Jean Parvulesco è autore poco
o per niente frequentato dai “tradizionalisti” italiani (fa rara eccezione il
Claudio Mutti che vi ha dedicato più di qualche articolo) e invece i suoi
romanzi sono ricchi di suggestioni letterarie e di preziosi
riferimenti esoterici. Tra le nostre carte abbiamo riesumato la traduzione di
una bella recensione dell’amico Alain Santacreu apparsa sulla pagina web
del sito “Contrelitterature” il 12 ottobre del 2014. La proponiamo
ai nostri lettori per spronarli ad affrontare un autore se si vuole anche
controverso e per molti aspetti problematico, ma sempre ricco di informazioni e
sapienti insegnamenti. Nell’attesa, o nella speranza, che qualche nostro editore
si decida a pubblicarlo.
di Alain
Santacreu
I due libri di Jean
Parvulesco (1929-2010), La spirale
prophétique e Le Retour des Grands
Temps, costituiscono una raffigurazione d’insieme che, intrecciandosi l’uno
all’altro nell’alternarsi di una lettura appropriata, suggerisce l’immagine di
un esagramma, simbolo della loro struttura tantrica occulta, mandala
dissimulato dell’atto della lettura.
Significa forse che è
necessario dedicarsi a una lettura parallela de la Spirale e del Retour?
Sembra evidente che esista un percorso di lettura in grado di calamitare ogni
lettore predisposto, una sorta di marcia rituale salomoniana.
Nell’uno e nell’altro libro
si ritrovano gli stessi temi ma in punti spesso invertiti. Per esempio, ne La Spirale prophétique, fin dai primi
capitoli, riferendosi all’opera di Denys Roman, la Fra-Massoneria si vedeva assegnare
una missione di salvaguardia delle eredità tradizionali per la fine del ciclo.
In Le Retour des Grands Temps, questo
ruolo conservatore d’Arca vivente dei
simboli verrà assegnato al “romanzo
occidentale della Fine”. In effetti, si interroga Jean Parvulesco, “dopo le più atroci, le più oscene decadenze
spirituali della Fra-Massoneria, che fu per noi per tanto tempo e tanto
felicemente l’Ordine dei Rifugiati, il grande occultismo non si è forse
ridotto, anch’esso a cercare asilo, a dissimularsi provvisoriamente e d’ora in
poi e in mancanza di meglio, dietro le opere finali, crepuscolari, di una certa
letteratura occidentale?”(p. 107).
Ma questo ruolo escatologico
promesso alla Fra-Massoneria conservatrice delle eredità, risorgerà negli ultimi capitoli di Retour des Grands Temps, nella stessa prospettiva integralmente tradizionale, imperiale, scoperta sotto l’impulso di
Denys Roman.
E’ così che nel capitolo
intitolato “La mission occulte de Julius Evola”, si allude al riemergere della Roma Principia, archetipo occidentale
dell’idea imperiale: “A questa insegna,
dirà Jean Parvulescu, la Chiesa, la
Fra-Massoneria e il Giudaesimo si trovavano direttamente riferite nel loro
doppio eidetico, intatto, persistente virginalmente nell’invisibile; ed è la
convergenza, l’integrazione e il connubio abissale di queste Tre Istanze che
costituirà allora l’immacolata concezione del Nuovo Uno, dell’Uno finale che
chiede di emergere una volta ancora attraverso l’identità sovrastorica della
‘Roma Ultima’ ”. (p. 383).
E’ attraverso il romanzo che
si stabilisce la congiunzione tra La
Spirale e Le Retour. Durante la
decina d’anni che li separano, l’autore scriverà i suoi primi quattro romanzi - che sono altrettante partenze clandestine verso l’India.(1)
Il romanzo è il legante dei due libri e con le recensioni, ne costituisce la
materia prima.
Le Retour des Grands Temps, letto specularmente con La Spirale prophétique, dà luogo a un libro-esagramma, bizzarro tentativo
di alchimia spirituale.
Fin dal secondo capitolo,
l’analisi di uno dei libri di Graham Masterton, Walkers, ci rivela la metafora ricorrente di Retour. Un lungo brano è consacrato ai viaggi sotterranei praticati
sulle linee dette “ley” dagli antichi
grandi iniziati celti. Questa magia della
terra supponeva, nei tempi pre-cristiani, la presenza di luoghi magici
collegati tra loro da una rete di linee situate all’interno della terra, che si
potevano percorrere camminando.
Metaforicamente, anche il
lettore dovrà percorrere queste linee
tracciate da Jean Parvulesco sulle orme del romanzo occidentale della fine.
Romanzi ardenti e passaggi misteriosi; romanzi in quanto racconti e racconti in
quanto romanzi; slittamenti ontologici dell’essere nel suo rimontare la spirale
profetica, i romanzi sono sentieri iniziatici.
Molto presto si stabilisce
una sorta di identità tra il lettore di Parvulesco e Parvulesco in quanto
lettore di un’altra istanza
narratrice. La lettura diviene così atto trasmutatore che dà luogo al mistero
di una identità aggregativa.
