di Franca Alaimo
Aldo La Fata, amico ed alunno di Silvano Panunzio, cosi
come sua alunna si riconosce la
scrivente nel senso più pieno dell’essere stata da lui alimentata con ottime
“pietanze” per lo spirito, ha cominciato a raccogliere in volumi ( è stato
editato già il terzo) gli articoli, i saggi,
le lettere, le interviste, i commenti apparsi via via nel tempo nei numeri
della rivista “Metapolitica”, fondata da Panunzio e da Mario Pucci nel maggio
del 1976 e la cui pubblicazione è stata interrotta a causa della morte del suo
ideatore nel 2010.
Ovviamente lo scopo primo di tale operazione è quello di non
disperdere un lavoro a cui, nel corso degli anni, molti altri illustri
filosofi, scrittori, poeti, economisti, studiosi di parapsicologia come di
metafisica occidentale ed orientale, sacerdoti, italiani, e non solo, collaborarono,
costruendo ( cosa di cui bene ci si avvede ad opera finita, così come il
disegno di un arazzo si rende riconoscibile solo quando gli ultimi fili sono
stati intrecciati e la tessitura
ultimata ) una sorta di monumento sapienziale di straordinaria efficacia e bellezza, utile soprattutto a
quanti si siano già posti in cammino alla ricerca di una verità non
contingente, nozionistica o “nazionalistica” e nemmeno specificatamente
ritualistica, ma sovra-temporale e sovra-religiosa, perfino,
se s’intende per religiosa un insieme di norme
e riti sentiti come i soli e “giusti” strumenti di crescita metafisica.
Un altro scopo è quello di ricordare tanto a quelli che
furono abituali lettori della rivista
che a quelli che magari stanno per la
prima volta scorrendo i volumi curati da
La Fata, come la sapienza autentica non solo non corra mai il rischio d’essere
sorpassata dalle nuove conoscenze e
logorata dal tempo, ma come, invece, illumini il momento presente e ne tragga,
a sua volta, lume, dimostrando la
coerenza progettuale del destino escatologico a cui l’umanità è chiamata.
Nonostante il numero sempre crescente dei collaboratori,
direi che l’impronta più evidente, quella che conferisce, pur tra diversità di
posizioni, una voce coerente alla rivista, è sicuramente quella lasciata da
Silvano Panunzio, il quale, a dire il vero, spesso, nutrito com’era il suo
intelletto di letture e l’anima sua di meditazione e contemplazione
quotidiane, firma testi di difficile
comprensione per il semplice lettore, come lo fu e purtroppo è la scrivente,
sempre grata che alla sua piccolezza lui abbia dedicato ascolto ed affetto e
l’onore della dedica dell’ultimo dei libri che hanno costruito l’ampio ed
arduo “corso” di Dottrina dello Spirito.
E, tuttavia, a nessuno può sfuggire, nemmeno al più distratto lettore, come
tanta cultura non costituisca un’impalcatura noiosa ed imbalsamata, ma una
sorta di lievito fermentante che consente la crescita dello spirito attraverso
il dialogo aperto, il confronto senza pregiudizio anche con le idee e le
ipotesi più diverse, perfino a-scientifiche, se quest’ultime siano
riconosciute quale frutto di purezza di
spirito e visionarietà angelica.
Infatti, Silvano Panunzio, come del resto tutti i suoi
collaboratori ed amici, si mostra come pellegrino che cerca la Verità tenendo presente la domanda
altissima dell’arcangelo Michele ( alla devozione per il quale si deve la fondazione dell’Alleanza
Trascendente Michele Arcangelo): Chi
come Dio?, conservando cioè nel cuore la virtù
dell’umiltà, che spesso lo faceva apparire agli occhi degli amici un
meraviglioso fanciullo. E soprattutto non gli sfuggirà una caratteristica del
suo procedere intellettuale-spirituale,
(che influenzò , come posso testimoniare in qualità di amica e assidua corrispondente epistolare, anche la
sua esistenza biografica) secondo un
sovrasenso simbolico, che gli
permette di sviluppare una lettura degli eventi terreni e celesti attraverso una serie di
corrispondenze ed una fitta rete di
rapporti matematico-astrologici, che rimandano all’ antica e regale sapienza
dei Magi, i sapienti astrologhi che videro e adorano Gesù bambino.
Infatti, superando a volo tutti i motivi di scontro tra
popoli e fedi, Silvano ed i suoi collaboratori cercano davvero di legare insieme
sia le patenti che le sotterranee verità comuni alle grandi
religioni dell’umanità, attingendo dall’Oriente come Dall’Occidente, dal
passato come dal Presente, dalla saggezza dei testi sacri fondamentali come
quelli dei sapienti più recenti, dal profetismo storico come da quello dei
mistici moderni.
Si giunge cosi ad una visione ecumenica, che, talvolta, dà le
vertigini e che infonde, però, quella letizia che accompagna la comprensione
del mistero di Dio e del mistero dell’Uomo. Perché, se ad un primo approccio
tanta sapienza potrebbe apparire
“astratta”, cioè non riducibile a una dimensione umana, si dimostra, ad
una più attenta disanima, capace di reggere pienamente il confronto con la
dimensione terrena e dare una spiegazione a guerre, crisi, scismi religiosi ed
ideologici e adattarsi perfino alle dinamiche proprie della vita di coppia,
motivandone dalle radici più profonde la
crisi e l’incomunicabilità. Perfino il ruolo della profezia sembra ritornare,
grazie a certe pagine, il suo più profondo significato di lettura degli eventi
alla luce di un’ideale e mistica sovratemporalità.
