22/01/08

Ancora sui Laogai in Cina

IN CINA SI MOLTIPLICANO I LAOGAI
MA L’OCCIDENTE ‘DEMOCRATICO’ TACE IN NOME DEL BUSINESS

E' a volte curioso come l'Occidente sia del tutto cieco di fronte a certi drammi. Ci riferiamo ai Laogai, ossia i campi di concentramento cinesi che al presente proliferano e laddove si svolgono attività criminali ed agghiaccianti, di cui ha recentemente parlato Antonello Brandi nel corso di alcune conferenze in giro per l'Italia. Si tratta di luoghi di detenzione dove milioni di esseri umani hanno perso la vita per il semplice fatto di aver scelto un credo religioso, un'opinione politica differente o di aver espresso una critica al governo comunista. Ma ciò che più sconcerta in tutta questa aberrante storia sono le "modalità" con cui tutto questo avviene; esecuzioni pubbliche di massa per intimorire i cittadini, esportazioni frettolose degli organi dei condannati con i quali un proficuo commercio è stato avviato da anni, annichilimento della dignità umana e soprattutto l'instaurazione di un clima di terrore. E tutto alla vigilia delle prossime olimpiadi, senza soprattutto contare lo sfruttamento della manodopera forzata, vera e propria molla della cosiddetta "competitività cinese", elementi su cui la società civile dovrebbe riflettere. E a fondo. La Fondazione italiana Laogai (www.laogai.org) sta alacremente lavorando sotto forma di volontariato per sensibilizzare l'opinione pubblica su questo problema; dice Brandi, presidente dell'associazione: "alcuni argomentano che se non ci fossero gli investimenti occidentali i lavoratori cinesi non avrebbero neppure gli scarsi salari che hanno ora. Questa asserzione è erronea e immorale. I compensi in Cina sono artificialmente compressi dal regime, che usa il lavoro a basso costo (circa il 5% di quello europeo) per attrarre gli investimenti e per ottenere il tacito assenso dell'occidente alla sua gestione illegale dei diritti umani. […] E' il partito comunista che amministra la moderna schiavitù. Ma chi trae vantaggio del commercio con la Cina?". Le multinazionali che investono in Cina è la conseguente risposta, organizzazioni che hanno macabri interessi sul mantenimento di tale andazzo. Si pensi infatti tra l'altro che per un disgustoso paradosso il professor Francis Demonico della Canadian Transplantation Society ha recentemente affermato che: "la crescente richiesta di organi sembra causare una crescente domanda di esecuzioni capitali". E a lui ha fatto eco il professor Stephen Wigmore che nell'aprile del 2006 alla BBC ha dichiarato che: "la velocità con cui si possono trovare gli organi adatti ai pazienti sembra anche confermare che i prigionieri sono selezionati prima dell'esecuzione a seconda del tipo di sangue e di organo da trapiantare". E tutto sotto l'occhio indifferente e assonnato dell'occidente. In Cina si calcolano al presente e per difetto almeno 30 condanne a morte al giorno nonché 10.000 ogni anno, dati diffusi da Amnesty International ed altre organizzazioni: "questo è il volto feroce della Cina comunista, che si prepara a celebrare nel prossimo maggio 2008 le Olimpiadi, simbolo di pace e di fratellanza fra gli uomini", afferma Harry Wu principale ricercatore mondiale in questo campo a sua volta miracolosamente scampato ai Laogai. Uno straordinario documento filmato della durata di circa 15 minuti è stato prodotto dalla fondazione per dimostrare al mondo la barbarie della tragedia in atto. Il film, senza alcuno scopo di lucro e il cui ricavato andrà a beneficio della fondazione stessa per la sensibilizzazione dell'opinione pubblica, è a disposizione anche presso l'Assessorato alla Cultura di Alice Castello (VC) (tel.: 0161/90113). Nella ripresa sono incluse rare fotografie ma soprattutto filmati sulle esecuzioni, mentre sono riportate alcune affermazioni di Mao sulla "necessità" delle uccisioni di massa. Un documento agghiacciante ma soprattutto un silenzio assordante come quello calato sulle migliaia di religiosi, sacerdoti e credenti, barbaramente trucidati dalle autorità cinesi: un genocidio sconosciuto, un olocausto tuttora in atto.

Lodovico Ellena (storico)

Fonte:
Alberto Rosselli

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