03/12/25

In uscita il nuovo numero de Il Corriere metapolitico

 

Sommario:
Editoriale di Aldo La Fata, p. 7; 
 Studi su San Michele Arcangelo: E.F. Scriptor, Le origini remote di S. Michele (considerazioni di carattere storico), p. 9; A cura della Redazione: Sul simbolismo di San Michele Arcangelo, p. 25;
Oraldo Paleologo, 
La Spada e la Bilancia. San Michele nell’arte, p. 51; • Intermezzi: Spyridon St. Kogkas, La presenza dell’Arcangelo Michele, p. 83; • Studi: Nuccio D’Anna, Abraham e la conquista della Terra Promessa, p. 65; • Contributi metapolitici: Theophilus Burg, Il significato metapolitico di San Giovanni Cassiano per il fondamento spirituale del cristianesimo europeo, p. 91; • Contributi teologico-filosofici: Dario Rinaldi, Riepilogo sul sistema della Verità, p. 100;
• Intermezzi: Marianne Bottari, Le nouveau monde, p. 114; • Recensioni: Igino d’Antonio, Sul presunto vangelo segreto di S. Marco, p. 121; Dario Chioli, Albert Béguin, Léon Bloy mistico del dolore, p. 135; D.C., Léon Bloy, Il sangue del povero, p. 138.

02/12/25

Gaston Bouthoul e la sociologia della politica come scienza del conflitto. Una lettura metapolitica

 

La recente pubblicazione, per le Edizioni Il Foglio, del volume Sociologia della politica di Gaston Bouthoul, a cura di Carlo Gambescia e Jerónimo Molina, restituisce al pubblico italiano un testo di eccezionale rilievo nella genealogia della scienza sociale novecentesca. L’opera, originariamente apparsa in Francia nel 1965 e oggi riproposta in edizione arricchita da una bibliografia ragionata e da un apparato iconografico, consente di accostarsi a un autore che, pur rimasto marginale nel canone accademico, occupa una posizione centrale nella storia del pensiero politico e sociale.

Nato a  Monastir (Tunisi) nel 1896 e morto a Parigi nel 1980, Bouthoul non fu un professore di carriera né un accademico di sistema, ma un ricercatore libero, refrattario tanto ai conformismi universitari quanto alla pretesa “neutralità assiologica” della sociologia positivista. Sociologo, demografo e filosofo della storia, egli si colloca all’incrocio di discipline differenti, nel punto in cui la riflessione scientifica incontra l’interpretazione antropologica e culturale del conflitto. È noto soprattutto come fondatore della polemologia, ossia di quella scienza che assume la guerra non come accidente patologico della civiltà, ma come fenomeno ricorrente e strutturale della vita collettiva. L’obiettivo è individuare le costanti biologiche, demografiche, economiche, psicologiche e politiche che rendono il conflitto una realtà regolare, non un’anomalia episodica, bensì una funzione interna all’organizzazione sociale.

La curatela di Gambescia e Molina, sobria nell’impianto ma intellettualmente densa, restituisce a Bouthoul la sua autentica collocazione nel panorama del pensiero politico del secondo dopoguerra. I curatori sottolineano come la sua sociologia rappresenti l’esatto opposto del “presentismo” oggi dominante nella disciplina – quella visione che appiattisce l’orizzonte storico in un eterno “presente” –, ricordando al tempo stesso che Bouthoul fu stimato da Julien Freund, disprezzato da Alfred Sauvy e, più in generale, frettolosamente liquidato dagli specialisti come un dilettante. I curatori osservano invece acutamente come il suo pensiero “si collochi idealmente tra i sociologi ‘liberali’ quali Tocqueville, Spencer, Weber e Pareto” (p. 8), delineando così una genealogia intellettuale che, pur estranea agli schemi accademici, lo lega ai grandi analisti della società moderna.

Il volume si articola in tre grandi sezioni - Le istituzioni, Gli uomini, Le finalità e le forme dell’azione politica - che tracciano una vera e propria morfologia del potere, dalle strutture e mentalità politiche, alle gerarchie biologiche, economiche e sacrali, fino alle motivazioni profonde dell’azione collettiva. In tale quadro, libertà e violenza non si contrappongono, ma rappresentano i due poli dialettici di un medesimo principio antropologico, ovvero la lotta come fondamento della vita sociale.

Poiché non è possibile affrontare qui la complessità di tutte le questioni sollevate dal volume né citare i tanti passaggi folgoranti alternati da citazioni di autorità famigliari alla cultura tradizionale (da S. Agostino a Ernst Jünger passando per Lao Tse), ci si limiterà all’esame del nucleo teorico essenziale della polemologia bouthouliana, individuabile in due assi complementari: la guerra come fatto sociale regolare e ricorrente e la guerra come valvola demografica.

