La metapolitica della Rogazione evangelica e gli
Apostoli degli ultimi tempi
di Giuseppe Maddalena
1.
Leggere
i segni dei tempi
“Quando viene la sera dite: Sarà
bel tempo, poiché il cielo rosseggia;
e la mattina: Oggi ci sarà burrasca, poiché il cielo è
rosso cupo. Sapete, sì, giudicare
dall’aspetto del cielo, ma non sapete discernere i segni dei tempi” (Mt,
16,2-3). Con queste parole Gesù
rimprovera i farisei e i sadducei, che chiedono un segno dal cielo ed esorta
tutti noi a interpretare la storia che si svolge sotto i nostri occhi: attraverso l’osservazione della realtà , se la ragione può prevedere lo svolgersi degli eventi naturali,
l’intelletto illuminato dalla grazia non solo può comprendere il significato
del proprio tempo, ma anche leggervi i germi dei tempi nuovi che si
approssimano: se il cielo stasera rosseggia, domani sarà bel tempo; se il cielo è rosso cupo, nel corso
della giornata ci sarà burrasca. Dunque
bisogna sforzarsi di comprendere il presente e di intuire la direzione che
prende la storia. Tutta la vita della civiltà cristiana, infatti, si realizza
nella storia e si sviluppa tra due poli: la nascita di Gesù e il suo ritorno. E in questo tratto di storia è compito dei cristiani annunciare il Regno e
prepararne l’ Avvento, proclamare che siamo entrati in una nuova dimensione
della storia, che avrà il suo culmine e compimento nel ritorno di Gesù, e edificare hic
et nunc, giorno per giorno, nel
luogo in cui siamo, il Regno di Dio, con opere di giustizia e di carità. A tale
impresa è chiamato ogni cristiano e per essa riceve luce e forza dall’Iniziazione sacerdotale, regale e
profetica ricevuta con l’incorporazione a Cristo e ulteriormente incrementata
col sigillo dello Spirito nella Confermazione.
E’ anche vero, però, che ciascuno
di noi deve fare i conti non solo con la
fragilità della natura e con la resistenza alla grazia, ma anche con i limiti dell’intelligenza , se non il suo
offuscamento, che può alterare la giusta percezione della realtà . A compensare queste deficienze Dio si fa
presente nella storia, per rischiararci il cammino, soprattutto con due ordini di interventi: le
manifestazioni della Madre Divina e l’opera e la parola illuminata dei suoi
Santi. Ci occuperemo qui brevemente
dell’apparizione della Vergine presso il
villaggio di La Salette in Francia e dell’opera di un Santo di recente
canonizzazione, Sant’Annibale M. Di Francia: per volontà della Divina Provvidenza le
Comunicazioni Celesti affidate alla
semplice e rude pastorella Melania e le opere ispirate del colto e nobile canonico messinese si sono incrociate, si sono fecondate e ci hanno lasciato, tra le
altre cose, un messaggio di portata
escatologica. Il punto di vista che abbiamo assunto – che non è l’unico possibile
e che non esaurisce la ricchezza spirituale del messaggio di La Salette e
dell’opera di Sant’Annibale M. Di Francia – è quello della Metapolitica, nella
duplice e convergente prospettiva dell’ Escatologia civile, che studia le forme
delle istituzioni politiche e sociali e
delle idee che le ispirano, in relazione alla tensione provvidenziale verso la
restaurazione ultima dell’ordine naturale, e dell’Escatologia religiosa, che
cerca di cogliere nel dinamismo della
storia politica e religiosa i segni della preparazione dell’avvento del Regno
Universale di Cristo Re.
2. Carattere del profetismo cristiano
Per rendere più chiara la riflessione che
svolgeremo sarà bene considerare un
tratto fondamentale del profetismo cristiano.
Come è noto, il ruolo svolto dai profeti nell’Israele biblico è stato
assunto nel corso del bimillennio cristiano
dalla Vergine. Le apparizioni della Madre di Dio hanno origini
antichissime, ma se n’ è avuta una intensificazione a partire dalla prima metà dell'Ottocento, precisamente dal 1830 con l'apparizione a
Santa Caterina Labouré e con il dono
della Medaglia Miracolosa, che apre il ciclo, non si sa se concluso, dei grandi
richiami della Madonna. Ciascuna delle apparizioni ha una sua specificità di
significati, che si esprimono non solo
attraverso le parole pronunciate dalla Vergine, ma anche mediante il ricchissimo
simbolismo delle immagini e con gli eventi e le azioni che accompagnano l’apparizione.
