Spesso si afferma che Gesù di
Nazaret potrebbe non essere nato il 25 dicembre dell’anno zero. Anzi, che non
si sa nulla circa la sua reale data di nascita sia per quanto
riguarda il giorno, sia il mese che l’anno. Informazioni cronologiche del tutto
assenti, tanto nei testi evangelici che in altre fonti e documenti del tempo,
siano essi civili o religiosi. Pertanto, la data del 25 dicembre, giorno in cui
il cristianesimo da secoli fa memoria della nascita di Gesù bambino a Betlemme
di Giudea, non è da considerarsi storica ma convenzionale, simbolica. Riguardo
al suo anno di nascita, poi, generalmente collocato nel
cosiddetto “punto zero”, la confusione regna – ancora oggi – sovrana. Molti
storici, infatti, collocano l’anno di nascita di Gesù tra il 6 e il 7 a.C.,
semplicemente perché, secondo le indicazioni di Giuseppe Flavio, il re idumeo
Erode muore nel 4 a.C. Quindi, non potrebbe aver ordinato la “strage degli
innocenti” sei anni dopo la sua presunta data di morte.
Ma le cose stanno proprio in questo modo? A mio sommesso avviso, no!
Convinzione che ho maturato avvalendomi dei lavori di autorevoli studiosi del
cristianesimo antico, quali Giorgio Fedalto, Antonio
Ammassari e Nicola Bux, nonché di lavori
specialistici di Vittorio Messori, Antonio Socci
e Andrea Tornielli, solo per indicarne i più
rappresentativi. In questo articolo, però, mi limiterò a tratteggiare solo
un aspetto, dei molti che compongono gli studi sulla storicità della
nascita di Gesù al 25 dicembre, rimandando, se possibile, ad un altro
intervento l’approfondimento sulla questione dell’anno di nascita, di gran
lunga più complesso e spinoso del primo, che del libro ne costituisce la I
Parte.
Come è noto, secondo non pochi studiosi del cristianesimo antico, e sostenitori
dell’ipotesi cosiddetta mitologica, la data del 25 dicembre fu scelta
dalla Chiesa del secolo IV – tra alcune possibili – per “oscurare” e,
nello stesso tempo, “soppiantare” la festa pagana del dio sole, o più
propriamente del Sol Invictus, la ricorrenza religiosa celebrata da diversi
popoli, soprattutto politeisti, in concomitanza del giorno del solstizio
d’inverno. Alla luce dello studio delle fonti dell’epoca, sembra invece
che sia accaduto esattamente il contrario. È infatti la festa pagana
del Sole Invitto ad essere stata posta o, ancor meglio, posposta
al 25 dicembre, nel tentativo di oscurare o di sovrapporsi a quella
cristiana del Natale del Signore. Infatti, prima del 354 d.C., ancora durante
il regno di Licinio (imperatore dal 308 al 324), il culto alla divinità solare
veniva celebrato, a Roma, il 19 dicembre, non il 25. Potremmo
aggiungere, poi, che questa antica festa astronomica era celebrata nell’Urbe,
come altrove, anche in diverse altre date dell’anno, tra cui spesso veniva
scelto il periodo compreso tra il 19 e il 22 ottobre.
Il culto del dio Sole – solo per fare ulteriore chiarezza –
era stato introdotto a Roma da Eliogabalo (imperatore dal 218 al 222 d.C.), ma
ufficializzato per la prima volta da Aureliano (214-275) soltanto nel 274,
che proprio il 25 dicembre dello stesso anno consacrava il Tempio
dedicato al culto del Sol Invictus. La festa pagana prese in tal modo il titolo
di giorno di nascita del Sole Invitto, ricorrenza, quindi, che potrebbe aver
visto le sue origini cultuali – almeno a Roma – soltanto sul finire del
secolo III d.C.
Di contro, la fonte più antica in nostro possesso, che fissa al 25 dicembre la nascita di Gesù, è quella di Ippolito di Roma (170 circa-235), che già nel 204 riferiva della celebrazione del Natale, nell’Urbe, proprio in quella data. In conclusione, è la festa pagana del dio sole che è stata “spostata” al 25 dicembre, nel tentativo di sostituirla a quella del Natale cristiano. Così facendo, l’Impero romano non avrebbe fatto altro che aggiungere un’altra tessera al mosaico che stava componendo, e cioè mettere in atto tutte le strategie possibili per arginare, limitare, se non cancellare – e non solo attraverso le indimenticabili e efferate persecuzioni – l’ormai ingombrante comunità cristiana di Roma e d’Europa.
Di contro, la fonte più antica in nostro possesso, che fissa al 25 dicembre la nascita di Gesù, è quella di Ippolito di Roma (170 circa-235), che già nel 204 riferiva della celebrazione del Natale, nell’Urbe, proprio in quella data. In conclusione, è la festa pagana del dio sole che è stata “spostata” al 25 dicembre, nel tentativo di sostituirla a quella del Natale cristiano. Così facendo, l’Impero romano non avrebbe fatto altro che aggiungere un’altra tessera al mosaico che stava componendo, e cioè mettere in atto tutte le strategie possibili per arginare, limitare, se non cancellare – e non solo attraverso le indimenticabili e efferate persecuzioni – l’ormai ingombrante comunità cristiana di Roma e d’Europa.
di Michele Loconsole
Fonte: http://www.uccronline.it/2011/12/11/recensione-del-libro-%E2%80%9Cquando-e-nato-gesu%E2%80%9D/
Fonte: http://www.uccronline.it/2011/12/11/recensione-del-libro-%E2%80%9Cquando-e-nato-gesu%E2%80%9D/
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