Secondo Bouthoul, il fenomeno bellico si ripresenta con periodicità costante nella storia dei popoli e non può essere ricondotto né alla follia dei governanti, né a errori diplomatici o a deviazioni morali individuali. La guerra obbedisce, piuttosto, a cause collettive e strutturali, a tensioni di ordine biologico, economico e demografico che, una volta superata una soglia di saturazione, si traducono in esplosione di violenza. In tal senso, Bouthoul ipotizza un nesso diretto tra sovrappopolazione e conflittualità. La guerra agirebbe come un meccanismo - in gran parte inconscio - di regolazione della pressione demografica e delle tensioni socio-economiche conseguenti e quindi apparirebbe, paradossalemnte, come uno squilibrio necessario, come un evento tragico, ma funzionale al ristabilimento di un equilibrio compromesso dall’eccesso di crescita.

A mio modo di vedere, il concetto di “regolarità” formulato da Bouthoul potrebbe essere letto, in chiave comparativa, come la trasposizione secolarizzata della nozione arcaica dei cicli cosmici propri alle dottrine tradizionali e in particolare alle dottrine indù. Là dove il sociologo constata la ricorrenza storica della guerra, le cosmologie tradizionali vedono nel conflitto il segno della degenerazione di un ciclo, l’effetto di una frattura tra l’ordine celeste e quello terreno. La ripetitività del fenomeno, per Bouthoul, è indice di causalità sociale mentre per la Tradizione, è sintomo escatologico, un segnale che accompagna la dissoluzione di un’epoca.

Nella visione tradizionale, l’ultima fase del ciclo - il Kali-Yuga in India, o il tempo dell’Anticristo nel cristianesimo - è contrassegnata da un’intensificazione del conflitto, dalla massima visibilità della violenza e dalla perdita della dimensione sacrale della guerra. In modo sorprendentemente analogo, Bouthoul individua nel boom demografico del XX secolo - da un miliardo di abitanti nel 1900 ai quattro miliardi da lui censiti negli anni Sessanta, fino agli otto miliardi odierni - la causa principale dei due conflitti mondiali. Si tratta, per lui, di un effetto quantitativo, di una sorta di hybris numerica che destabilizza il corpo sociale.

A un livello più profondo, René Guénon, nel Regno della quantità e i segni dei tempi (1945), giunge a una conclusione simile ma fondata su presupposti metafisici. Per il metafisico francese, la guerra moderna - generata dalla quantificazione integrale dell’esistenza, dalla meccanizzazione e dalla massificazione della vita - rappresenta, in opposizione alla lettura puramente statistica di Bouthoul, la manifestazione esteriore di una disintegrazione interiore dell’uomo moderno, di cui egli offre la diagnosi metafisica.

Anche Silvano Panunzio svilupperà un discorso analogo a quello di René Guénon, ma stavolta nel solco del pensiero cristiano tradizionale. Il cattolico ferrarese in Metapolitica – La Roma Eterna e la Nuova Gerusalemme (1976) vedrà la storia come un dramma sacro-politico in cui la civitas dei (metapolitica), la civitas terrena (politica) e la civitas diaboli (criptopolitica) si fronteggiano. La guerra è da questo punto di vista una sorta di rivelatore escatologico e ogni conflitto mondiale è una “apocalisse ridotta”, ovvero una prefigurazione del giudizio finale in cui le potenze celesti e quelle inferiche che guidano la storia sotto parvenze ideologiche o economiche o tecniche si scontrano. Panunzio conserva la nozione di bellum iustum agostiniano-tomista, ma osserva che nel mondo moderno la guerra tende a perdere ogni riferimento a un ordine trascendente, dissolvendosi nel puro conflitto tecnico-ideologico. Nessun evento dunque, neppure quello apparentemente più profano, può essere escluso dalla dinamica redentiva. Da questo punto di vista, la sociologia della guerra o polemologia di Bouthoul si rivela descrittiva ma non discriminante. Questo il suo limite.

Ma nonostante la distanza dei presupposti, Bouthoul e i pensatori tradizionali come Guénon e Panunzio convergono su alcuni punti essenziali. Anzitutto, la negazione dell’accidentalità della guerra. Per entrambi infatti, il conflitto non è un incidente della storia ma ha una sua legge interna e cioè è un fenomeno strutturale, inscritto nel ritmo stesso del divenire; per entrambi l’idea progressista di una storia lineare orientata verso un indefinito “meglio” è da escludere con il ché si va a smentire ogni teleologia ottimistica; per entrambi, infine, occorre diffidare del pacifismo ideologico, per Bouthoul, perché la pace non può nascere da un’esortazione morale, ma solo da un equilibrio organico di forze contrapposte e per i pensatori della Tradizione, perché il pacifismo tradisce una visione puramente biologica dell’esistenza che non solo non comprende l’importanza del sacrificio come elemento sacro che trascende la mera conservazione della vita, ma che vorrebbe addirittura cancellarlo persino esistenzialmente.

