04/02/07

Angeli e spiriti mediatori

Nell’ultimo decennio del XX secolo, il paesaggio culturale europeo si è visto protagonista di un notevole aumento di pubblicazioni riguardanti gli angeli. Si trattava, per una larga parte, dell’effetto di una moda editoriale d’oltreoceano, portata dalla corrente della “New Age”, movimento sincretico e neospiritualista che si riteneva rispondesse alle aspirazioni di un’umanità in cammino verso la famosa “era dell’Acquario”, terra promessa di una nuova età dell’oro. Tra racconti di apparizioni celesti in punto di morte, rituali d’invocazione dei nomi ebraici degli angeli, manuali neo-cabalistici con la pretesa di portare ad una migliore conoscenza di sé e dell’avvenire, e confessioni del tipo “il mio angelo guardiano esiste, io l’ho incontrato”, il lettore non sapeva più come orientarsi. Si era arrivati fino al punto di proporre cicli di conferenze: “come portarsi al livello del proprio angelo…”, o di seminari che si riteneva permettessero al quadro stressato di dialogare con il proprio angelo, e di seguire i suoi giudizievoli consigli… al fine di “ottimizzare la propria forma”, senza alcun dubbio per la più grande felicità dell’impresa. Come sempre, quando nasce un neo-spiritualismo, tutto si riveste di colori angelici : la ricerca di poteri magici ed occulti, l’astrologia attraverso gli angeli planetari, il simbolismo dei colori, le medicine dolci, ecc. Il successo di questa moda fu tale che gli angeli sono stati utilizzati per molti anni come materiale per la letteratura, il cinema, la pubblicità, l’alta moda o l’industria del profumo, invadendo i manifesti pubblicitari e le pagine dei giornali. Che cosa resta di tutto questo? Non molto, grazie a Dio, com’è vero che quanto è sincretico e composito non può durare e che ogni tipo di bricolage intellettuale ha in se stesso la propria fine.
Rimane il fatto che l’ “angelofilia” della fine del XX secolo sia stato un fenomeno socioculturale singolare, che rinvia alla nostalgia e alle attese dell’uomo contemporaneo, perduto in un universo che sta lasciando ed un altro che non c’è ancora: nostalgia di un universo spirituale popolato di creature luminose, pure e buone, nostalgia di un mondo “incantato”, disseminato di Assoluto; attesa di figure mediatrici capaci di elevare l’anima, di venirle in aiuto, di liberarla dalle tenebre di questo mondo, di guidarla sul cammino della conoscenza e, all’occorrenza, di intercedere in suo favore. Gli angeli hanno spesso preso il posto di un Dio dato per morto o per scomparso, un Dio la cui immagine si è confusa e di cui non si sa più bene né chi sia né che cosa faccia.
Infatti, questo ritorno dell’angelo non ha rinviato ad alcun Dio, ad alcuna tradizione rivelata, si è più spesso presentato come assolutamente slegato dal presupposto biblico o coranico, se si esclude quanto preso a prestito dalla cabala giudaica e dalle scienze occulte. Insieme al primato accordato all’esperienza dell’incontro con l’angelo, questo approccio è stato rafforzato dalla fioritura di una iconografia che privilegiava l’immagine greco-latina dell’efebo svestito o del bimbo alato. Il vuoto dottrinale e il bricolage sincretico caratteristici “della New Age” hanno fatto apparire l’angelo come una forma pura, un involucro suscettibile di essere riempito con le aspirazioni ad una vita “altra” e ad una conoscenza spirituale. Non è più la Rivelazione che dona a quest’ultima il suo senso, ma l’individuo che la costruisce a sua misura. Ne risulta una temibile ambiguità: sulla forma angelica possono proiettarsi tanto fantasmi e volontà di potenza quanto aspirazioni autentiche. Gli angeli sono stati a volte addirittura assimilati agli extra-terrestri o ai “superiori sconosciuti”…
Il bisogno ben comprensibile di un mondo popolato di essere di luce, attenti all’uomo, è come l’inverso positivo della bassezza delle anime, della malinconia diffusa, di un mondo contemporaneo di cui si teme confusamente la fine disastrosa. Ma l’aspirazione alla vita celeste, alla protezione spirituale, alla conoscenza vera, non è evidentemente sufficiente a restaurare una prospettiva tradizionale, e ancor meno un’angelologia.
È giunto quindi il momento di riprendere in esame la figura angelica, rimettendola al suo posto, cioè nella struttura religiosa da cui essa dipende, rivelandone le ricchezze spirituali ed i valori intellettuali. Non è forse urgente cambiare la visione del mondo, rendere alla Realtà tutto il suo spessore, la sua complessità ed il suo mistero, ricucendo i legami rotti tra l’uomo ed il divino?
(Autore: Pierre Lory)

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