Dalle biografie
liberali su Gesù Cristo di Ernest Renan e Rudolf Bultmann, lo studio sulla
storicità dei Vangeli ha fatto enormi passi in avanti. Anche gli studiosi
critici più razionalisti hanno dovuto riadattare i loro
convincimenti: dal Gesù storico mai esistito siamo finalmente giunti ad avere,
anche da parte loro, il riconoscimento della sua esistenza certa, fino
addirittura all’ammissione della storicità degli avvenimenti
accaduti nei suoi ultimi giorni, dal processo alla sepoltura.
Ne abbiamo parlato
l’anno scorso,
rilevando un quasi unanime accordo tra gli studiosi, credenti e non credenti,
ragionevoli o razionalisti. Le posizioni si discostano dal ritrovamento del
sepolcro vuoto e, sopratutto, dalla resurrezione di Gesù. A
pochi giorni dalla Pasqua, approfondiamo ancora di più le cose, dopo aver però
chiarito che soltanto chi ha ricevuto il dono della fede può “accedere” al Gesù
risorto, la storia non ha alcuna capacità di determinare le
verità di fede. Può dare il suo importante contributo, ma è sbagliato confondere
i piani ed aspettarsi dall’indagine storica certe conferme o certe smentite che
non è e non sarà mai in grado di dare.
1) Innanzitutto, i Vangeli mostrano che quella di Gesù è
una resurrezione completamente diversa da quella degli
altri racconti di resurrezione descritti dagli evangelisti (la figlia di
Giairo, la vedova di Nain e Lazzaro). Per questi, si tratta di un ritorno alla
vita temporale, soggetta nuovamente a morte. Nel caso di Gesù, invece, gli
evangelisti usano un altro linguaggio: egli non è più soggetto a morte, appare
come visione eppure mantiene una corporalità. «La morte e la resurrezione di
Gesù sono considerate un evento unico» nella storia, ha riconosciuto lo
studioso agnostico B.D. Ehrman (Did Jesus Exist?,
HarperCollins Publisher 2013, p.228), ed effettivamente non esiste nulla di
simile nella tradizione ebraica, la quale insegnava semmai una sorta di
rapimento corporale in cielo (per esempio nei casi di Enoc, Elia, Esdra e
Baruc). Se fosse un’invenzione degli apostoli, perché discostarsi così
pesantemente dalla tradizione ebraica? Se volevano affermare che Gesù
era il Messia, Colui che compiva le profezie ebraiche, perché inventare una
resurrezione tanto distante e inedita dalla tradizione religiosa dell’Antico
Testamento?
2) Un secondo aspetto poco ricordato è che per ogni
fedele ebreo, il giudizio del sinedrio, il supremo
tribunale ebraico, rappresentava nientemeno che il giudizio di Dio, e il
sinedrio stabilì che Gesù era un bestemmiatore, un miscredente, un maledetto da
Dio. Eppure, un pugno di giudei (pescatori, per lo più) improvvisamente
fronteggia tale giudizio, iniziando a predicare che tale condannato è il
Salvatore che il mondo attende. Cosa può essere accaduto per motivare questi
devoti ebrei a sfidare il supremo (e divino) giudizio del
sinedrio, addirittura sostenendo che Dio, risuscitando Gesù, si sarebbe
pronunciato in maniera categorica contro tale sentenza? Non erano teologi o
membri dello stesso sinedrio, ma un gruppo di pescatori e qualche donna,
oltretutto gli stessi che poco prima scappavano impauriti,
rinnegavano Gesù, si disperdevano delusi e amareggiati. L’unica risposta
ragionevole, anche in questo caso, è quella che loro stessi offrono: furono
testimoni di un evento eccezionale, la resurrezione di Gesù, l’unico motivo
valido per decidere di lasciare tutto e cambiare vita, sfidando
persecuzioni, vessazioni da parte della loro comunità di origine e di
appartenenza, da parte dei loro familiari e amici. Fino al martirio.