Si potrebbe a questo punto affermare che la polemologia di Bouthoul fornisce la base empirica per una possibile polemologia metapolitica. Laddove la polemologia registra i sintomi della malattia, la Tradizione ne offre la diagnosi metafisica ed escatologica; laddove la sociologia del conflitto descrive il fenomeno visibile, la metafisica della guerra ne svela le cause invisibili.

Tuttavia, non possiamo nasconderci il fatto che l’apparente neutralità di Bouthoul che riduce la guerra a mero fenomeno demografico implica un sotteso biologismo sociale. In tal senso, ad avviso di chi scrive, Bouthoul partecipa suo malgrado a quel processo di immanentizzazione del sapere moderno, in cui l’analisi empirica avanza, ma a prezzo della perdita delle dimensioni superiori dell’intelligenza.

Un progresso nella sintomatologia, ma un regresso nella comprensione del dramma cosmico che attraversa la storia umana. Solo una lettura integrata capace di assumere la polemologia bouthouliana come archivio dei fenomeni e la metafisica tradizionale come criterio di verità, potrebbe costituire un terreno fecondo di indagine e, se mai fosse accolta nell’ambito della prassi politica, persino un argine contro molte delle calamità storiche che affliggono l’umanità. Ma si tratta, verosimilmente, di una pia illusione, poiché proprio le religioni tradizionali, che dovrebbero alimentare e amplificare tale visione, appaiono oggi assorbite quasi interamente dallo sforzo di sopravvivere in un mondo che le respinge, più che dal compito di illuminarlo.

Aldo La Fata

Amazon.it: Sociologia della politica - Bouthoul, Gaston, Gambescia, Carlo, Molina, Jerónimo, Gambescia, Carlo - Libri


11/11/25

Un nuovo libro di Nuccio D'Anna sull'Orfismo

 

Dalla quarta di copertina:

Questo libro presenta l’orfismo nel contesto della vita spirituale ellenica, mettendone in rilievo il carattere misterico e le prospettive di palingenesi. La fuga dell’anima dal flusso del divenire è interpretata come un processo di trasfigurazione interiore. I riti iniziatici orfici avevano la funzione di trasmettere una “presenza” trascendente: essi miravano ad aiutare l’uomo a superare la propria condizione umana e a raggiungere le sfere celesti, là dove si credeva possibile contemplare la luce divina irradiata da Apollo.

Le teocosmofisie e l’antropogonia orfiche ci introducono al vero significato dell’orfismo, che si rivela come un cammino spirituale compiuto verso la salvezza, intesa come realtà vivente capace di trasformare l’interiorità dei suoi adepti ed elevarli fino alla contemplazione della luce divina.

 Orphée - Nuccio D'Anna

22/10/25

Volver a la ascesis: Cristianismo y Tradición

 

Volver a la ascesis: Cristianismo y Tradición reúne una selección de textos del pensador italiano Attilio Mordini, una de las voces más profundas del cristianismo tradicional del siglo XX. Conocido como «el último gibelino», Mordini invita a redescubrir el espíritu ascético y caballeresco como centro del verdadero camino cristiano.

Frente a la crisis moderna, su propuesta no es un regreso nostálgico, sino un retorno interior: una guerra espiritual donde el alma busca reconciliar acción y contemplación, poder y sacrificio, cruz y espada.

A través de símbolos como la catedral, Roma o el Mediterráneo, Mordini revela una visión en la que lo sagrado y lo histórico vuelven a unirse bajo la luz de la Tradición. En San Francisco de Asís encuentra la figura que encarna esa síntesis perfecta entre guerrero y santo.

Más que un conjunto de artículos, este libro es una llamada al despertar del espíritu y una invitación a reavivar el fuego interior que une cielo y tierra. Una lectura imprescindible para quienes buscan una espiritualidad viva, fuerte y heroica.