Chi legge o rilegge queste pagine si trova anche a dovere
fare i conti con la “debolezza conoscitiva” della propria fede, così da essere
spinto ad una più attenta comprensione dei testi biblici, effetto che
desiderava sommamente il nostro Panunzio, il quale dichiarava di avere imparato
a memoria l’Evangelo all’età di otto anni e di potere impiegare anche un’ora
nella recita del pater noster e che non cessava di stupirmi nelle sue risposte
ai quesiti che gli proponevo circa l’interpretazione di certi passi dell’evangelo a me più enigmatici.
Aldo La Fata, prima di intraprendere questo lavoro, mi scrisse
di se stesso che può pure “passare via”, ma che Silvano Panunzio non deve e non
può. E non posso che dargli ragione “toto corde”.
Mi sembra, infatti, che a parte qualche sapiente vegliardo
ancora in vita, non ci siano più al mondo Maestri di una statura culturale e
intellettuale e sapienziali che possano sostituirlo. Egli fu è resterà uno dei
pilastri della Sapienza Universale, uno dei più convinti assertori della
superiorità del Cattolicesimo quale apice del cammino verso l’Assoluto
tracciato dall’Umanità nel corso dei millenni, in quanto contenitore delle
verità e delle fondamentali dottrine di tutte le religioni.
Aldo La Fata, dunque, lega il suo nome a quest’opera ed è,
immagino, il suo modo di dimostrare la propria fedeltà ad un grande amico e
maestro, che manca a lui, come a me e a
tutti quelli che lo conobbero per l’eccezionalità del suo essere uomo, amico, credente e scrittore.
Quello che più mi sorprende è il silenzio assordante di tutti coloro che, a vario titolo nel corso degli anni, fecero parte dell'ATMA.
RispondiEliminaA ben vedere il sodalizio era nato per portare avanti prima di tutto una battaglia ideale volta a risvegliare le coscienze in preparazione alla Fine dei Tempi.
Curiosamente in questi ultimi anni la rete è diventata, almeno al livello più basso, un campo di lotta idoneo ad affermare i propri ideali, se uno ce li ha e pertanto mi sarei aspettato di leggere i contributi di qulacuno dei compagni di cordata di allora.
Ora - come dicono i Francesi - 'il n'en est rien. Tutti spariti, tutti defilati vuoi per motivi di anzianità o di salute, vuoi per altre ragioni che non mi è dato conoscere.
Per quel mi riguarda, non la penso così ed il mio impegno nella rete volto a combattere le forze asuriche o del caos data da circa una decade ormai. Non dubito che il fare ciò comporti una percentuale di rischio per la mia incolumità, percentuale che al momento non m'è nota.
Ma che importa? La mia vocazione mi ha portato e mi porta tuttora ad andare avanti fin che Dio vorrà. E la mia rimane ovviamente una pura e semplice lotta delle idee e nulla più, condotta negli assai ristretti limiti delle mie possibilità.
Ma non credo che il Padre esiga molto più per chi si schiera dalla parte dello Spirito. Credo che l'importante, di questi tempi, sia il dare testimonianza ed è l'ultima opportunità che ci rimane a disposizione. Non spetta a noi vicere l'immane contesa in atto sui piani visibili e soprattutto invisibili.
Paolo, ti risponderò con le parole di Nicholas il Francese: “…la disunione e l’incostanza hanno aperto larghe crepe nel cemento dell’amore e le pietre del santuario sono state sparse ai quattro angoli del mondo”. Ecco, un coraggioso e sincero esame di coscienza anche da parte tua a tale proposito non guasterebbe.
RispondiEliminaAldo, tu mi chiedi di fare delle riflessioni che non posso pubblicare in rete. Sì, è vero: nel corso degli anni si sono verificate delle complicazioni in seno a quella che era l'Alleanza. Colpe da una parte e magari anche dall'altra? Probabile. Ma credo si tratti ormai di acqua passata.
RispondiEliminaFatto sta che per parte mia vado avanti con un briciolo - e anche più - di temerarietà. E allora chi ha risposto e continua a rispondere alla propria vocazione primordiale alla lotta? Colui che se ne sta in pantofole a leggere un libro oppure chi cerca di smascherare le forze che tentano disperatamente di avvilupparci nella dimensione della Matrix?
Paolo, gli esami di coscienza pertengono al foro interiore e non vanno certo resi di dominio pubblico. Sono questioni che riguardano solo noi e la nostra “sfera morale”. Di questo parlavo.
RispondiEliminaPer tua conoscenza poi, ti dirò che l’unico scopo che si prefigge questo blog è quello di fornire qualche, si spera utile, elemento di discernimento o di sostegno all’intellezione. Niente di più e niente di meno. Quanto al tuo giudizio sui tuoi vecchi compagni di cordata, a me sembra offensivo, irriguardoso e anche sleale. Tra l’altro tu parli di una realtà umana e di una fratellanza che da più di vent’anni hai perso di vista e di cui oggi ignori praticamente tutto.
Infine, la Sovversione non si combatte a colpi di fantasia (troppo cinema e troppe letture sbagliate nella tua formazione caro Paolo), ma con l’impegno interiore, il buon esempio e la fermezza morale e intellettuale. Senza dimenticare la preghiera e l’adorazione. Ma per far questo bisogna esercitarsi a morire. Un esercizio difficile ne convengo, ma che bisogna compiere con coraggio e sincerità.
Per ultimo: Paolo, ma che ne è stato della tua fede cattolica? Non era quello un pre-requisito indispensabile per far parte dell’ATMA?