14/02/13

EFFEDIEFFE piange la morte del suo editore

Comunichiamo agli amici di una vita ed ai lettori del suo amato sito che Fabio de Fina si è spento la mattina del 13 febbraio all’ospedale di Acquapendente, dopo aver lottato strenuamente per più di 1 anno contro la sua malattia.
Ringraziamo il direttore Maurizio che la stessa notte della sua agonia, era in preghiera a vegliare per gli agonizzanti. Maurizio, le tue preghiere hanno accompagnato Fabio all’incontro con il Signore. E ti ringraziamo per tutto quello che hai fatto per Fabio in questi 20 anni di amicizia.
Ringraziamo il dottor Di Bella che per 1 anno ha assistito Fabio in amicizia e sapienza. Ha fatto quanto ha potuto per la salvezza del suo corpo, irrimediabilmente corroso dal cancro che lo aveva colpito.
E ringraziamo il nostro parroco, don Marius, che per mesi si è recato nella nostra casa a portare i Sacramenti a Fabio, fino all’ultimo.
Più di tutte le parole che potrebbe dettarci il nostro affetto per lui, preferiamo ricordarlo per quanto ha fatto negli anni di battaglia culturale: nei suoi libri, da quando ha fondato la EFFFEDIEFFE nel 1989 (e in tutti quelli che ancora mi diceva di voler continuare a stampare); e nei suoi articoli, pubblicati su questo sito, come

«Una casa senza libri è come una fortezza senza armi»


che meglio di tutti riassume la sua vocazione, come lui stesso umilmente scrisse:
«Una vocazione analoga a quella di don Bosco (che diffuse milioni di libri) e di Pio Brunone Lanteri, anche se il paragone è irriverente e su scala 1 (i miei modesti tentativi) a migliaia di miliardi (don Bosco e Lanteri)».
Chiediamo a tutti i lettori del sito che tanto amava di pregare per lui.
A presto Fabio, tu che sei stato per me come un padre, ora anche tu puoi camminare per i cieli insieme a Romano.

Lorenzo de Vita


All’alba di mercoledì delle Ceneri, Fabio De Fina, l’editore e l’amico, ha compiuto il suo transito, munito dei sacramenti. Da tempo era malato. Aveva subito l’amputazione di una gamba, senza che ciò arrestasse il tumore, che anzi s’era manifestato nei polmoni. Soffriva molto. È stato lucido fin quasi all’ultimo. Lunedì, brevemente (era diventato laconico) mi ha detto al telefono: “Mi sto preparando”. Ho capito che voleva dirmi di aver superato tutte le fasi inevitabili alla nostra povera carne umana – la rabbia, il rifiuto, la disperazione, e infine anche la paura – ed ora accettava il passo più difficile, deliberatamente, con coraggio.

È andato da bravo soldato, e come tale lo saluto: sull’attenti.

Maurizio Blondet

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