Índice de contenidos

  • Attilio Mordini: el último gibelino
    Estudio preliminar, por Lucas Carena
  • I. Volver a la Ascesis
  • II. El saludo de la salvación
  • III. La unidad de la catedral
  • IV. Por una metafísica del espectáculo
  • V. Tradición y Revelación
  • VI. Acción aristocrática
  • VII. El arco en el cielo
  • VIII. Sentido de Roma
  • IX. El coro del Mediterráneo
  • El Oriente de Ascesis: la Metapolítica de Francisco
    Postfacio, por Aldo La Fata

26/09/25

"Nella luce dei libri" in francese

 

Esce in questi giorni in Francia, presso l’editore L’Harmattan, la versione ampliata e rielaborata del mio volume "Nella luce dei libri" (Solfanelli, 2022). L’edizione francese è introdotta da una quarta di copertina che, con parole al tempo stesso incisive e generose, ne mette in rilievo la struttura concettuale e l’orizzonte tematico. Al di là della legittima soddisfazione personale (questo è il quinto libro che pubblico in Francia), considero particolarmente significativo il fatto che i lettori francesi interessati al pensiero e agli studi tradizionale possano confrontarsi con una prospettiva per loro forse insolita e di matrice italica.

Ecco il testo della Quarta di copertina:

"Eliade, Freund, Guénon, Panunzio, Abellio, Badiou… parmi plus de cinq cents noms cités, voici un parcours de lecture couvrant l’Antiquité, le Moyen Âge et notre époque moderne selon trois thèmes principaux : la religion, l’ésotérisme (Graal, messianisme, Apocalypse…) ; la métaphysique (symbolisme de la lumière, « monachisme intérieur », la connaissance paradoxale…) ; le métapolitique (démocratie en régime confessionnel, histoire de l’utopie…). Pour effectuer un tel parcours au bénéfice des lecteurs, il fallait déjà pouvoir associer érudition et langage simple et précis, ensuite être capable d’entrer dans la pensée des autres et, enfin, s’effacer pour donner une chance d’émerger à certaines vérités. C’est au service de quoi Aldo La Fata s’est mis depuis longtemps et qu’il peut ainsi partager ici aujourd’hui."

19/09/25

Il paradigma cristiano: lettere ritrovate di Silvano Panunzio

 

IL PARADIGMA CRISTIANO (Lettere ritrovate 1949-2009), Gruppo Editoriale Tabula Fati

Nota introduttiva di Aldo La Fata

Avvertenze

Le Lettere:

Lettera 1: a Francesco Carnelutti

Lettera 2: a Mario Gozzini

Lettera 3: alla Redazione di una rivista di giovani tradizionalisti cattolici

Lettera 4: a Yvon de Begnac

Lettera 5: a Piero Vassallo

Lettera 6: a Matthias Vereno

Lettera 7: a Paolo Felici

Lettera 8: a Rodolfo Gordini

Lettera 9: a Giuseppe Palomba

Lettera 10: a Rodolfo Gordini

Lettera 11: a Giancarlo Roggero

Lettera 12: agli amici dell’ATMA

Lettera 13: a Carlo Galimberti

Lettera 14: a Massimo Tanfani

Lettera 15: a Padre Giacinto Scaltriti

Lettera 16: ad Antonio Di Marcantonio

Lettera 17: a Giovanni De Gennaro

Lettera 18: a Raimundo Panikkar

Lettera 19: a Padre Erminio

Lettera 20: a Franca Alaimo

Lettera 21: agli amici dell’ATMA

Bibliografia essenziale di Silvano Panunzio

 

05/08/25

In risposta alla Rivista di Studi Tradizionali e in difesa di Silvano Panunzio e della sua opera (1)

 

 

 Che Silvano Panunzio non potesse essere compreso dai cultori di un guénonismo rigido, cristallizzato, museificato, era noto da tempo a chi avesse non dico approfondito il suo pensiero, ma anche soltanto colto l’impronta pneumatica che lo anima e che non si lascia inquadrare nei sistemi, nei ritualismi, nelle tassonomie iniziatiche così care a certi ambienti pseudo-tradizionali. Non è quindi sorprendente che la pubblicazione del volume René Guénon e la crisi del mondo moderno (2022) curato dal sottoscritto abbia suscitato reazioni tanto veementi quanto rivelatrici. Rivelatrici, innanzitutto, dell’incapacità di distinguere una critica interna da una negazione esterna, di discernere tra la legittima esigenza di superamento e l’anarchia dissolutrice. Silvano Panunzio, con fedeltà cristica e chiaroveggenza profetica, ha sempre riconosciuto l’opera guénoniana come una delle grandi manifestazioni restauratrici dell’intellettualità tradizionale, ma ha anche indicato i limiti, le rigidità, le unilateralità che ne impediscono una vera apertura al Mistero cristico, nella sua dimensione incarnata e glorificata. Lungi dal rifiutare Guénon, Panunzio lo colloca laddove merita: come precursore di un risveglio dell’intelletto simbolico e sacrale, ma non come ultimo custode del Vero. Il pensiero di Panunzio non è antagonista a Guénon, ma – come ogni autentica voce pneumatica – lo oltrepassa, lo compie, lo trasfigura alla luce della Rivelazione cristica. Accusarlo di voler sostituire all’autorità tradizionale di Guénon una presunta “exusia ultrapersonale” è non solo una distorsione polemica, ma un fraintendimento radicale del cuore stesso della mistica cristiana. L’exusia cui Panunzio allude è quella che, secondo san Paolo, è data a chi è stato reso partecipe dello Spirito del Signore e ne è divenuto tempio vivente: è potenza carismatica, non potere umano.

