09/03/16

Intermezzo ufologico: “Wonders in the sky”


Aldo La Fata
 

Quello degli Ufo è un argomento fatto apposta per attirare un certo tipo di pubblico (di solito il più credulone, ma anche gli entusiasti e gli appassionati di fantascienza) e nello stesso tempo per tenere a debita distanza le persone cosiddette “serie”, con i piedi ben piantati per terra. Questi ultimi mancherebbero di fantasia, mentre i primi sarebbero sopraffatti dalla magica potenza del fantasticare. E dunque, a chi manca di fantasia non si dovrebbe mai parlare di Ufo per evitare i sorrisini di compatimento, le ironie più o meno feroci, l’aria di sufficienza, lo sberleffo e simili; a chi ne ha troppa, invece, per evitare che la loro condizione di dipendenza dall’immaginazione degeneri nella psicopatologia.
In questa circostanza pertanto, ci rivolgiamo esclusivamente a quelle persone che pur avendo imparato a ragionare con Aristotele in modo strutturato, argomentato e critico, non disdegnano di tanto in tanto qualche pindarica evasione.

E’ nostra abitudine durante le vacanze estive fare letture rilassanti e non impegnative, ma comunque mai prive di oggettivo valore. L’estate scorsa, ad esempio, ci siamo concentrati su tre corposi volumi di argomento affine, con l’idea di scrivere, almeno per uno di essi, una recensione per il Corriere. Il primo è stato “Mondi sotterranei” (Ed. Mediterranee, 2012) di Walter Kafton-Minkel (uno pseudonimo); il secondo, “Storie delle terre e dei luoghi leggendari” (Ed. Bompiani. 2014) di Umberto Eco e il terzo, in lingua inglese, “Wonders in the sky: unexplained aerial objects from antiquity to modern times and their impact on Human Culture, History, and Beliefs” (Jeremy P. Tarcher/Penguin, New York 2009) di Jacques Vallée  e Chris Aubeck. I primi due, sicuramente ben fatti e documentati, li abbiamo trovati francamente noiosi, pedanti e senza slancio – eccezion fatta per la bellissima parte illustrativa del volume di Eco -,  mentre il terzo è riuscito a catturare la nostra attenzione dalla prima all’ultima riga (e stiamo parlando di un libro di ben 500 pagine!).

Qualcosa sugli autori.

Jacques Vallée  (nato nel ’39, master in astrofisica conseguito in Francia e laurea in ingegneria informatica) - è probabilmente l’autore più serio e qualificato al mondo sul tema degli “oggetti volanti non identificati”. Il suo originale e mai banale modo di pensare e di affrontare la complessa e controversa questione degli Ufo, rivela una personalità ben strutturata e un’intelligenza brillante e intuitiva. I suoi libri hanno conosciuto diverse edizioni nelle principali lingue europee, nondimeno risultano di difficile reperimento. Ad esempio, la prima edizione del suo “Passport to Magonia: From Folklore to Flying Saucers” (Chicago, IL, U.S.A.: Publ. Henry Regnery Co. 1969) viene proposto su Amazon a 150 Euro! Il ché la dice lunga sulla loro qualità e successo editoriale.


Nell’ambito degli studi ufologici, Vallée può essere accostato per competenza e intelligenza del problema, solo ad Aimé Michel scomparso  nel 1992 e considerato, a ragione, “il papa dell’ufologia”. I due, nonostante le storie personali così diverse e distanti (Vallée, un capitalista senza Dio; Michel, un uomo che si definiva “un ribelle patologico” di solida fede cattolica) erano molto amici, a dimostrazione che non è necessario pensare allo stesso modo per intendersi perfettamente.
Fin dai suoi esordi, Vallée scopre negli studi  di Mircea Eliade, e in seguito in quelli del suo geniale erede Ioan P. Couliano, una fonte continua d’ispirazione. Di Couliano in “Wonders in the sky” vengono citati ampiamente “Out of this World: Otherworldly Journeys from Gilgamesh to Albert Einstein ” (Boston, 1991) e la sua rivista “Incognita”. Lo storico delle religioni romeno aveva scoperto una cosa terribile che si ha paura anche solo a sussurrare, ovvero che la magia – la più lontana progenitrice dalla psicanalisi - non è per niente una banale superstizione come credono gli illuministi e i razionalisti di ieri e di oggi, ma un efficacissimo “metodo di controllo” dell’individuo (e non solo!). Metodo nel passato riservato a pochi dotati individui, uomini e donne, e nell’età moderna confluito nella cosiddetta psicologia sociale (psicosociologia), messa al servizio dei nuovi “persuasori occulti”: spie, finanzieri, capi d’industria, uomini politici, giornalisti, esperti di comunicazione, agenti pubblicitari, ecc. ecc.. Vallée, per parte sua e in modo del tutto indipendente, era arrivato ad analoga conclusione per quanto riguarda gli Ufo, teorizzando che si tratti di un “sistema di controllo”,  di una qualche forma di condizionamento psichico del genere umano. Manovrato da chi e perché, non si sa. Oggi, però, Vallée ritiene che “sia giunto il momento di guardare il problema  da una prospettiva più ampia e di condurre uno studio nuovo e obiettivo del materiale accumulato” (“Confrontations. A Scientist’s Search for Alien Contact”, 1998). Conclusione accettabile e condivisibile.