E’ possibile, però, ricavare, al di là delle differenze, un messaggio comune a
tutte: l'avvertimento sui danni che
l'uomo può fare a se stesso, e soprattutto la promessa e l’annuncio di una rinascita
spirituale dell’umanità e di un rinnovamento universale sia nel rapporto con il
creato sia nella vita sociale. In primo
luogo il rinnovamento della natura. Nella
cosiddetta Medaglia Miracolosa affidata a Santa Caterina Labouré l’Immacolata è ritratta ritta con i piedi
sulla terra , segno di dominio sul mondo, mentre schiaccia la testa del
serpente, simbolo dell’opera demoniaca e del nostro psichismo inferiore. E’
un’immagine di materna regalità, che sembra annunciare quel Regno di Maria, profetizzato da San Luigi
Grignon di Montfort, che dovrà precedere il Regno di Cristo. Il Regno di Maria è di natura essenzialmente
spirituale, ma non bisogna trascurare che
consiste nel trionfo dell’Immacolata,
di Colei che non è stata toccata dal peccato originale e che con la sua
persona incorrotta è la promessa di un nuovo Eden. Il primo annuncio è, dunque,
il rinnovamento della natura che tornerà immacolata. Ce lo rivela il simbolismo delle apparizioni,
nelle quali il fuoco del sole roteante a Fatima, le acque miracolose di
Lourdes, la terra nella grotta delle Tre
Fontane, e l’aria che si respira in questi luoghi sono l’annuncio di
una Palingenesi. Ora la rigenerazione
universale promessa non ha nulla delle fumose utopie mondane, prodotte da una
fantasia svincolata dalla sana ragione
e guastata dal rifiuto della struttura
del reale. Tratto caratteristico della profezia cristiana è che ciò che è
annunciato, è in qualche modo già qui, presente e verificabile. Per avvertirlo basta
andare in certi santuari mariani o nei
luoghi delle manifestazioni della Vergine, dove la leggerezza e la trasparenza
dei quattro elementi sembra essere sul punto di rivelarne la quintessenza. A proposito di Lourdes, così scrive Vittorio
Messori: “Solo l’esperienza diretta (“vieni
e vedi” dice Gesù a chi fa domande astratte) può far capire il significato
dell’espressione sapiente detta, com’è ovvio, da un semplice. Replicava, quel
tale, a chi gli chiedeva, beffardo, perché tornasse periodicamente a
Lourdes. “Perché” rispose “quello è un posto molto sottile.” Un posto, cioè,
dove sembra davvero “assottigliarsi” lo spessore che divide Cielo e Terra; dove
si fa “sottile” il confine fra realtà concreta e quotidiana ed Enigma
invisibile ed eterno”. (Introduzione a R. Laurentin, Lourdes. Cronache di un mistero, Mondadori, pag. XXX della
Presentazione). Dunque nessuna fuga dalla realtà, perché la realtà della
presenza divina è già qui: vieni e vedi!. Se una
Restaurazione radicale è possibile, ed anzi annunciata, nel nostro rapporto con la natura, che è stata
affidata alla nostra cura e ad un uso ragionevole e rispettoso, per l’impronta,
che in essa vi scorgiamo, del suo Creatore, lo è anche un Rinnovamento radicale
nell’altro ambito in cui si svolge la nostra vita e che ci tocca costruire: la società. Anche qui una Rifondazione della
vita associata, sulla base di una vita spirituale realmente vissuta, non è
utopia: possiamo vederlo in atto in qualche esperienza reale. Guardando solo ai
nostri tempi, possiamo osservare, a titolo di esempio, l’esperienza delle Cittadelle del Movimento
dei Focolari, dove si vive in spirito di comunione di beni materiali e
spirituali o della Nomadelfia di Don Zeno Saltini, dove è perfino abolito l’uso
del danaro. Sono gocce in un oceano, che non hanno alcuna possibilità di
soppiantare i modelli attuali di società. E’ inimmaginabile che possano, col
solo esempio, per uno speciale effetto di contagio, cambiare granché nel mondo
di oggi. Ma sono realtà vive, la cui ragion d’essere è, oltre che nella
santificazione di coloro che vi partecipano, nella loro funzione di
testimonianza profetica di quel che potrà essere. Ricordano un po’, con le
dovute differenze, le comunità
agricolo-pastorali preconizzate da Silvano Panunzio, quali fasi iniziali di una
società ritornata alla semplicità e autenticità della vita, anche se destinata
nel tempo a organizzarsi in forme più complesse. Giuseppe Palomba, economista
di fama internazionale, esperto di dottrine metafisiche e altresì condirettore
per qualche anno della rivista “Metapolitica” e amico personale di Panunzio, le
definì una “bella favola”. Ma non sono solo una bella favola, perché sono già
qui fra noi. “Vieni e vedi!”.