Non si comprende Panunzio se si continua a misurarlo col metro iniziatico orientale: egli parla non dall’interno di un sistema, ma dall’alto di una visione escatologica e profetica. I suoi toni, la sua foga mistica, le sue “boutades” paradossali sono parte di uno stile che ha molto più a che fare con Isaia che con Sankaracharya. Si può dissentire, ma non si può negare la coerenza interna di un pensiero che ha come centro il Cristo glorioso e come orizzonte la Parusia. Così, quando Panunzio ironizza sulla mitologia dell’iniziato che si crede superiore al Cosmo e persino al Dio personale, non sta rigettando la metafisica, ma ne sta denunciando una caricatura gnostica e superbamente disincarnata. Laddove il vedantino Guénon mira alla conoscenza metafisica sovrapersonale, Panunzio cristianamente persegue la via della deificazione personale, del ritorno all’Uno attraverso la trasfigurazione dell’io in Cristo.

È vero: Panunzio non ritiene i mantra, le formule, le tecniche rituali come sufficienti alla realizzazione spirituale. Ma non perché le disprezzi in quanto tali; piuttosto perché egli ne denuncia la riduzione a mezzi automatici, a strumenti meccanici sganciati da una vera conversione interiore. In ciò egli è profondamente cristiano: non è il rito che salva, ma la grazia. Non è l’iniziazione regolare che trasforma, ma la risposta libera e amorosa alla chiamata dello Spirito. La Tradizione, per Panunzio, non è un archivio di forme, ma un organismo vivente che pulsa nel cuore del Cristo eterno.

Quanto all’accusa di anticristicità rivolta da Panunzio a Guénon, essa va letta non come un insulto, ma come una diagnosi spirituale. Panunzio vede in Guénon non un nemico del Cristo, ma un pensatore che, per formazione e inclinazione, ha ignorato il Mistero dell’Incarnazione, scivolando talvolta verso un universalismo astratto. La sua critica alla gnosi luciferina non è rivolta a Guénon uomo, ma a certe derive del suo sistema. Il Cristo non è uno fra tanti Avatâra: è il Logos stesso fattosi carne. Dire che Panunzio neghi l’unità delle tradizioni equivale a ignorare tutta la sua opera. Egli ha sempre affermato l’unità trascendente, ma a partire da un centro superiore, che è il Verbo incarnato (cristianesimo paradigmatico). Lungi dall’essere un relativista o un esclusivista, egli è semplicemente un "innamorato di Cristo".

Quanto agli autori di riferimento, è evidente che Panunzio si muove in una dimensione ispirativa più che filologica. Non fa genealogia iniziatica, ma ermeneutica pneumatica. Cita Hartmann, Sédir, Schuon, Steiner, non perché ne condivida tutte le posizioni, ma perché intravede in essi momenti di contatto con la Verità, barlumi, scintille, testimonianze indirette. Rilegge persino il fantastico o il simbolico in chiave cristologica. Il suo uso della figura dell’Agartha, ad esempio, non è mai letterale, ma sempre trasparente: l’Agartha è il Centro interiore, il Cuore teofanico del Mondo, il luogo invisibile dove si elabora la restaurazione finale. Non è geografia occulta, è topologia spirituale.

Sul piano storico-dottrinale, Panunzio ha sempre mostrato un rispetto profondo per la Tradizione cristiana, ma anche una dolorosa lucidità nel constatarne la decadenza, la perdita della sua dimensione iniziatica, la riduzione ad un moralismo dogmatico o a un essoterismo sterile. Egli ha tentato una restaurazione, non attraverso una copia servile delle forme orientali, ma con una originale e profonda metafisica della storia, in cui il tempo è il teatro della progressiva manifestazione dello Spirito. La sua “metapolitica” non è una bizzarria, ma un tentativo coraggioso di reintegrare l’evento storico nella visione mistica. E ciò che più infastidisce certi difensori della Tradizione congelata è proprio questa libertà interiore, questa capacità panunziana di parlare con autorità senza invocare certificati iniziatici, questa osmosi tra alta dottrina e profezia viva.