Se il romanzo è l’esperienza
dei limiti, i romanzieri della grande
letteratura, come la intende
Parvulesco, appartengono a questa confraternita dei camminatori del cielo il
cui percorso transmigratorio è una via
ignis della romanza. I compagni di viaggio di Jean Parvulesco, in Le Retour des Grands Temps, si chiamano
Graham Masterton, John Dickson-Carr, Erle Cox, Bram Stoker, Guy Dupré, Patrick
Ferré, Maurice Leblanc, Jean Robin, Raoul de Warren, Zacharias Werner, Olivier
Germain-Thomas, Talbot Mundy, John Buchan, Donna Tartt. Tutti esponenti di una
sola confraternita agenti all’interno di un solo Ordine –come mostra Herman
Hesse nel suo Voyage en Orient.
Questi designati
dell’oltremondo formano una confraternita eroica, aggregato di esistenze
impegnate sui sentieri ardenti dell’India
interiore; e le traduzioni romanzesche alle quali si dedicano annunciano
semplicemente il Retour des Grands Temps.
Jean Parvulesco insiste sulla
corrispondenza del romanzo della fine con l’Opera al giallo degli antichi alchimisti
–la Xantosis greca, la Citredo latina-, “forma di sogno desto, di realizzazione temporanea di ciò che un giorno,
più in là, ci accadrà eternamente”(p. 389).
Questo stato di sovracoscienza
onirica, di sogno abissale, in un capitolo di La Spirale, “G.I. Gurdjieff et la Fraternité des Polaires”, Jean
Parvulesco l’aveva denominato “il quarto
sogno”.
L’assimilazione del romanzo
della fine all’ “Opera al giallo” sospinge lo sguardo del lettore verso una
visione cromatica. Ne Le Retour, a
partire dal capitolo “En réentrouvant les portes de l’Inde”, sembra che il
libro si colori leggermente di blu, di un blu sempre più intenso fino a
raggiungere l’indaco più mariano negli ultimi capitoli.
E’ a partire dalla lettura di
Talbot Mundy che il libro azzurra. Di questo romanzo, Il était une porte, Parvulesco ci dice che è un mandala, “una porta sospinta tra questo mondo e
l’altro mondo: è la scrittura medesima di questo romanzo di avventure a condurci
fino ai piedi della Prigioniera dai Capelli blu che è in se stessa il passaggio verso l’altro mondo e
che, in un certo senso, è fatta della sola scrittura che non smette, in questo
romanzo, di andare verso di lei e di raggiungerla costituendola (pp.
306-307). Un mandala che si tratta di
saper riattivare attraverso una lettura appropriata”(pp. 306-307).
Possiamo allora prevedere che
tra il giallo e il blu, dovrà sorgere il verde. Questo luogo del passaggio al
verde dovrà essere ricercato nella struttura d’insieme dell’esagramma
costituito da Le Retour e La Spirale: è al centro esatto di questa
figura nascosta che spunta il verde.
Quale orientamento dare
all’esagramma? Quale lettura appropriata adottare al fine di attivare questo
mandala? Il triangolo puntato verso l’alto, è forse quello del Retour?, e quello puntato verso il
basso, è forse quello di La Spirale?
Fortunatamente, il centro comune ai due triangoli che si compenetrano, il loro
cuore orientante è indicato esplicitamente da Jean Parvulesco nel capitolo di Retour intitolato “La mission occulte de
Julius Evola”: “Così ho dovuto suscitare,
nel cuore stesso del presente scritto –come abbiamo appena visto-,
l’inquietante problema di un libro di ‘testimonianze e rivelazioni’ che abborda
tutto ciò che senza tradire può essere detto a proposito di Julius Evola”(p. 395).
Sarà quindi sufficiente
ritrovare il capitolo corrispondente “nel
cuore stesso” de La Spirale per
scoprire il giusto orientamento dell’esagramma.
Il lettore zelante avrà già
capito che questo luogo non può essere che il capitolo intitolato “La réapparition
du Visage Vert” – poiché, tra il giallo e il blu, verde è il colore dei
camminatori del cielo, verde è la faglia del centro che li attrae. Questa faglia
interiore, stimmate del cuore infiammato, passaggio segreto della struttura
d’insieme, trasforma il fenomeno della lettura che diviene atto alchemico. Il leggere,
così concepito è una presa d’armi per l’ultimo combattimento.
(1) La
Servante portugaise, Les Mystères de la Villa Atlantis, L’Étoile de l’Empire
invisible, Le gué des Louvres.
(Una
prima versione di questo testo è apparsa nel 1998, nel n. 3 della rivista “Avec
Regarde”, pp. 100-101)
(traduzione
dal francese di Letizia Fabbro)
Grazie, caro Aldo. Ho scoperto grazie a te il prezioso Alain Santacreu e "Contrelittérature", e non te ne sarò mai sufficientemente grato!
RispondiEliminaUna figura di primissimo piano nel panorama della cultura tradizionale per originalità, serietà e profondita, ma purtroppo poco nota. Grazie Antonello!
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