3.
La
Salette
Sull’apparizione della Vergine a La
Salette, sul suo aspetto e sulle parole da Lei pronunciate abbiamo l’ampio resoconto di Melania Calvat,
che è ricco di sollecitazioni e può
essere interpretato secondo diverse prospettive. Noi scegliamo del testo quei contenuti che ci sembrano
particolarmente significativi per il punto di vista che abbiamo qui assunto,
quello, come si è detto, dell’escatologia civile, che ha come oggetto la
restaurazione della società secondo l’ordine naturale, e dell’escatologia
religiosa, che riguarda una radicale rinascita spirituale dell’umanità, una
vera e propria palingenesi alla fine dei tempi. Già
alcuni anni fa Maurice Dubois, (Melania!,
articolo apparso sulla rivista “Metapolitica”) aveva
segnalato l’eccezionale importanza delle apparizioni di La Salette e la
sua originalità rispetto ad altre: la Vergine aveva preannunciato un periodo di
pace e di radicale risveglio spirituale, durante il quale i nuovi Re sarebbero tornati ad essere il braccio
destro della Chiesa. In verità, analizzando l’intero messaggio ci si accorge
che la Madonna di La Salette non ha soltanto preannunciato il rinnovamento delle
due massime istituzioni, Sacerdotium e Regnum. Nel suo colloquio con Melania, la Vergine, riferendosi con linguaggio semplice e popolare al mondo rurale della Calvat, ha imputato alla
cattiva condotta dei contadini la scarsità e la rovina del raccolto e ha
indicato con immagini vivaci la via per la fecondità delle attività creative e
produttive: “ se si convertiranno, le pietre e le rocce si tramuteranno in mucchi
di grano e le patate si troveranno seminate per
i campi”. Infatti “se il raccolto va male, la colpa è vostra. Ve l’ho
dimostrato l’anno passato con le patate: voi non ne avete fatto caso; anzi,
quando ne trovavate delle guaste, bestemmiavate il nome di mio Figlio. Esse
continueranno a marcire, e quest’anno a Natale non ve ne saranno più…Se avete
del grano non seminatelo. Quello seminato sarà mangiato dagli insetti e quello
che verrà, cadrà in polvere quando lo batterete. Sopraggiungerà una grande
carestia. Prima di essa , i bimbi al di sotto dei sette anni saranno colti da
tremore e morranno tra le braccia di coloro che li terranno. Gli altri faranno penitenza con la carestia.
Le noci diventeranno cattive e le uve marciranno”. La notizia dell’apparizione e la propagazione
del messaggio produssero fervore religioso e ebbero inizio i pellegrinaggi
sulla montagna di La Salette. E’ probabile che, data la larghezza della
misericordia di Dio, molti mali furono attenuati. Ma di uno di questi abbiamo
notizia documentata, con precisione
addirittura scientifica: nel 1847, l’anno successivo all’apparizione, un parassita detto “mal bianco”, proveniente dall’America, si
diffuse tra le vigne della Francia,
danneggiandole seriamente; nel 1868 la
fillossera mandò in rovina la metà dei vigneti francesi, provocando un calo di
produzione pari a due terzi; nel 1878 fu il turno della peronospora, che, proveniente anch’essa dall’America, aggiunse
altri danni (cfr. V.Messori, Pensare la
storia, pag. 274). Quali gravi colpe
hanno mai commesso i contadini di La Salette e dintorni? Eccole, nelle parole
della Vergine: “Io vi ho donato sei giorni per lavorare, me ne sono riservato
il settimo, e non me lo volete accordare.. .…. Coloro che conducono i carri non
sanno parlare senza mettere il nome di mio Figlio in mezzo. Queste sono le due
cose che appesantiscono tanto le braccia di mio Figlio”. Dunque, la bestemmia e
la mancata santificazione della festa. Erano queste le uniche colpe dei
contadini? Considerata la debolezza della natura umana, ci sarebbe da pensare
che abbiano combinate anche altro, ma
non ne abbiamo molte testimonianze. Quel che è certo è che la Vergine indica
proprio queste due e le mette in relazione al cattivo e scarso raccolto. Un significato
e un insegnamento debbono esserci. Per i
contadini di La Salette, per la Francia, per l’umanità. Cerchiamo di capire. La
bestemmia, dice il Catechismo della
Chiesa cattolica, “consiste nel proferire contro Dio – interiormente o
esteriormente – parole di odio, di rimprovero, di sfida, nel parlare male di
Dio”. Parole di odio e di rimprovero: sono un implicito atto di accusa a Dio,
considerato responsabile delle proprie contrarietà e sofferenze, l’esatto contrario della più tipica e più
bella forma di preghiera cristiana: la preghiera di lode e di ringraziamento.