Chris Aubeck,  nato a Londra, vive e lavora a Madrid dove insegna lingua inglese. Studioso di mitologia, folclore e filologia, ha creato negli anni novanta un gruppo internazionale di studio di livello universitario sui fenomeni aerei anomali nel passato – del quale fanno parte anche gli italiani Edoardo Russo e Giuseppe Stilo del Centro Italiano Studi Ufologici (C.I.S.U.) -, il “Magoniax Project”.  La documentazione raccolta in sei anni di ricerche attraverso la consultazione di codici, pergamene, manoscritti, incunaboli, libri antichi, gazzette e giornali d’epoca si trova ora nel volume di cui stiamo parlano. Una rassegna di ben 500 casi catalogati che vanno dall’anno 1000 a.C. agli esordi del XIX secolo.
Aubeck ha sempre ritenuto, probabilmente non a torto, che la documentazione disponibile dopo il fatidico avvistamento di Kenneth Arnold del 24 giugno 1947, non dovesse essere presa in considerazione, stante la presenza in essa di soverchianti elementi spuri che, sovrapponendosi al fenomeno nudo e crudo, rendono difficile e problematica la sua serena e oggettiva interpretazione.

Qualcosa sui contenuti.

Come abbiamo già detto, si tratta di cinquecento casi repertoriati e disposti in ordine cronologico. Considerata l’estrema difficoltà di individuare i documenti utili alla ricerca e di incappare in quelli giusti, non ci sembra un risultato da poco. Per ogni singolo caso sono riportate fonti, datazioni, luogo di provenienza, a volte illustrazioni in bianco e nero e un simbolo ripreso  con originalità dall’ornamentistica medievale che  ne illustra visivamente la tipologia (luci, oggetti volanti, rapimenti, fenomeni con tracce fisiche, entità, entità associate a fenomeni aerei, comunicazioni) consentendo al lettore di capire subito la caratteristica dell’evento descritto.

Molto interessanti le fonti classiche, latine e romane: Giulio Ossequente, Tito Livio, Cicerone, Plinio il Vecchio, Seneca, Boezio. Come risaputo, gli antichi romani avevano l’abitudine di mettere per iscritto i fatti più rilevanti accaduti anno per anno in apposite raccolte (Annales) e di esporli al popolo su una tavola bianca (tabula dealbata) presso la  dimora  del pontefice massimo che ne era l’autore. In tal modo chiunque sapesse leggere poteva prenderne visione. E’ quindi assai probabile che i fatti prodigiosi narrati da questo o da quell’autore latino, fossero espunti da quegli elenchi, purtroppo in seguito in gran parte andati perduti.
Altre fonti più tarde citate nel libro sono relative ad un periodo intermedio tra VI e XVIII secolo e vi troviamo altri nomi abbastanza noti agli storici come ad esempio John Lydus (Joannes Laurentius Lydus) amministratore e scrittore bizantino del VI secolo; il coevo Grégoire de Tours (Georgius Florentius Gregorius), autore della famosa “Histoire ecclésiastique des Francs”; Matteo di Parigi (Matthæus Parisiensis), monaco benedettino, cartografo e illuminato scrittore e versificatore (XIII secolo);  John Howie, biografo scozzese del XVIII secolo.
Per finire, numerosi gli episodi tratti da manuali scientifici, annuari, testi di meteorologia, astronomia, gazzette e giornali d’epoca.
Il caso n. 500 risale all’anno 1879 e la sua fonte è un giornale di Chicago (Illinois).  

