diffondevano il materialismo storico nel tessuto sociale, come del resto in tutta Italia. Piero Angela, poi, contribuì non poco al riduzionismo intellettivo dei miei connazionali con i suoi programmi contro il paranormale.
RispondiEliminaI dischi volanti con i loro occupanti, quelli non terrestri per intenderci, esistono, se non interagiscono ufficialmente con i potenti di questo mondo, fanno bene, dimostrano intelligenza. Poi, rimangono ancora senza risposta alcune domande basilari. Provengono da altri mondi? Da altre dimensioni? Sono entità della terra di mezzo mascherate, oggi, con tute spaziali? Angeli in astronave? Marziani esuli da ecatombe planetaria? Chiunque si avvicini a questo strano fenomeno che da millenni è parte sommessa della nostra storia, troverà mille ostacoli, tuttavia si farà prendere dalla passione e non smetterà più. Forse è bello alzare gli occhi al Cielo e lodare Dio per averlo popolato di tante creature.
Grazie a te Angelo per la condivisione della tua esperienza in campo e per il commento molto bello.
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