3) Senza la resurrezione rimarrebbe inspiegabile anche
la celebrazione della domenica fin dagli albori del
cristianesimo (At 20,7; 1Cor 16,2; Ap 1,10), mentre per gli ebrei il giorno
sacro è il sabato, come stabilito dalla legge mosaica. Questi
uomini, dunque, non solo osano sfidare la concezione biblica
della resurrezione, affermando un concetto totalmente inedito e nuovo, non solo
osano sfidare il giudizio del sinedrio (il giudizio di Dio,
per gli ebrei), ma correggono anche la legge mosaica per
affermare che il giorno sacro è quello in cui è risorto Gesù. Senza
considerare, ne abbiamo già parlato in altri contesti, che osano -ancora una
volta- raccontare che le prime testimoni di tale resurrezione sono delle
donne. Un’altra controproducente follia. «Nel mondo patriarcale
in cui vivevano quei cristiani», ha commentato Ben Witherington III,
docente di Nuovo Testamento presso l’Asbury Theological Seminary di Wilmore, «non
è credibile che un gruppo con una tale mentalità potesse inventarsi una storia
simile. Analogamente, non vi sono motivi validi per pensare che questi racconti
sulle apparizioni avessero la propria origine nell’Antico Testamento, che a
stento menziona il concetto della resurrezione dai morti» (B. Witherington
III, Una reposiciòn de la resurrecciòn, in P. Copan, Un sepulcro
vacto. Debate en torno a la resurecciòn de Jesùs, Voz de Papel 2005,
p.183,184) Per José Miguel Garcia, noto esegeta del Nuovo
Testamento presso l’Università Complutense di Madrid, «l’analisi delle
testimonianze e degli avvenimenti può portare a concludere che senza il fatto
reale della resurrezione, molte cose rimarrebbero senza spiegazione» (J.M.
Garcia, Il protagonista della storia, BUR 2008, p.274). Come ha precisato anche
Justin W. Bass, docente di Nuovo Testamento presso il Dallas
Theological Seminary, «nessuna spiegazione naturalistica è in grado di
spiegare tutti i fatti. Questo è anche il motivo per cui vi è una spiegazione
naturalistica diversa per ogni scettico che cerca di spiegare le origini del
cristianesimo».
4) Abbiamo già accennato al sepolcro vuoto
come elemento di discussione tra gli studiosi, eppure gli argomenti a favore
sono schiaccianti. Tra i principali sicuramente il comportamento delle autorità
ebraiche: se il corpo di Gesù fosse stato nel sepolcro, senza dubbio lo
avrebbero detto, sarebbe stato infatti il miglior modo per screditare
l’annuncio della resurrezione. Se non lo hanno fatto è perché non hanno potuto:
per tutto il tempo in cui hanno cercato di impedire la diffusione del
cristianesimo, i membri del sinedrio non hanno mai negato il
dato del sepolcro vuoto, semplicemente lo hanno spiegato appellandosi alle dicerie
del furto del corpo di Gesù da parte degli apostoli. Ebbene, anche se lo
avessero rubato, rimane la domanda già fatta in precedenza: perché inventare
dal nulla un concetto, difficile e totalmente inedito, di resurrezione come
quella descritta per Gesù? Avrebbero potuto semplicemente avvalersi dei
contenuti della tradizione ebraica.
Vi sono altri
argomenti decisivi a favore del sepolcro vuoto, ben sintetizzati
dal filosofo W.L. Craig, docente presso la Houston
Baptist University: «Diverse ragioni hanno portato la maggior parte
degli studiosi a questa conclusione: a) Il racconto del
sepolcro vuoto fa parte del materiale più antico utilizzato da Marco. b)
L’antica tradizione citata da Paolo 1 Corinzi 15,3-5 implica il sepolcro vuoto.
c) Il racconto è semplice e non mostra i segni di abbellimento
tipici delle leggende. d) Il fatto che la testimonianza
femminile non avesse molto peso nella Palestina del I secolo gioca a favore
della storicità di tale informazione. e) L’iniziale accusa, da
parte degli ebrei, che i discepoli avevano trafugato il corpo di Gesù
presuppone che il corpo, di fatto, non si trovava nel sepolcro» (W.L.
Craig, Intervenciones iniciales, in P. Copan, Un sepulcro vacto. Debate en torno
a la resurecciòn de Jesùs, Voz de Papel 2005, p.30). Tanto che uno dei principali biblisti del secolo
scorso, Jacob Kremer, ha concluso: «Decisamente, la maggior
parte degli eruditi rimane salda sull’affidabilità di quanto è
scritto nella Bibbia a proposito del sepolcro vuoto» (“Die
Osterevangelien–Geschichten um Geschichte”, Katholisches Bibelwerk, 1977,
pp. 49-50).