Ma il libro non finisce qui e nella sua seconda parte, intitolata “Myths, Legends, and Chariots of the God”, troviamo un elenco di episodi estrapolati appunto dalla letteratura religiosa.  Materiale assai difficile da trattare  che sarebbe ingenuo affrontare con le categorie della logica o con quelle altrettanto schematiche di vero- falso. Tutto quanto si può dire, come correttamente fanno gli autori, è che in taluni casi la spiegazione più semplice e plausibile  - dall’espediente letterario all’allucinazione, dall’immaginazione al fenomeno naturale, dall’esperienza mistica alla suggestione – sembrerebbe improbabile. Il ché naturalmente non vuol dire impossibile. Per ragioni di completezza i casi vengono comunque riportati, ma onestamente si riconosce di non essere qualificati a dare un giudizio conclusivo. Per soprammercato non si può escludere la possibilità, anche per la letteratura religiosa, di interpolazioni,  manipolazioni e frode.

Criteriologia.

Ingente il materiale scartato dai nostri bravi ricercatori, a cominciare dai casi che potevano essere frutto di osservazioni errate o di errate interpretazioni. Scartati tutti i casi di probabili illusioni ottiche, di effetti atmosferici particolari (oggi riconoscibili dagli addetti ai lavori), di fenomeni del tipo meteore, aurore boreali, comete, tornado, fulmini globulari e simili. Con il medesimo criterio sono stati esclusi tutti gli eventi correlati con qualche importante fatto bellico, politico o religioso  e anche quelli dove sorge il sospetto di manipolazione o frode. Insomma, una scrematura davvero notevole.   
Si tenga poi presente che da questo già di per sé imponente lavoro di selezione, sono state esclusi totalmente miti, leggende e tradizioni orali attinenti – e ce ne sono! - dei cosiddetti popoli senza scrittura (africani, australiani, polinesiani, nativi americani, ecc.) ampiamente documentati sia dai primi esploratori di quelle terre che, in seguito, da etnologi, antropologi e storici delle religioni. Ugualmente si è dovuto rinunciare in massima parte alle fonti indiane e asiatiche che avrebbero richiesto un pool di ricercatori e di risorse umane operanti sul posto. 

Per quanto riguarda i criteri di valutazione del materiale indagato usati in questa complicata ricerca, gli autori ci informano che sono stati i seguenti: la credibilità delle fonti; l’esatta collocazione degli avvenimenti nello spazio e nel tempo; la precisa descrizione del fenomeno; l’identificazione del testimone e infine la sua credibilità personale. Si sono pertanto privilegiate le testimonianze di personaggi di sicuro prestigio sociale e culturale (di solito filosofi, pensatori, artisti, letterati, chierici e uomini di scienza). Tra i testimoni di questi eventi anomali compaiono, di tanto in tanto, nomi illustri e inaspettati, come Galileo, Michelangelo, Casanova, Goethe e altri.

Un ulteriore aspetto originale e interessante di questa ricerca è la volontà di estendere il campo tematico della cosiddetta “ufologia classica”, fatta per lo più di sola casistica, a ogni aspetto della conoscenza umana,  dal folklore all’antropologia, dall’astrofisica all’etnologia, dalla parapsicologia alla storia delle religioni.

Conclusioni.

Se si è intellettualmente onesti, di fronte a questo imponente materiale non si può restare né scettici né completamente indifferenti. Da un punto di vista rigorosamente scientifico gli “ufo del passato” non sono certo la prova o la “canna fumante” dei moderni Ufo, ma è fuori di dubbio che le descrizioni di quelli gli assomiglino parecchio.
Personalmente riteniamo che il problema di non poco conto sollevi importanti questioni che interpellano lo storico come lo scienziato, ma anche il filosofo come il teologo (1) (sociologi e psicologi sono già stati chiamati in causa e più di una volta hanno detto la loro) e non vada pertanto sottovalutato o preso sottogamba.  
Negli anni cinquanta il nostro Julius Evola trattando l’argomento in un suo articolo apparso sulla stampa (in seguito, se la memoria non ci inganna, ebbe a scriverne altri due), intelligentemente non formulava ipotesi, ma si limitava a dire che se si fosse trattato di “macchine volanti dadi e bulloni”, bisognava solo attendere che un guasto ne buttasse giù una. Attesa, a distanza di più di sessant’anni da quella osservazione, rivelatasi evidentemente vana.

