11/12/16

Come distruggere (con ironia) l’evoluzionismo


Nel 2014 quelli che Tom Wolfe definisce «otto pesi massimi dell’evoluzionismo» — fra i quali si poteva annoverare perfino il più celebre studioso di linguistica strutturale al mondo, Noam Chomsky — hanno ammesso, in un articolo scientifico, che «l’evoluzione del linguaggio rimaneva un mistero». Un’affermazione di grande peso, anche se quasi del tutto ignorata, perché proprio l’esistenza del linguaggio di fatto annullava la pretesa darwiniana di dimostrare scientificamente che l’essere umano non era altro che un animale più evoluto.
Quando legge la notizia, lo scrittore statunitense pensa: «Centocinquant’anni dall’avvento della teoria dell’evoluzione e non hanno ancora scoperto nulla». E, con acuta ironia, ripercorre il cammino che ha portato gli evoluzionisti ad ammettere un ostacolo insormontabile — e cioè la difficoltà di spiegare in termini evoluzionistici il linguaggio umano — nella loro teoria scientifica, da Wolfe giustamente definita come cosmogonia, cioè un tentativo di spiegare compiutamente l’origine del mondo.
Lo sguardo acuto dello scrittore non solo esplora le teorie scientifiche, ma ci mette di fronte a uomini in carne e ossa, ritratti nel loro ruolo sociale, nel loro carattere e nelle loro meschinerie. Meschinerie che — Wolfe lo spiega con leggerezza nel libro Il regno della parola (Firenze, Giunti, 2016, pagine 192, euro 18) — sono parte inevitabile nel definire quello che poi viene chiamato il progresso della scienza.
Così racconta la vicenda che ha reso credibile l’evoluzionismo, cioè la scoperta del meccanismo che farebbe scattare l’evoluzione — la sopravvivenza del più forte — sia in Darwin che in Wallace: in entrambi l’idea nasce dalla lettura di Malthus, che non era uno scienziato, e viene poi trasferita in ambito scientifico. Ma mentre Wallace, simpatico avventuriero di umili origini e autodidatta, scrive subito un articolo sulla scoperta, Darwin, agiato gentiluomo che aveva studiato a Cambridge, tergiversa da anni. Sarà solo la lettera di Wallace, che gli manda il manoscritto in cui narra la scoperta, a dargli la spinta necessaria a scrivere qualcosa delle sue elucubrazioni.
Ma l’establishment della scienza inglese è tutto dalla parte di Darwin, gli assicura il primo posto nella scoperta e lo aiuta a raggiungere e a mantenere quella posizione preminente che i libri scritti successivamente — benché lunghi e farraginosi rispetto a quelli più brevi e più chiari di Wallace — gli assicureranno. L’agiatezza familiare grazie alla quale si può dedicare solo allo studio e alla scrittura permetteranno a Darwin di sviluppare la sua teoria facendone una nuova cosmogonia, da contrapporre a quella religiosa.
Wolfe sottolinea come questa cosmogonia sia in realtà solo una creazione letteraria, proprio come tutte le altre cosmogonie che vengono chiamate miti. Ma la pretesa scientifica di Darwin, insieme alla sua importanza sociale, vengono accettate in un ambiente dove la scienza sta diventando l’unica spiegazione accettabile per qualsiasi fenomeno. Fondamentale poi fu il fatto che Darwin, il quale si dichiarava agnostico, offrisse una versione delle origini del mondo che permetteva di fare a meno di Dio e questo, in società che si stavano rapidamente secolarizzando, costituiva una caratteristica decisiva per decretare il successo del libro.
Gli attacchi che fecero scricchiolare il darwinismo non arrivarono dal clero, intimidito dalla sua rispettabilità scientifica, ma da altri due scienziati: il solito vivace autodidatta Wallace che, dopo avere militato nelle fila del darwinismo, scrisse un’opera nella quale ne denunciava i punti deboli. Fra questi, in particolare, il fatto che l’evoluzione non spiega come mai l’uomo avesse fin dalle origini un organo specificamente sviluppato con capacità assai superiori a quelle che gli servivano per sopravvivere, un organo che sembra preparato in anticipo per uno sviluppo quasi illimitato, e che spiega il linguaggio: il cervello. In sostanza Wallace scrive che «il potere del cervello umano si estendeva talmente al di là dei confini della selezione naturale che il termine diventava insignificante nel dar conto delle origini dell’uomo».
Nello stesso periodo, Max Muller, il più noto e stimato linguista britannico, affermò coraggiosamente che «il linguaggio è il nostro Rubicone, né alcun bruto ardirebbe varcarlo». Lo studioso andava cioè dicendo che l’uomo aveva un superpotere difficilmente spiegabile con l’evoluzione: il linguaggio. Nonostante tutti i tentativi messi in atto da Darwin per superare questo ostacolo, esso rimase tale, e per circa settant’anni nessuno affrontò più il problema finché, con Noam Chomsky, si ripresentò la questione con modalità che somigliavano molto al confronto fra Darwin e Wallace.
Chomsky — sostenuto dal plauso generale della scienza — sosteneva di avere risolto finalmente il problema della compatibilità fra linguaggio ed evoluzione: secondo la sua teoria, infatti, in ogni essere umano esisteva una sorta di organo predisposto al linguaggio, che garantiva così il veloce apprendimento della parola nei bambini. La prova era che al di sotto di tutte le lingue esisteva una struttura comune, che provava quindi il funzionamento dell’organo al di là delle infinite varianti linguistiche presenti nel mondo.
Nessuno osò mettere in discussione la sua scoperta, basata su osservazioni teoriche, non certo su osservazioni linguistiche sul campo, fino a quando uno studioso autodidatta, Daniel Everett, dopo trent’anni di vita in una comunità sperduta del Brasile pubblicò articoli e libri in cui presentava una lingua che non aveva nulla a che fare con la struttura originaria scoperta da Chomsky: una lingua molto primitiva che corrispondeva esattamente al livello culturale della tribù. Esperienza che portava il ricercatore ad affermare che la lingua era un artefatto umano, e non frutto dello sviluppo di un organo preesistente.
Everett sostenne che la lingua era uno strumento che spiegava la supremazia della specie umana sugli altri animali, come la sola evoluzione non potrebbe mai fare. Il duro e coraggioso attacco al patriarca della linguistica veniva non solo da un autodidatta, se pure eccezionalmente dotato per la ricerca, ma da un giovane che si era recato presso quella tribù con la famiglia, come missionario evangelico. Chomsky cercò di ignorarlo, lo trattò da povero ciarlatano, ma i libri del «Davide» Everett alla fine riuscirono a far fare marcia indietro al «Golia» Chomsky, che cominciò a cassare dai suoi scritti la teoria dell’organo predisposto, senza però fare mai autocritica. Fino a giungere all’ammissione del carattere misterioso del linguaggio, dalla quale prende inizio il libro di Wolfe.
Lo scrittore statunitense denuncia proprio in questo mistero il fallimento di ogni teoria evoluzionista: «Il linguaggio, e solo il linguaggio, ci ha permesso di conquistare ogni palmo di terra di questo mondo, di soggiogare ogni essere abbastanza grande da rendersi visibile e di mangiarci la metà della popolazione dei mari». E può finalmente così concludere: «Dire che gli animali si sono evoluti nell’uomo è come dire che il marmo di Carrara si è evoluto nel David di Michelangelo. Il linguaggio è ciò a cui l’uomo rende omaggio in ogni istante che possa immaginare».
di Lucetta Scaraffia
http://www.osservatoreromano.va/it/news/come-distruggere-con-ironia-levoluzionismo