Infine, l’attacco personale al curatore, alla casa editrice e agli studiosi che hanno avuto il merito di riproporre Panunzio al pubblico contemporaneo rivela non tanto la forza della critica quanto la debolezza di un dogmatismo impaurito. Invece di limitarsi a discutere le idee, si attacca chi le presenta; invece di limitarsi a confutare, si insinua; invece di limitarsi ad argomentare, si scomunica. Ma la Tradizione non appartiene a nessun gruppo, a nessuna rivista, a nessuna setta intellettuale. Essa vive, respira, si rinnova nello Spirito. E se oggi Panunzio ritorna, è perché vi è bisogno di un pensiero che non separi mai la Metafisica dalla Carità, la Verità dall’Amore.

Chi ha occhi per vedere, veda. E chi non comprende Panunzio, almeno non lo calunni. Non si accusa Isaia di scrivere come Nietzsche, né si rimprovera a Elia il tuono con cui parlava in nome di Dio. Talora, è solo lo Spirito a riconoscere i suoi. E Panunzio, a dispetto dei suoi critici, ne è stato uno strumento.

Aldo La Fata



[1] La lunga recensione di oltre venti pagine è uscita sulla rivista torinese “Studi Tradizionali” n. 119, gennaio-giugno 2023, pp. 77-96.


21/06/25

Nuova edizione in lingua spagnola del volume di Bruno Bérard e Annie Cideron "Che cos'è la metafisica"

 


Lettura molto piacevole e leggera nonostante l'elevato livello del tema trattato. Altamente raccomandato per i lettori avidi di vera conoscenza e con interesse per il pensiero tradizionale. Presentazione di Aldo La Fata.

La presente obra es una introducción profunda y accesible al pensamiento metafísico tradicional, no dirigida a especialistas sino a cualquier lector que se haya preguntado alguna vez por el sentido último de la existencia, por el ser y el conocimiento. A través de un formato de entrevista-diálogo entre el autor y la entrevistadora, el libro despliega de manera clara, concisa y rigurosa los fundamentos de la metafísica como ciencia del principio, del ser y de lo absoluto, haciendo especial hincapié en su capacidad sapiencial y transformadora.

Bruno Bérard propone una metafísica abierta y accesible, planteada como un camino intelectual y espiritual vertebrado en torno a la intuición, el símbolo y la participación para acceder a lo real. Frente al racionalismo moderno, el cientifismo y el nihilismo contemporáneo, esta obra defiende la vigencia y actualidad del conocimiento metafísico como una vía de apertura al Misterio y la restauración de la inteligencia espiritual. Aquí, la metafísica no es un saber abstracto, sino una experiencia existencial profunda que exige silencio, humildad y predisposición contemplativa.

La obra se inscribe en una vertiente de la tradición y el pensamiento cristiano, que nos invita a adentrarnos en la metafísica como parte de una experiencia a recorrer, una guía para reencontrar el sentido profundo de la existencia en un mundo marcado por la confusión, el desencanto y la pérdida del principio.

¿Qué es la metafísica?: Entrevista con Bruno Bérard (Biblioteca Sapientiae) : Bérard, Bruno, Cidéron, Annie, Fernández Fernández, Ángel, Sánchez López, Miguel Ángel, La Fata, Aldo, Fabbro, Letizia: Amazon.es: Libros


A cura della casa editrice statunitense Angelico Press, la quinta edizione in inglese del nostro "Che cos'è l'esoterismo"

 


Annuncio con una certa soddisfazione l'uscita della quinta edizione di "Che cos’è l’esoterismo" (II edizione in italiano: Solfanelli, 2024; III edizione in spagnolo: Hipérbola Janus, 2025, IV edizione in tedesco: Neologíque Edítíons, 2025) questa volta in traduzione inglese, pubblicata dalla casa editrice statunitense Angelico Press. Il titolo scelto per questa nuova edizione  "Esotericism for Everyone" - riprende fedelmente quello dell’edizione francese ("L’ésotérisme pour tous", L'Harmattan, 2024), benché, a mio avviso, non si tratti di una scelta particolarmente felice. L’espressione lascia intendere un’apertura generalizzata e forse indiscriminata, che potrebbe suonare in contraddizione con la stessa nozione di esoterismo, per sua natura selettiva e riservata. Tuttavia, va riconosciuto che l’intento didattico e divulgativo dell’opera giustifica in parte questa opzione editoriale, orientata a renderne accessibile il contenuto a un pubblico più ampio.

