Pier Francesco Fiorentino, "Madonna delle rose"
Emilio
Spedicato
Maggio e tradizionalmente il mese di Maria, Vergine e Madre di Gesù.
Anche inquesto caso non ho trovato alcuna giustificazione che lo associasse a
Maria. Motivo perduto con il passare del tempo o forse fatto dimenticare perché
non conveniente. Facendo una ricerca con Google, il migliore motore di ricerca
con accesso veloce a milioni di documenti, non ho trovato solo la motivazione,
che a me appare banale, che il rifiorire di vita e i tanti fiori del mese di
maggio farebbero pensare alla Madonna. Nel seguito propongo una diversa
spiegazione, relazionata con un evento nella storia di Maria, su cui si e forse
preferito tacere.
In Spedicato (2016a), si considera la visita dei Magi a Gesù,
utilizzando varie fonti al di fuori del solo testo evangelico di Matteo,
confermandone la validità all’interno del seguente scenario innovativo rispetto
agli approcci tradizionale:
- I Magi sono originari della regione degli Altai, monti ricchi di oro
e sacri per lepopolazioni locali costituite da turchi, magiari (un tempo) e mongoli,
con ampie attività sciamaniche, ancora oggi esistenti.
- Partirono dopo avere osservato una stella luminosissima, assai
probabilmenteuna nova, non visibile in occidente per la copertura nuvolosa del
cielo; partirono seguendo una profezia di Zoroastro, forse originario di quelle
terre.
- Arrivarono a Gerusalemme dopo un anno, e seppero dai saggi di Erode
doveGesù allora si trovava (probabilmente ebbero l’informazione da Nicola
di Damasco, il maggiore storico dell’antichità, ed amico di Erode).
- Gesù si trovava in Arabia, nel già citato Wadi Jalil, a circa 1300 km
da Gerusalemme.
Tenuto conto della distanza fra Gerusalemme ed il Wadi Jalil e del
fatto che Erode certamente fece passare del tempo prima di informare i Magi su
dove era Gesù, e alquanto probabile che i Magi arrivarono alla casa di Gesù nel
mese di maggio.Sappiamo che portarono a Gesù, o meglio a suo padre Giuseppe, oro,
incenso emirra, in quantità certo notevole, visto che stando ad un apocrifo i
Magi eranoaccompagnati, alla partenza almeno, da 12 capi, forse delle 12 tribù
turche (deiGhuz), ciascuno con mille uomini. Incenso e mirra sono materiale
utilizzato nellaproduzione di gioielli di oro granulato, in cui erano famosi gli
Etruschi, anch’essi di probabile origine dagli Altai, fatto che fa pensare che
Giuseppe oltre che architetto (significato corretto di technon, errato
quello di falegname o carpentiere, Giuseppe costruiva palazzi per ricchi a
Cesarea Marittima…), fosse anche gioielliere; lavoro che forse gli servi per
mantenere la famiglia negli anni passati in Egitto.
Doni quindi a Gesù via Giuseppe. Ma e possibile che i Magi
dimenticassero Maria? Che non sapessero quello che si diceva probabilmente a
Gerusalemme
sulla sua maternità virginale e sulla spada che le avrebbe trafitto l’anima,
come nel Tempio le disse Simeone, citato da Luca? Magi che venivano da una
terra dove le donne erano importanti, potevano divenire imperatrici, come la Wu
cinese cosi importante nella diffusione del buddismo, dove potevano essere
sciamani capi. E’ ben difficile che Maria venisse dimenticata dai Magi. E il
dono che ipotizziamo lei abbia avuto fu di rose rosse, profumatissime,
spinosissime, difficili a trapiantare, provenienti da una tomba molto speciale,
forse quella di Zoroastro, per la cui profezia i Magi erano partiti, passando
poi da dove era lui era morto ed era stato seppellito.