Il buon Vallée, dal canto suo, in “Dimensions. A Casebook of Alien Contacts” (1998)”, interrogandosi preoccupato, si chiedeva cosa avremmo potuto scoprire dietro il misterioso, enigmatico e sfuggente fenomeno. E si rispondeva con queste tre inquietanti domande: “Forse una mostruosità sovrumana che non si può contemplare senza perdere la ragione? Forse una solenne assemblea di saggi? O l’esasperante semplicità di un meccanismo incustodito?”. 
Nessuno ad oggi sembra possedere la vera risposta (dubitiamo seriamente che le superpotenze, per quanto ben informate e documentate, ci abbiano davvero capito qualcosa), ma forse è giunto il momento di prendere letteralmente “il toro per le corna” e affrontare la questione senza pregiudizi e senza paure, con spregiudicatezza e possibilmente senza turlupinare il prossimo, come appunto hanno fatto con onore gli autori di questo libro. 



(1)   Tra i teologi che si sono occupati di Ufo ricordiamo lo scomparso Corrado Balducci (gesuita) - e il professore di teologia fondamentale a Monaco, il tedesco Armin Kreiner. Di quest’ultimo si segnalaJesus, UFOs, Aliens. Außerirdische Intelligenz als Herausforderung für den christlichen Glauben” (2011), già tradotto in diverse lingue europee e disponibile in italiano presso la Editrice Queriniana con il titolo “Gesù, gli UFO e gli alieni”. Libro tra l’altro recensito con rispetto “professionale” da un Gianfranco Ravasi sul “Domenicale” del Sole 24 Ore.

2 commenti:

  1. Grazie Aldo per questa tua sbirciatina nel mondo variegato dell'ufologia, composto da cialtroni, mitomani, testimoni riluttanti e conferenzieri. Già, perché agli ufologi professionisti, non rimane che fare conferenze, visto che pochi ormai ricercano ancora la verità. Concordo con te: le superpotenze brancolano nel buio in materia ufologica, sebbene abbiamo faldoni di rapporti seri, scremati e selezionati. Forse gli yankee e i russi possiedono reperti extra, ma dubito che ne abbiano carpito i segreti. Purtroppo è sempre più difficile dividere il rumore di fondo dal segnale, troppi imbrogli e depistaggi. Non ho mai creduto alle gole profonde del Pentagono né ad ex tecnici dell'area 51. Troppo ciarlieri per continuare a vivere. Controinformazione ce ne è tanta in giro, complicato districarsi. Poi il web amplifica le bufale. Io negli anni 70 incominciavo ad indagare (considera i mezzi di un ragazzo di 13anni) su segnalazioni tratte da quotidiani locali. Andavo dai testimoni, sovente reticenti, e tentavo di strappargli qualche particolare che era sfuggito al cronista del giornale. Mi feci le ossa, così, con passione e tanta ingenuità. Mi scafai dopo poco. Nel mio milieu ebbi non pochi problemi, ero guardato con sospetto perché preferivo scrutare il cielo anziché andare a ragazze o bazzicare la discoteca (produssi pure trasmissioni radio e televisive). Viterbo è sempre stata una città guelfa, la Dc governava ma i comunisti diffondevano il materialismo storico nel tessuto sociale, come del resto in tutta Italia. Piero Angela, poi, contribuì non poco al riduzionismo intellettivo dei miei connazionali con i suoi programmi contro il paranormale.
    I dischi volanti con i loro occupanti, quelli non terrestri per intenderci, esistono, se non interagiscono ufficialmente con i potenti di questo mondo, fanno bene, dimostrano intelligenza. Poi, rimangono ancora senza risposta alcune domande basilari. Provengono da altri mondi? Da altre dimensioni? Sono entità della terra di mezzo mascherate, oggi, con tute spaziali? Angeli in astronave? Marziani esuli da ecatombe planetaria? Chiunque si avvicini a questo strano fenomeno che da millenni è parte sommessa della nostra storia, troverà mille ostacoli, tuttavia si farà prendere dalla passione e non smetterà più. Forse è bello alzare gli occhi al Cielo e lodare Dio per averlo popolato di tante creature.

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  2. Grazie a te Angelo per la condivisione della tua esperienza in campo e per il commento molto bello.

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