31/05/25

"Le stanze interne della cristianità" di Dario Chioli

 


Ventiquattro anni fa feci un’edizione casalinga, stampata e rilegata da me privatamente, di due volumetti che intitolai "Le stanze interne della cristianità. Il «Padre Nostro» e altre luci dal Palazzo del Messia". Ne diffusi diverse copie, con un certo limitato successo. Il titolo è qui ripreso, sia perché il contenuto è in gran parte identico, sia perché esprime bene quello che voglio trasmettere, ovvero una via per accedere direttamente a quello che mi pare il “cuore” del cristianesimo. Questo cuore, come io lo intendo, si manifesta oggi principalmente nella preghiera (in particolare quella di Cristo), nella mariologia, estensione provvidenziale della dottrina sperimentale cattolica, nonché nella auspicabile e probabile rivalutazione del ruolo di san Giuseppe come Custode del Mistero.

Questa nuova edizione reca un'introduzione di Aldo La Fata

Le stanze interne della cristianità


10/05/25

Il nuovo numero de "Il Corriere metapolitico"

 

                                                             Il Corriere metapolitico                                   

08 maggio 2025, Anno VIII – Numero 24

 

 

Sommario:

Editoriale di Aldo La Fata, p. 7.

·        Studi:


Nuccio D’Anna, San Bernardo fra azione e contemplazione, p. 9.

Igino d’Antonio, Il Paradiso, il Regno di Dio e il Regno dei Cieli, p. 26.

Theophilus Burg, L’escatologia metapolitica di Joseph de Maistre e Vladimir Soloviev: una sintesi attraverso la metodologia di Eugen Rosenstock-Huessy, p. 40.

Dario Chioli, Il nome di Gesù nella cabala pseudo-cristiana e nel martinismo, p. 50.

Bruno Bérard, La socio-economia esoterica dell’Abbé Lacuria (1806-1890), p. 61.

Alberto Pingitore, L’opera al nero, p. 79.


·         Ritratti:


In memoria di Adriano Romualdi (1940-1973): Silvano Panunzio, Colloquio tra qua e là, p. 84.


·         Intermezzi:


Marianne Bottari, L’offrande de la vie (L’offerta della vita); L’esprit en épopée (Lo spirito nell’epica), p. 92.


·         Recensioni:


Vincenzo Nuzzo, Il moderno cognitivismo: transumanesimo invece che conoscenza, p. 99.

Dario Chioli, Paul Arnold, Storia dei Rosa-Croce, p 104.

D.C., Rudolf Steiner e i Rosacroce, p. 114.

Aldo La Fata, Il Glossario di metapolitica, p. 117


·         Segnalazioni librarie:

Metafisica del Credo, p. 120; Paroles chrétiennes pour tous: Contresens et vérité; p. 120; Prolegomeni ad una conoscenza per connaturalità in Tommaso d’Aquino, p. 121; Finis Gloriae Mundi. Documenti per uno studio sulla fine del mondo di Jean Laplace, p. 122; Il simbolismo nella letteratura, di Arthur Symons, p. 124; Jean Borella pour tous, p. 124.


03/05/25

Un libro di Dario Chioli: Le interrogazioni del santo filosofo (con postfazione di Aldo La Fata)


Dalla quarta di copertina:

Ho a lungo lasciato in sospeso questo seguito de Il santo filosofo, poi oggi mi sono convinto che centoventi era un bel numero e poteva considerarsi concluso, ho scritto perciò il centoventesimo dialoghetto e mi reputo tutto sommato soddisfatto, tanto più che l'amico Aldo La Fata, ottimo scrittore e ricercatore sincero, ha consentito a scrivere per me una bella Postfazione. Non è detto tuttavia che in futuro il santo filosofo non resusciti, anche se negli ultimi anni ho scritto una quantità di altre cose, molte con la stessa ispirazione seppure in altra forma, sicché ad esse rimando chi voglia seguire gli andirivieni del mio pensiero, o per meglio dire, le mie piccole illuminazioni. Mi lusingo infatti che dei miei testi non sia tanto rilevante l'insieme dei concetti, quanto l'intarsio di piccole luci che al modo della poesia qua e là ne emergono. Forse troppo pretendere? Chi lo sa, lascio ai miei quattro lettori il giudizio. A me preme solo di lasciare sulla faccia della terra, finché Dio vorrà, una traccia di ricerca, un indizio di strada, una suggestione per anime semplici ma assetate di mistero.

Amazon.it: Le interrogazioni del santo filosofo - Chioli, Dario - Libri

24/04/25

Uscita l'edizione in lingua tedesca di "Che cos'è l'esoterismo".