A tale ipotesi si perviene leggendo lo straordinario Voyage d’un
faux derviche enAsie centrale, 1862-1864, del viaggiatore
ungherese Armin Vambery. Vamberyera partito, oltre che per suo interesse antropologico e storico, per
raccogliere informazioni per l’impero inglese, allora preoccupato da una
possibile espansione russa verso l’India. Fra le città da cui Vambery passò ci
fu Mazar-i-Sharif, attualmente in Afghanistan, nella provincia di Balkh, questa
considerata una delle città più antiche del mondo, ed i cui Budda giganti sono
stati distrutti qualche anno fa dai talebani. Mazar-i-Sharif significa nella
locale lingua afgana nobile santuario. Al centro della città si trova la
grande moschea blu, dedicata al quarto califfo e primo iman, Ali ibn Abi Talib,
parente di Maometto. Tale dedica è tuttavia tarda e non corretta, in quanto Ali
fu ucciso nel sud dell’ Irak, a Kufa, e sarebbe seppellito nella vicina Najaf,
una delle più sacre città degli sciiti e degli ismaeliti.
Quando Vambery arrivo a Mazar-i-Sharif, trovò che la città era famosa
non perl’hashish di oggi, ma per le rose rosse meravigliose, chiamate Goul-i-Sourkh.
Tali rose crescevano sulla cosiddetta tomba di Ali,– anche Vambery dichiara
che non poteva essere tomba di Ali. Vambery dichiara di non averne mai viste di
più belle e più profumate. Riferisce l’opinione locale che quelle rose potevano
crescere solo a Mazar, e solo sulla tomba, molti testimoniando che non era
stato possibile trapiantarle altrove, e nemmeno fuori della zona della tomba.
Si noti che la maggiore varietà di rose si trova tuttora nella Cina
occidentale, ovvero Sinkiang, zona associata a quella di provenienza dei Magi.
Da citazione di Confucio risulta che erano molto coltivate nei giardini imperiali.
Da Mazar-i-Sharif passano le strade commerciali che, venendo dall’occidente
(Persia, Turchia…) vanno o nel Turkestan cinese e poi verso la Cina, o nel Kashmir
e poi in India. Non è noto quale itinerario facessero i Magi nei 10.000 km circa
fra gli Altai e Gerusalemme. E tuttavia probabile che passassero per la più comoda
Via della Seta meridionale e quindi da Mazar-i-Sharif. Ora Zoroastro, stando a
documentazione in Filippani Ronconi (2007), a un certo momento abbandonò l’Iran
dove aveva predicato, per tornare alla sua terra, muovendo in direzione nord
est. E’ quindi probabile che sia passato dall’attuale Mazar-i-Sharif, e possa
esservi morto, la sua tomba in periodo islamico venendo attribuita ad Ali. E’
probabile che i Magi sapessero di questo fatto, motivo ulteriore per passare da
Mazar. E che abbiano pensato di portare a Maria delle rose dalla tomba di Zoroastro,
la cui profezia li aveva messi in moto, rose che loro, come sciamani ed esperti
di piante medicinali ed altro, sapevano come mantenere vive.
Quindi rose rosse a Maria, belle e profumate, ma anche colore del
sangue e conspine forse simili a quelle che perforarono il capo di Gesù, le cui
tracce sono cosievidenti nella Sindone. Un dono altamente simbolico, per una donna,
Maria, ai vertici come recettrice di un dono, un figlio associato al Padre
Nostro, e per la sofferenza che poi subì, e forse non solo per la sua morte in
croce.
Si legge in un apocrifo, citato in internet ma non in Moraldi (1971),
che Giuseppe e Maria, diretti verso l’Egitto, vennero fermati da soldati. Maria
nascose Gesù sotto il mantello, e quando le fu chiesto che cosa portasse,
rispose di portare fiori. Aprì il mantello e apparvero delle rose. Se Maria
diceva solo la verità, allora e da ritenere che portasse con se anche delle
rose, forse speciali per lei.
Rose rosse di Maria, dove siete finite?
Se e vera la nostra ipotesi, che i Magi arrivarono alla casa di Gesù
nel mese di maggio e donarono a Maria delle rose rosse in vita, è allora
naturale chiedere se ci sia una discendenza di tali rose. Quanto segue e molto
speculativo, ma la realtà può andare oltre le speculazioni più spinte.
Il paese di Taurisano si trova in Salento, vicino a Ugento, cittadina
antichissima.
