Carlo Michelstaedter
La melodia del giovane divino
Piccola Biblioteca Adelphi
pp. 241, euro 14
Dal risvolto di copertina
Oltre a La persuasione e la rettorica, al Dialogo della salute e alle Poesie, Michelstaedter ha lasciato un’impressionante mole di scritti. Impressionante tanto più se si pensa alla brevità di una parabola esistenziale conclusasi con il suicidio a soli ventitré anni, e in cui è impossibile non cogliere il segno di un audace programma: «... e farai di te stesso fiamma». E sono proprio questi ‘scritti vari’ – ovvero il laboratorio segreto di Michelstaedter –, di cui il suo maggiore specialista ci offre ora una silloge che copre il cruciale periodo 1905-1910, a fornirci una chiave per penetrare l’enigma di un’attività speculativa solitaria e radicale, che pareva, con la tesi di laurea, essere giunta a maturazione per vie misteriose, e che invece si rivela qui tumultuosamente ma caparbiamente preparata. Che rifletta sulla catarsi tragica o sulla «via della salute», che si sperimenti in favole o parabole, che reagisca a caldo a una pièce di Ibsen o di D’Annunzio o a un concerto, infatti, il pensiero di Michelstaedter sembra accanirsi intorno a un nucleo rovente, a una dolorosa certezza: contro ogni scuola che parli nel nome dell’assoluta verità, contro la voce della philopsychía, che mette «un empiastro sul dolore per lenirlo», l’uomo «deve ricrearsi nell’attività col suo spirito per creare il valore individuale, per giungere alla ragione di sé stesso – alla vita, per portar l’attualità all’atto; per esser persuaso; poiché da nessuno e da niente egli può sperar aiuto che dal proprio animo, poiché ognuno è solo nel deserto».
Avesse trovato uno sprazzo di fede nel divino...
RispondiEliminaL'esperienza del Tragico senza il preventivo risanamento dell'Io nel Sè...; il prevalere dell'estetica della morte sull'estetica del divino...; l'impulso alla trascendenza senza incardinamento nella Tradizione e fuori da ogni Via autenticamente spirituale. Un'epoca quella funestata da tanti suicidi come il suo (il buon Evola stava per fare la stessa fine). Che dire di tutto questo? Un dolore per una morte prematura e violenta; il rammarico per una mente geniale troppo presto estintasi. Ma quel che il Nostro ci ha lasciato non è privo di valore e di interesse. Per questo merita di essere ricordato e i suoi scritti a mio giudizio si possono leggere con profitto.
RispondiEliminaCertamente, sebbene rimanga ancora un autore di nicchia, è forte e profondo. Meritorio il tuo accenno.
RispondiEliminaOggi abbiamo Severino, Mancuso, Galimberti... Pensa ad inizio '900 che personaggi, che giganti del pensiero, operavano in Europa.