 


Die Esoterik ist nach Jahrtausenden und ein paar Jahrzehnten in der Uni immer noch ein riesiges Thema, das sich über die ganze Welt und alle Religionen (Buddhismus, Christentum, Hinduismus, Islam, Judentum, Taoismus…) und manchmal auch darüber hinaus erstreckt.
Dank einer Reihe von siebzehn lebhaften Interviews (Dialoge, Fragen und Antworten, Geständnisse, Gedankenaustausch…) mit Aldo La Fata – dessen „kognitive Demut“ von Carlo Gambescia so treffend formuliert wurde –, entsteht ein zusammenfassender Überblick über die unzähligen Formen der Esoterik und, noch grundlegender, zeigt sich jenseits der Fallstricke und Irrwege das Wesen der Esoterik.
In seinem Nachwort zeigt Jean-Pierre Brach noch ein paar andere Perspektiven auf.

21/04/25

Omaggio a Jean Borella

 

Jean Borella pour tous, Introduction à son oeuvre - Hommage à l’occasion de son 95e anniversaire, L'Harmattan, Paris 2025, 27 euro.

 Ci sono opere eccezionali in ogni ambito del pensiero umano: in letteratura, come quelle di Victor Hugo; in filosofia, come quelle di Aristotele; in teologia, come quelle di Tommaso d’Aquino; in metafisica, come quelle di Platone; in mistica, come quelle di Dionigi l’Areopagita. Se Jean Borella sembra raccogliere in sé tutte queste grandezze, è perché rappresenta, oggi, il pensatore integrale per eccellenza.

In un’epoca segnata dalla frammentazione del sapere e dalla perdita di un oggetto centrale della conoscenza, un pensiero realmente integrale è non solo raro, ma eccezionale per definizione. Tuttavia, non è la sola rarità a conferirgli valore. Il pensiero integrale si pone oltre le specializzazioni accademiche, che spesso ci smarriscono tra prospettive parziali; oltre le epoche, fissate in concettualità provvisorie; oltre le culture, ognuna ancorata a mitologie e rivelazioni che sembrano declinarsi solo nel proprio orizzonte.

Jean Borella ha posto il suo pensiero al servizio del più alto compito umano: quello di accogliere, attraverso la grazia, ciò che trascende l’uomo stesso. Se, come dice Pascal, "l’uomo supera infinitamente l’uomo", allora è un eufemismo affermare che il pensiero di Jean Borella supera infinitamente la figura di Jean Borella. I contributi raccolti in questo volume ne sono testimonianza viva: introducono a una sapienza che si offre come vera alternativa al materialismo, al nichilismo e alle molte false spiritualità che minacciano il pensiero occidentale contemporaneo.

Se si volesse comporre un “dizionario innamorato” dell’opera borelliana, esso avrebbe l’aspetto di questo libro: trentatré voci che ne riassumono il pensiero integrale, rendendolo il più possibile accessibile a tutti.

Ventisette autori tra i quali il nostro Aldo La Fata hanno contribuito a quest’opera, che è insieme introduzione, omaggio e celebrazione, in occasione del 95° compleanno di Jean Borella - una delle voci più luminose del nostro tempo.

Jean Borella pour tous Introduction à son oeuvre - Hommage à l’occasion de son 95e anniversaire - broché - Bruno Bérard, Paul Ducay - Achat Livre | fnac

18/04/25

Novità editoriale in lingua francese: Paroles chrétiennes pour tous: Contresens et vérité

 

Se alcune parole appartenenti al linguaggio cristiano si sono sbiadite nel significato o sono state oggetto di distorsioni lungo il corso dei millenni, non è forse giunto il momento di riconsiderarle, di riesaminarle con rinnovata attenzione? In effetti, è sempre stato questo il compito delle generazioni che si sono confrontate con il patrimonio della Rivelazione e della tradizione ecclesiale: riscoprire il senso profondo delle parole, non per sostituirlo con letture arbitrarie, ma per riconnettersi alla loro origine vivente.

Infatti, tali parole – in quanto generate dalla Rivelazione e custodite nella continuità della tradizione – possiedono una densità di significato che le rende capaci di attraversare i secoli, resistendo al logoramento del tempo e alle ideologie contingenti. Non sono formule statiche, ma veicoli di un insegnamento che resta attuale, proprio perché è radicato in un’origine che lo trascende.

In quest’opera, ciascuna di queste parole viene accompagnata da due distinti commentari, che ne mettono in luce la ricchezza attraverso differenti prospettive interpretative. L'intento non è moltiplicare le letture in modo caotico, ma mostrare come la varietà delle interpretazioni – quando fondata – non generi contraddizione, bensì approfondimento. Il significato originario e quello attuale, infatti, non si escludono, ma si illuminano reciprocamente.

La saggezza racchiusa in questi commenti non si limita a un interesse intellettuale: è pensata per nutrire l’esistenza concreta, offrendo orientamento e profondità a chi cerca, nella parola antica, una luce per il presente.