20 commenti:

  1. grazie dell'articolo ma rimane credo l'innatismo di strutture grammaticali del linguaggio ancora oggi accettato come ipotesi e poi il fatto che l'uomo non può creare a piacimento tutto ma abbia dei limiti naturali mi sembra molto saggio comunque visto che siamo la civiltà del logos importante approfondire

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  2. A guardare le foto di Charles,sembra davvero che l' uomo non sia lontano dagli ominidi-scimmia. Purtroppo la Chiesa ha finito per accettare queste teorie anti metafisiche il cui carattere satanico mi sembra incontestabile. È solo che nel bel mezzo di questa temperie culturale,molti hanno paura di dirlo e allora le poche voci contrarie che si levano, in ambito cristiano, restano quelle degli evangelisti e dei testimoni di Geova.
    Meteorite distruttrice,dove sei?

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    1. la teoria di Darwin non è contesta nulla del cristianesimo o vogliamo credere all'uomo che scende dal cielo come nella gnosi oppure appare dal nulla la bibbia e non solo saggiamente parla di nascita dalla 'terra' è prima di Darwin perchè anche le scimmie vengono da altri essere fino a questa terra

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    2. Non si capisce molto di quello che lei dice perché scrive in maniera orribile. In ogni caso creda pure a quello che vuole,favole comprese. Anche qui è questione di fede.

