Hervé A. Cavallera, Elémire Zolla: La luce delle idee, Ed. Le Lettere, Firenze 2011
Dall’introduzione dell’Autore
"Non si può intendere appieno il significato e il ruolo di Elémire Zolla all'interno del pensiero della seconda metà del XX secolo se non ci si sofferma su un aspetto in lui prevalente: quello di offrire, in un tempo consumato dalla velocità, un discorso sapienziale che egli, nella sua vastissima cultura, àncora sia alla tradizione occidentale sia a quella orientale, da lui rielaborate in un itinerario intellettuale personalissimo di fronte a dei mutamenti sociali che gli rendono il presente, e in particolare l'Occidente, sempre più estraneo. Da questo punto di vista, il contributo di Zolla è quello di ripresentare la voce di una sapienza imperitura, celata dalle frenesie del mondo contemporaneo, ma a tratti affiorante, e con forza, per coloro che sappiano intenderla e coglierla. Pertanto l'apporto di Zolla deve essere inteso per aver giovato in maniera molto esplicita alla rifondazione del discorso sapienziale in Italia, laddove questo è ridotto, soprattutto nella seconda metà del secolo XX, a piccoli gruppi di iniziati. In questo caso Zolla non svolge un'opera di divulgazione, bensì scrive indipendentemente dalle conventicole di iniziati, sicché le sue opere hanno una circolazione notevole anche tra i non addetti ai lavori. In questo saggio si cercherà di individuare, attraverso la disamina dei suoi primi volumi, le premesse, le radici per così dire, del suo concetto di sapienza su cui egli andrà sviluppando la sua "filosofia perenne", propria delle opere della piena maturità".
Hervé A. Cavallera è professore ordinario di Storia della Pedagogia nell’Università del Salento. È socio di Fondazioni e Società scientifiche nazionali e internazionali. È il curatore delle «Opere Complete» di Giovanni Gentile e componente del Comitato scientifico per l’Edizione Nazionale delle Opere di Ugo Spirito. Tra i suoi più recenti volumi: Storia dell’idea di famiglia in Italia (2 voll.; 2003 e 2006), Ethos, Eros e Thanatos in Giovanni Gentile (2007); L’immagine del fascismo in Giovanni Gentile (2008); Storia della pedagogia (2009); Etica e politica in Ugo Spirito (2010); Educazione ed estetica in Ugo Spirito (2010)
Caro Aldo, leggevo - correvano gli anni '80 - Che cos'è la Tradizione, di Zolla. Sembrava un testo tradizionale, in tempi di ubriacatura progressista e nichilista, i tempi del pensiero debole, della teologia annacquata e demitizzante. Forse una coincidenza - non ci credo alle coincidenze casuali - ma quando l'autorè incominciò a scrivere per l'Adelphi di Calasso (il teorizzatore dello stupro a fini iniziatici) le cose cambiarono e di molto. Zolla perse la bussola, se mai l'aveva prima. La materia mitologica e sciamanica, le allucinazioni provocate, il tantrismo mal digerito e peggio promosso, una sorta di anarchia spirituale, presero il sopravvento. La deriva zolliana divenne irreversibile.
RispondiEliminaCosa gli successe?
Gli ultimi libri confermano tale orientamento. Anche quando interpreta Cristo, lo fa da gnostico (quasi new age), da posizioni, consentimi Aldo, presuntuose, prive di amore, per non parlar di fede, che la aborriva. Che dire? Una parabola discendente per uno studioso e per un uomo di valore.
Caro Angelo,
RispondiEliminaZolla a mio avviso ha avuto dei grandi meriti come promotore culturale e anche come originale e arguto interprete delle dottrine esoteriche, del mito e delle religioni tradizionali. Aveva senza dubbio una buona capacità di scrittura, anche se risulta sovente spocchioso e antipatico. Fu poi un uomo certamente onesto e coerente con le proprie idee. Certi suoi libri di impostazione quasi tradizionale (“Eclissi dell’intellettuale”, “Che cos’è la Tradizione”) furono in realtà incidenti di percorso, distanti dal suo milieu di provenienza che era la scuola di Francoforte. Forte influenza ebbe su di lui Eliade (più di Guénon). E mi fermerei qui. Fin dai suoi romanzi di esordio a mio modo di vedere (“Minuetto all’inferno”, “Cecilia o la disattenzione), si poteva presagire il suo percorso futuro, quello per intenderci che lo avrebbe condotto dagli indiani d’America allo sciamanesimo universale. Non ho mai capito come potesse essersi invaghito di un personaggio bislacco e mediocre come Castaneda (ma questo, mi rendo conto, è un mio probema). Ribadisco però che personalmente consiglio sempre la lettura dei libri di Zolla che hanno comunque, al di là dell’autore, dei contenuti meritevoli di attenzione e considerazione. Il suo libro più bello, secondo me, rimane “Le meraviglie della natura”.
Cari Angelo e Aldo, vi ringrazio per i vostri scambi che trovo sempre stimolanti e istruttivi. Mi fermo qui perché non posso entrare nel merito dell'argomento, conoscendo per nulla Zolla. Di lui ho proprio "Le meraviglie della natura", comprato prima dell'estate e non ancora aperto. Magari ora che ho letto l'ultimo commento di Aldo lo faccio avanzare di qualche posizione nella lista dei libri da leggere : )
RispondiEliminaa presto,
Paolo M.
Sì, Aldo, se ce da salvare dall'oblio un libro di Zolla è proprio quello sull'alchimia. Fu evidentemente ispirato. Sebbene ho ragione di credere che Zolla non abbia mai praticato l'alchimia, dimostrava di conoscerne leggi meccaniche dottrina. Lucarelli, l'alchimista, in un'intervista al nostro, commentò che l'alchimia poteva esser praticata anche così, enunciandola, esponendola nelle sue linee principali, nella nettezza di un pensiero risonante. Non credo, sulla base di una mia esperienza decennale, comunque devo dire che Le meraviglie della natura, l'ultima edizione, può essere un'ottima introduzione a quel pensiero altro che voleva e vuole conoscere la bellezza del creato, con rispetto e adorazione.
RispondiEliminaSottoscrivo toto corde.
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