La Resurrezione
di Gesù, dunque, è l’elemento centrale che illumina
diversi fatti ed eventi storici che altrimenti rimarrebbero senza alcuna
ragionevole spiegazione. Per questo, in mancanza di argomenti alternativi degni
di plausibilità, è possibile definirlo come fatto storico,
descritto nei Vangeli che sono indubbiamente libri di fede, ma anche «fonti
storiche importanti», come ammette lo studioso agnostico B.D.
Ehrman (Did Jesus Exist?, HarperCollins Publisher 2013, p.75).
Alcuni di questi fatti storici, che trovano ragionevole spiegazione soltanto se
si considera un evento realmente accaduto anche la Resurrezione, sono stati
elencati da Justin W. Bass, docente di Nuovo
Testamento presso il Dallas Theological Seminary: «La tomba vuota, le
apparizioni a Pietro e Paolo (che sappiamo anche essere andati incontro alla
morte per questa convinzione), la conversione improvvisa del persecutore dei
cristiani Paolo di Tarso, l’esplosione incredibile di questa setta ebraica che
adorava come Dio un uomo crocifisso e risorto di nome Gesù, la trasformazione
di secolari usanze ebraiche, come la circoncisione e la Pasqua, e così via.
Come si spiega questo esplosivo movimento a Gerusalemme nel primo secolo,
basato su queste inedite convinzioni in un falegname crocifisso e risorto di
nome Gesù? La sua resurrezione è l’unica spiegazione che
rappresenta tutti i dati e ogni spiegazione alternativa naturale è morta un
migliaio di volte nel corso degli ultimi 200 anni». Gli ha fatto eco Craig
A. Evans, docente di Nuovo Testamento e direttore del programma di
specializzazione presso l’Acadia Divinity College: «L’argomentazione storica
non può da sola forzare a credere che Gesù sia risorto dai morti; essa è
tuttavia utilissima a spazzar via la sterpaglia sotto la quale
vari tipi di scetticismo sono andati a nascondersi. La proposta che Gesù è
risorto corporalmente dai morti possiede un’ineguagliabile capacità di spiegare
i dati che sono al cuore stesso del primo cristianesimo» (C.A. Evans, Gli
ultimi giorni di Gesù, San Paolo 2010, p.114).
Si è liberi di
essere scettici ed agnostici sulla questione, ovviamente, ma
se si segue la ragionevolezza e ci si avvale dei criteri storici, si finirà
inevitabilmente come Tommaso ai piedi del Gesù risorto. Dicendo: “Mio
Signore e mio Dio” (Gv 20,28).
La
redazione
Complimenti, un bellissimo articolo, utilissimo a far luce sulle "ragioni" storiche e non solo, legate al Mistero della Resurrezione di Gesù. Molti di questi capisaldi li avevo già conosciuti anni fa, attraverso altre letture, ma qui vengono ribaditi con semplicità e grande chiarezza espositiva.
RispondiEliminaGrazie mille
Fabrizio
Il citato José Miguel Garcìa è anche l'autore di un notevole testo pubblicato in lingua italiana con il titolo "La vita di Gesù nel testo aramaico dei Vangeli". Altro che Corrado Augias!
RispondiEliminaGrazie a Fabrizio per il commento e ad Antonello per il rimando a José Miguel Garcìa che anch'io conoscevo e che effettivamente merita. Forse su Augias aveva ragione Michael Hesemann che lo definiva "un esempio perfetto di autore scandalistico".
RispondiEliminaQuesto articolo è apprezzabile e puntuale nei suoi contenuti. Leggendolo, viene comunque da riflettere sul fatto che un'idea generale di resurrezione (quella dei giusti nell'ultimo giorno, non certo l'idea della morte e risurrezione del Figlio di Dio)non doveva essere poi così estranea alla cultura ebraica del tempo di Gesù. I farisei ad esempio ci credevano e, di fatto, questa convinzione doveva essere diffusa anche tra le classi popolari e tra quelle, diciamo così, medio-alte. La stessa Maria, sorella di Lazzaro, nel vangelo di Giovanni lo dichiara esplicitamente (anche se la sua frase potrebbe riecheggiare quanto appreso di nuovo dal Maestro: ma potrebbe anche essere frutto di una convinzione pregressa all'incontro con Gesù). Di certo, gli Apostoli sembrano non aver capito bene cosa volesse dire Gesù quando parlava di morte e resurrezione.
RispondiEliminaPaolo
Grazie Paolo per il contributo integrativo che mi sembra ineccepibile.
RispondiEliminaGrazie. Correggo magari lo svarione dovuto alla memoria fallace: è Marta a parlare della Resurrezione, non Maria
RispondiEliminaPaolo