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    3. in tempi di kali yuga succede anche di scrivere male per la fretta comunque caro Nibbio la cosa certa è Dio come origine di tutto poi il come ha creato è questione di credenza per i sognatori che devono consolare il proprio ego impaurito dall'ingnoto per la nascita dalla terra mi riferisco a quella del 7 giorno quindi nessun naturalismo che trovo spesso anche nelle esegesi della chiesa

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    4. Costa le mie più sentite scuse per il taglio severo delle mie osservazioni,scritte peraltro in gran fretta,in una situazione contingente particolare. Ammetto di provare un forte disagio rispetto alle manifestazioni del pensiero religioso moderno. Ma nel confronto reale e quotidiano mantengo ben diversa impostazione. Saluti.
      Angelo

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  3. L'articolo della Lucetta Scaraffia, se non altro, dimostra che sull'argomento anche in ambito ecclesiastico c'è una controtendenza o qualche ripensamento critico. Speriamo bene. Di meteoriti vaganti nell'universo pare ce ne siano un bel po' e a volte verrebbe davvero la voglia di tirarne giù uno a forza.

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  4. ARVO
    In effetti mi sono imbattuto anche io in un libretto antidarwinista, che ancora possiedo, dei T.di G.
    Devo dire che era ben scritto, chiaro e documentato. Ad ogni modo le teorie di Lamarke e poi di Darwin e dello (spiritista!) Wallace,sono ormai rivedute ampiamente dalla scienza odierna in direzione della genetica. Mancando le favoleggiate specie intermedie si è stati costretti a ipotizzare cambiamenti genetici improvvisi dettati sostanzialmente dal caso. Definire "sospette" queste teorie spacciate per verità...è il minimo che si possa fare. Da un lato osservo che la natura degli esseri viventi tende alla conservazione delle specie stesse e non al loro cambiamento, cancellando con un'eliminazione, relativamente rapida, tutte le anomalie; dall'altro faccio mia l'osservazione riportatami da un amico, formulata più o meno così :"è più probabile che un uragano si abbatta su di una discarica d'auto,ricostruendole, che il patrimonio genetico umano possa generarsi per effetto del caso".
    In conclusione metto le teorie evoluzionistiche sullo stesso piano di quelle che ipotizzano l'intervento creazionistico degli extraterrestri. Sperando, in ogni caso, che i vostri asteroidi...sappiano dove colpire!!

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  5. Suggerisco a quanti volessero approfondire l'argomento di leggere i libri di Giuseppe Sermonti e di Roberto Fondi. L'evoluzionismo è solo un'ipotesi, ma con pezze d'appoggio per nulla trascurabili. Sbagliano però i creazonisti a mettersi sullo stesso piano con tesi opposte e del tutto prive di fondamento. Ammesso che ce ne sia il tempo, la scienza arriverà da sola a sbarazzarsi di questa "credenza" che storicamente ha fatto più di qualche danno (vedi razzismo biologico, antropologia razziale e simili).

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  6. ARVO
    Suggerisco a mia volta "Archeologia Proibita" di Cremo e Thompson,dove si cerca,con metodo scientifico,di mettere in evidenza tutte le contraddizioni della vulgata corrente che vuole "il più" proveniente dal "meno" e la coscienza dalla terra inanimata.
    Credo che la scienza non rinuncerà mai alle sue ipotesi, perché queste hanno precisi scopi ideologici e "formativi" tese a sradicare l'idea del Sacro da tutto lo scibile umano. Personalmente non sono né evoluzionista né creazionista.Non mi sento obbligato a dipanare per forza ogni mistero che mi si presenta di fronte.
    Roberto

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  7. Purtroppo, l'evoluzionismo fu esplicitamente avallato da GPII. L'ennesimo cedimento al mondo, in questo caso ad una falsa scienza, che considera dogma ciò che non è dimostrato (nè dimostrabile, poiché falso). A lume di naso, io non penso proprio di discendere dalla scimmia: anche se, osservando la stragrande maggioranza degli uomini di Chiesa --non ultimo il "regnante" pontefice--, un dubbio mi assale.

