01/01/11

Morto Jean Parvulesco, il cattolico iperboreo

Lo scrittore francese di origine rumena Jean Parvulesco, figura resa leggendaria dal cinema della Nouvelle Vague (fu citato nel film «Fino all’ultimo respiro» di Godard) e pioniere del pensiero della Nouvelle Droite in Francia, è morto il mese scorso a Parigi, all’età di 81 anni. Cattolico atipico, erede del pensiero della Tradizione nella linea apologetica di Renè Guénon e in quella di Julius Evola, Parvulesco iniziò a pubblicare libri negli anni Sessanta e contemporaneamente svolse l’attività di giornalista per il quotidiano «Combat».

“Jean Parvulesco ossia Ion Pârvulescu, classe 1929, nel ’48 esce dalla Romania appena occupata dal regime comunista. Una fuga avventurosa la sua: attraversa a nuoto il Danubio, approda in Yugoslavia e viene sbattuto in un campo di detenzione: evade per riemergere in Francia. Siamo agli inizi degli anni cinquanta e nell’orizzonte di Parvulescu non vi è nulla di banale: l’avanguardia, il tradizionalismo guénoniano, il gollismo, la militanza nell’OAS, la nouvelle vague, Evola, Horia Vintila, Ezra Pound. In questi anni Jean Parvulesco convince Dominique de Roux a creare una casa editrice, L’Herne, più tardi comprata e gestita da Constantin Tacou. Nei celebri Cahiers de l’Herne appariranno Céline, Ezra Pound, Mircea Eliade, Edgar Allan Poe, Jorge Luis Borges, Henri Michaux, Gérard de Nerval, Bertolt Brecht, William Butler Yeats, Samuel Beckett e altri centinaia di autori. Anche Parvulesco scrive, romanzi, saggi, articoli, ma non solo. Conosce Godard, lo presenta a Rohmer. E proprio Godard lo inserisce, citazione nella citazione, come personaggio nel suo nel suo “Fino all’ultimo respiro”. Il ruolo di questo enigmatico esule romeno sarà interpretato dal regista Jean-Pierre Melville.

Il cammino di Parvulesco si incrocerà ancora con il grande cinema. Nel 1970 fa da trait d’union tra Rohmer e la splendida Aurora Cornu, poetessa e scrittrice imprestata al cinema per " Le genou de Claire”. Aurora Cornu ci illumina su questa avventura: “Rohmer l’ho conosciuto grazie a Jean Parvulescu, un romeno dalla biografia incredibile, scrittore con 15-20 libri pubblicati in Francia, mercenario geniale, che ebbe un ruolo importante nell’insediamento di Moise Ciombe, in Congo. Esoterista, occultista, ancor oggi seguito come un maestro da alcune frange filosofiche, Jean Parvulescu frequentò l’Istituto del Cinema assieme ai giovani registi: Rohmer, Godard, Truffaut, anch’egli autore e terorico della Nouvelle Vague francese”. Lo stesso Parvulesco apparirà nei film di Rohmer: Les nuits de la pleine lune (1984) e L’arbre, le maire et la médiathèque. Il nome di Parvulesco però rimane legato soprattutto agli studi geopolitci e ai romanzi fantastici. La sua visione Euro-asiatica riecheggia fino in Russia, ispirando Alexander Dughin e, forse, la gioventù putiniana Nashi. In Parvulesco il destino di una nazione è strettamente legato ai suoi morti, ce lo ricorda anche Radu Albulescu in un articoletto strappato da România Literară: “Durante I nostri incontri mi ha illustrato la sua teoria e la sua convinzione su altre possibilità che provengono da lunghe attese e grandi sofferenze, in sostanza I romeni possono beneficiare dell’influenza dei grandi Santi canonizzati nelle prigioni comuniste e soprattutto a Pitesti”. E come chiosa a questa visione Parvulesco scrive nella “Spirale profetica”: ” Soldati ormai perduti in una guerra che diventa sempre più occulta, portiamo agli estremi confini di questo mondo le armi spirituali e il più enigmatico destino degli onori militari dell’Altrove. Nei ranghi sia visibili che invisibili dell’ordine nero al quale apparteniamo, coloro che la Morte ha abbattuto marciano fianco a fianco con chi ancora sopravvive”.

http://catrafuse.wordpress.com

L’ultimo romanzo di Jean Parvulesco: “Un retour en Colchide”

Profetica e attivista, l’opera romanzesca di Jean Parvulesco è il vettore di un impegno personale totale contro il “mistero d’iniquità” e per l’avvento dell’essere sulle macerie apocalittiche della Storia.
Fino ad oggi, tutti i suoi romanzi saranno stati come altrettante modalità del combattimento finale, come altrettante rivelazioni della sua mistica posta in gioco. Ma con “Un retour en Colchide”, Jean Parvulesco procede ad un fantastico rovesciamento di prospettiva: non è più nel mondo reale, o preteso tale, che tutto si gioca, ma in quello delle essenze pure e delle loro epifanie, questa Colchide ideale della quale l’autore, barattando la penna del romanziere “nero” con il calamo del cronista “bianco”, inventa e inventaria qui le vie d’accesso, i passi (e gli impasses). Questi sono in effetti, estremamente singolari (e pericolosi), dato che è nei sogni che si trovano offerti al nobile viaggiatore. Romanzo o cronaca poco importa, d’altra parte, poiché il mondo dei sogni è il vero mondo, quello dove le potenze infernali lasciano cadere le maschere e dove la Vergine, nelle forme più delicate e inattese, indica il sentiero col suo dito consolatore. Non esitiamo a dirlo, “Un retour en Colchide” inaugura un nuovo ciclo della letteratura occidentale, come l’Odissea aveva inaugurato quello che Jean Parvulesco stesso ha liquidato con “Dans la forés de Fontainebleau”. Romanzo di estrema avanguardia quindi, che rompe i ponti con tutte le forme accertate del genere, in favore di una molteplicità di possibili (tra cui quello di una letteratura kamikaze). In quanto le macerie della Storia sono evidentemente anche quelle del romanzo stesso; del romanzo che ha dimenticato l’essere, vale a dire, in fin dei conti e pensandoci bene, all’incirca tutto ciò che la letteratura di fantasia ha prodotto da Chrétien de Troyes ad oggi.
Si sarà capito che con “Un retour en Colchide”, Jean Parvulesco non si rivolge agli spiriti pigri e freddolosi, ma a tutti quelli che si inebriano col vino bianco dell’Antartico e i grandi venti della buona ventura. Costoro non rimarranno delusi! Vedranno i corvi vegliare alle frontiere polari della Gerusalemme celeste, varcheranno il Dniepr con Nicola II in tutta la sua gloria, leggeranno dispacci di agenzie delfiche, incontreranno puttane celesti, Vladimir Putin e Robert Bresson.
E una volta letta l’ultima pagina, non potranno resistere al desiderio di ritornare alla prima e ricominciare.
(traduzione dal francese di Aldo La Fata)

http://www.decitre.fr/livres/Un-retour-en-Colchide.aspx/9782813201331


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