Fu forse fondata, da un passo di Tucidide, da Minosse il cui
inseguimento di Dedalo fu terminato dalla tempesta associata al diluvio di
Deucalione. A Taurisano sino a pochi anni fa si trovava una edicola dedicata
alla Madonna davanti alla quale crescevano delle rose rosse, profumatissime,
spinose, impossibili da trapiantare altrove. Notizia che ho avuto casualmente
dalla proprietaria dell’edicola, che ha ora portato le rose in altro luogo, il
trapianto avendo avuto successo con lei.
Quanto sopra potrebbe avere una relazione con le rose di Maria? Una
possibilitàsegue osservando che quando Pietro lasciò la Palestina per l’Italia,
probabilmente portò un ricordo di Maria, forse proprio un vaso di rose. Secondo
tradizione, Pietro predicò ad Antiochia di Siria fra il 30 e il 64. Si sarebbe
recato a Roma in un primo viaggio nel 44, stando ad Eusebio di Cesarea, II,
14-6, dopo essere evaso dalla prigione, i cui due carcerieri furono
giustiziati. Pietro era inviso agli erodiani, e quindi ai loro amici romani,
dovette lasciare la Palestina per non essere ripreso, andando a Roma per
qualche tempo. Sarebbe poi tornato a Roma definitivamente nel 64, per morire
crocifisso a testa in giù. Nel 44 Maria doveva essere in vita, avendo circa 66
anni di età (se Gesù nacque nel 8 AC e se lei partorì a 14 anni…),, mentre nel
64 doveva essere morta. Non e noto con certezza dove Maria, affidata da Gesù
sulla croce a Giovanni, passasse l’ultima parte della sua vita. Forse a
Gerusalemme o nella casetta a lei attribuita sulla montagna dietro ad Efeso,
indicata dalla veggente Caterina Emmerick, e dove secondo una tradizione
sarebbe morta. Stando agli Atti12-12, vedasi anche Eisenman (2007), Pietro
visitò Maria, definita madre di Giovanni detto Marco, prima del viaggio a Roma
del 44; potrebbe in quell’occasione avere avuto le rose da lei. Si noti che la città
dove Pietro predicava, Antiochia, è abbastanza vicino ad Efeso.
Pietro sarebbe partito per l’Italia in nave, raggiungendo il Salento.
Nel primo viaggio, per ragioni di sicurezza, non approdo, riteniamo, nei porti
soliti di Brindisi, Otranto, Gallipoli o Leuca, ma in un tratto forse allora
paludoso fra Gallipoli e Marina di Taviano, dove si trova tuttora la chiesetta
murata detta di
San Pietro dei Samari. Nome, quello di Samari, che potrebbe indicare
una presenza di samaritani, che avrebbero potuto aiutare Pietro, essendo anch’essi
opposti sia agli erodiani che ai maggiorenti farisei e sadducei. Pietro doveva evitare
di essere riconosciuto, dopo la fuga dal carcere, dopo il suo terzo arresto da parte
di Erode Antipa I, che fece giustiziare le due guardie che non lo avevano vigilato
bene. Vedasi gli Atti degli Apostoli e Eisenman (2007). Dal luogo dove era
approdato, potrebbe essere andato a Taurisano, luogo di allevamento di bestiame,
non solo di tori, per acquistare un cavallo o un asino, il tratto finale sino Roma venendo effettuato di solito via terra. A
Taurisano potrebbe avere avuto un incontro che lo portò a donare o lasciare
parte delle rose… sarebbe anche passato da Leuca, dove stava un grande tempio In
finibus terrae. Qui si praticava probabilmente la prostituzione sacra. Un
centro raccolta di donne per tale attività si trovava probabilmente nella
vicina località di Lucugnano, Lo Cognano nei testi del Cinquecento,
vedasi Rizzelli (2006), nome che associato al latino cunnus, e a simili
parole in altre lingue, chiaramente indica, citando la pars nefanda
mulieris, vedi Monti (1856), la suddetta professione. Pietro sarebbe
arrivato durante una festa e, forse compiendo un miracolo, avrebbe convertito
cinquemila persone, secondo locale tradizione, Sarcinella (2007). Che nel mondo
classico esistessero enormi centri di raccolta di donne da avviare alla
prostituzione lo vediamo nel Deipnosofista di Ateneo,
secondo cui Corinto ed Egina avrebbero ospitato centinaia di migliaia di tali
donne.
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