di Carlo Gambescia
Non vorremo stancare gli amici lettori con un terzo
articolo, seppure "tangenziale" (fino a un certo punto però),
sulla questione di Papa Francesco. Tuttavia, il confronto
tra Gianfranco de Turris (*), serissimo intellettuale di destra,
brillante giornalista, e Aldo La Fata (**), forbitissimo cultore delle
grandi problematiche metapolitiche, meritava un commento, per
sottolineare almeno due punti. Diremmo, metodologici.
In primo luogo, de Turris e La Fata,
nonostante le comuni e salde radici tradizionaliste (si dice così?),
sembrano fatti per non intendersi. Il primo, con Evola nel cuore (e nella
mente, ovviamente), quindi non tenero verso certo cattolicesimo
modernista, il secondo, fedele continuatore di Silvano Panunzio, quindi portato
più al ragionamento, certo tagliente, che alla scomunica.
In secondo luogo, i presupposti stessi
delle due argomentazioni, sono differenti. De Turris sembra non avere a
cuore la salvezza dell’unità della Chiesa Cattolica (o comunque, solo
a certe condizioni), mentre La Fata, sì-a-prescindere, crediamo.
Inciso: nessuno si illuda o faccia finta di non capire,
perché in ultima istanza, la posta in gioco dell’attuale
crisi è proprio questa.
Insomma, per venire al nocciolo della contesa e
per dirla con Weber: de Turris ragiona in termini di etica
dei princìpi (giustizia, costi quel che costi), Aldo la Fata
di etica della responsabilità (il fine - talvolta - può giustificare i mezzi).
Perciò, se ci si perdona la metafora facile facile, da un lato (de
Turris), Papa Francesco è bocciato, come uno studente somaro; dall’altro (La
Fata), lo si rimanda a settembre e comunque si continua a credere
nell’intelligenza e nella buona volontà del “ragazzo”.
Sicché - senza entrare nelle questioni di “stile
argomentativo” (simbologia tenebrosa vs solare buon senso) - dove
de Turris vede nero, La Fata vede bianco, o se si preferisce
grigio. E così via…
Ripetiamo, dal punto di vista dei presupposti
argomentativi, se ci si passa la battuta (chiedendo simpaticamente perdono agli
amici Gianfranco e Aldo), i due contendenti ricordano “The odd
couple” di Neil Simon. Lascio all’immaginazione dei lettori scoprire chi sia
Oscar e chi sia Felix…
Pertanto, per chi legge, quale può essere, per parlare
come quelli della Borsa, il valore aggiunto del confronto ? Che la figura
di Papa Francesco divide, anche fra i cultori della Tradizione (quella
con la maiuscola). Il che - de Turris gradirà - non è una notizia.
Ringrazio molto Carlo Gambescia per il suo importante e ben ragionato intervento interpretativo della discussione sull’articolo di De Turris da noi contestato. Il buon livello di litigiosità tra i “cultori della Tradizione” non è certo una notizia, ma chissà, forse può esserlo il fatto di una vitalità intellettuale che non viene mai meno e che perdura nel tempo e contro tempo. Per quanto riguarda l’indovinello su “The odd couple”, ahimé, credo di essere Oscar.
RispondiEliminaUn grande abbraccio all'impareggiabile Carlo
;-) Caro Aldo, grazie dell'onore. La stima è ricambiata.
RispondiElimina"Ma chissà, forse può esserlo il fatto di una vitalità intellettuale che non viene mai meno e che perdura nel tempo e contro tempo.". Giusto. Un abbraccio!
Che articolo! Breve, sintetico, scorrevole, incisivo, intelligente e scritto benissimo! Complimenti, l'ho letto con piacere tutto d'un fiato e direi che riassume benissimo la "diatriba".
RispondiEliminaGrazie Fabrizio. :-)
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