Nell’Invitatorio che introduce le
Lodi mattutine si recita il salmo 94, che comincia così: ”Venite, applaudiamo al Signore,//acclamiamo alla roccia della nostra
salvezza.//Accostiamoci a Lui per rendergli
grazie, a lui acclamiamo con
canti di gioia”. Lodare e ringraziare Dio è riconoscere in Lui il Creatore
potente e santo, giusto e misericordioso che si prende cura della sua creatura.
La bestemmia in sé (prescindendo da
considerazioni sulle componenti psicologiche della impulsività delle reazioni,
sulle cattività abitudini, sull’influenza dell’ambiente culturale, ecc.) è l’espressione della recisione di questo
legame di amore e di fiducia radicale. Sulla Messa domenicale non ci sono da spendere
molte parole, perché è evidente la sua relazione con i giorni lavorativi:
l’uomo deve provvedere alla sua vita con il sudore della fronte, ma non deve
trasformare il lavoro in schiavitù, convertire il giusto desiderio di benessere in avidità. Il rispetto del
giorno festivo è un recupero del rapporto dell’uomo con Dio, è un ritrovare nello scorrere dei giorni il
fondamento extratemporale della sua esistenza. E’ questa la pedagogia di Maria:
parole semplici, che trasmettono la profonda e misteriosa verità del rapporto
dell’uomo con la natura: dal
comportamento dell’uomo, dalla sua comunione con il Creatore, per ragioni non
spiegabili con la pur valida scienza moderna, ma non ignote alla cosmologia antica,
dipendono in gran parte lo stato della natura e la sua fecondità, il lavoro
dell’uomo e i suoi frutti. Il piccolo mondo rurale di La Salette può essere
assunto, perciò, come esempio
particolare di tutta quella varia e differenziata realtà produttiva e creativa necessaria alla
vita, di tutte quelle attività per le quali gli uomini si associano, come osservava
Platone nella Politeia, per poter soddisfare
le esigenze dell’esistenza. Dunque, se
consideriamo il messaggio di La Salette nel suo insieme vi possiamo leggere
l’esortazione a ricostituire il legame,
troppo spesso spezzato, tra la Terra e il Cielo e la promessa del rinnovamento
della società umana attraverso la restaurazione della Sacra Triade: Sacerdotium – Regnum –Ars. Il messaggio ci dà anche qualche barlume
essenziale sul futuro svolgimento della storia umana, che vedrà un passaggio
dalla corruzione dilagante nel presente a un’era di pace della durata di
venticinque anni (reali o simbolici?), cui farà seguito un periodo di
appannamento spirituale e il nuovo e decisivo scatenarsi delle forze della
dissoluzione; e infine il rinnovamento universale. La Vergine a conclusione della lunga
descrizione dei mali che tormentano l’umanità in questa fase problematica
promette, preannuncia: tout sera renouvelé. Parole queste
ultime che ricordano uno dei versi iniziali dell’antico Inno Akathistos,
dedicato a Maria: Ave, per Te si rinnova il creato. L’Inno si riferisce, in verità, al rinnovarsi del mondo alla nascita di Gesù,
il messaggio di La Salette a un momento conclusivo. Così con le parole assai
simili della Vergine, la fine si
congiunge col principio e un ciclo si chiude, per spalancarsi di nuovo su una
realtà rinnovata e non immaginabile. Ma prima che ciò avvenga, ci annunzia il
messaggio di La Salette, appariranno gli Apostoli degli ultimi tempi.
(I PARTE)
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