08/09/15

Charles De Foucauld: la seduzione dell'Islam

I "fiori del Paradiso" nella Moschea Shah Ceragh, a Shiraz.

"(...) Ma allora bisognerebbe chiedersi cosa intendesse dire quando scriveva all’amico Henri de Castries nel 1901: “L’islamismo è estremamente seducente: mi ha sedotto totalmente. Ma la religione cattolica è vera: è facile provarlo”. Sta parlando proprio della seduzione dell’islam, sempre supponendo che tale espressione abbia senso e non sia un pleonasmo, dato che l’islam è in sé solo una seduzione. Sulla questione, le autobiografie di francesi convertiti all’islam tra il XIX e il XX secolo sono molto chiare: l’islam è essenzialmente un’arte. Arte di vivere, di parlare, di scrivere e di salmodiare. Non c’è soluzione di continuità tra il fatto di trovare gradevole la civiltà araba, ammirare gli uomini e i paesaggi, trovare sublime per la sua semplicità il culto musulmano e, infine, ineguagliabile e dunque divinamente ispirato il Corano per la sua lingua e la sua musicalità. Il Dio dell’islam è un Dio bello prima che buono e vero.  La strada che conduce ad aderirvi è fondamentalmente estetica. E’ per questa ragione che la questione dell’autenticità della conversione di questi francesi islamizzati è un falso problema, o deve almeno essere posto in ben altri termini rispetto agli uomini che entrano a far parte della Chiesa. L’islam è bello: questo basta loro, li riempie, così come soddisfa coloro che vi sono nati.".

Fonte: Hugues Didier, Charles De Foucauld. Un seme gettato nel deserto, San Paolo Edizioni, 2013, pp.74-76

2 commenti:

  1. Lessi anni fa la storia della filosofia islamica di Corbin. Oltre ad altri testi dove si illustrava la mistica dei figli di Maometto e pur apprezzando l'acutezza di pensiero e le esperienze interiori di quel mondo, non riesco a non avere un atteggiamento di sospetto. Devo anche dire di avere rapporti diretti con persone che hanno abbracciato quella fede e li ritengo degni, sebbene traditori di Cristo. Ecco, la penso così. L'ecumenismo odierno sa tanto di trama massonica. Paranoia? Certo, ma a volte aiuta a distinguere. Come quando l'attuale pontefice bacia il Corano o nasconde la croce per timore di offendere l'altrui fede. Poi di cosa si vergogna Francesco? Ce lo dica. Gesù è morto per tutti noi per innalzarci. Ecco, sarò fuori tema, ma mi dovevo sfogare. Troppi inchini al mondo e alle altre religioni, troppe concessioni alla cultura dominante. Mi sa tanto di resa.

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  2. Caro Angelo, sulle cosiddette "conversioni" di occidentali all'Islam anch'io ho molti dubbi. Chi non ha approfondito a sufficienza la propria religione, di norma, difficilmente riesce a comprenderne a fondo un’altra, tanto più se questa appartiene a un diverso contesto antropologico, sociale e culturale. Naturalmente ci saranno poi le eccezioni, sulle quali però non è mai il caso di entrare nel merito. L’Islam è una religione universale, ma senza una conoscenza approfondita dell’arabo non si va molto lontano nella sua reale comprensione e questo mi sembra un limite rilevantissimo e per molti insuperabile.
    Sull’ecumenismo (meglio parlare di “dialogo interreligioso”, la parola ecumenismo si applica di solito esclusivamente al dialogo tra le diverse confessioni cristiane). Ad oggi nessun cattolico autorevole ha proposto di mettere le diverse religioni sul medesimo piano. Sarebbe uno scivolone imperdonabile e grave e non credo che ci si arriverà mai. Quindi i Massoni possono pure dormire sogni tranquilli, il Papa non dirà mai che una religione vale l’altra o che essere cattolici o islamici è la medesima cosa. Il rispetto credo sia una cosa diversa dall’equiparazione o dalla sudditanza e bene fa il cristiano che entra in Moschea a togliersi le scarpe o quello che entra in Sinagoga a indossare la Kippah. Tuttavia, capisco bene e in parte condivido le tue perplessità sulle troppe concessioni della Chiesa e dei suoi rappresentanti alla cultura dominante. Realpolitik? Può darsi. E d’altronde il radicalismo non può appartenere a un’istituzione storica, pena la sua estinzione nel giro di qualche decennio. Quindi il richiamo alla radicalità del Vangelo è prerogativa dei Profeti e dei Santi. Prendiamone atto caro Angelo.

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