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  8. Caro Marco,
    ancora una volta sono costretto a invitarti allo studio, alla precisione e al rigore. Giovanni Paolo II non ha avallato un bel nulla, ma si è limitato a riconoscere all’evoluzionismo il carattere di teoria scientifica. Punto. Poi però fece anche notare, cito testualmente, “che esistono diverse teorie esplicative del processo evolutivo, tra cui anche alcune che per l'ideologia materialista cui si ispirano non sono accettabili per un credente”.
    Quanto al disprezzo per il pontefice regnante e per le gerarchie ecclesiastiche, non credo sia poi tanto diverso dal dileggio del sacro e del divino. Purtroppo anche sul cosiddetto "fronte della Tradizione" l'insulto ha preso il posto della dantesca "virtute e canoscenza".

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  9. Caro Aldo,

    Grazie per l'invito allo studio, al rigore ed alla precisione: tu sei in controtendenza rispetto alle decine, forse centinaia, persone che testimonierebbero contro questo tuo implicito giudizio temerario. Ne sono addolorato, ma non offeso.

    non ha avallato un bel nulla, ma si è limitato a riconoscere all’evoluzionismo il carattere di teoria scientifica

    Proprio ciò che esso non è. E' un mito (in senso negativo).

    esistono diverse teorie esplicative del processo evolutivo, tra cui anche alcune che per l'ideologia materialista cui si ispirano non sono accettabili per un credente

    Ergo, ce ne sono altre accettabili per un credente: sei caduto nella trappola preparata dal polacco. Quindi (non farmi cercare la prova dell'avallo, che comunque esiste, e se mi costringerai, te la porgerò con grazia: per quanto ciò sia possibile ad un romano da sette generazioni, e forse più, come me), l'evoluzionismo descriverebbe una realtà.

    Quanto al disprezzo per il pontefice regnante e per le gerarchie ecclesiastiche, non credo sia poi tanto diverso dal dileggio del sacro e del divino

    Mai bestemmiato in vita mia. Non so come tu faccia ad attribuirmi questi caratteri. Sul tema, mah, non saprei: io sono stato abituato a credere che le gerarchie non sono Dio (anche un Pio XII, che professava un'altra religione rispetto alla letale poltiglia bergogliana). Questa divinizzazione analogica di uomini di Chiesa (che non sono la Chiesa) è significativa.

    Va a finire che il problema della Chiesa sono io. Ti ricordo anche che "sacro" è espressione coniata, in questa accezione volutamente impersonale, da R. Otto, grande studioso ma con una pecca forse imperdonabile: era protestante.

    Cari saluti,
    Marco


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  10. Tra le molteplici perle di una detestabile collana, si può scegliere questa: "la creazione non contrasta con l'evoluzione" (allocuzione di GPII, 29/01/1986). GPII, distinguendo il fatto dalla teoria dell'evoluzione, ammette l'evoluzione come fatto (oltre, come notato nel mio precedente commento, anche alcune non meglio precisate teorie dell'evoluzione). Il che è assurdo (e l'anima?), oltre a non essere mai stato dimostrato.

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  11. Caro Marco,
    in questa tua ultime replica c’è senza dubbio più giudizio e prudenza e me ne rallegro. Dire che la teoria evoluzionistica è un mito significa però non tener conto dei suoi elementi di forza che non sono affatto pochi. E’ una controversia nella quale preferisco non entrare non essendo uno scienziato, ma per non rischiare di fare brutte figure, ti invito a fare altrettanto. Il buon Giuseppe Sermonti quando discuteva con l’amico Cavalli-Sforza (un genetista anche lui, ma, com’è noto, evoluzionista convinto) non si è mai permesso di dargli del “ mitografo”. Né si può dire che tutti gli scienziati che sostengono quella teoria siano degli imbecilli o dei fanatici in malafede. Che poi l’evoluzionismo sia diventato insieme al marxismo e alla psicanalisi un utile “attrezzo” ideologico è differente discorso. Ma mi pare che i primi due attrezzi siano stati lasciati cadere proprio dagli stessi scienziati che evidentemente così stupidi e ingenui non sono.
    Quanto alla citazione del papa era solo per dimostrare che la sua posizione non era riducibile sic et simpliciter a quella che tu gli attribuivi, fermo restando che anch’io non condivido quell’impostazione. Ma su questo punto il discorso è complesso e non vorrei risolverlo in una battuta.
    Che tu non bestemmi ne sono lieto, ma ti faccio notare che la Tradizione disincarnata non esiste se non nella testa vuota di qualche metafisico senza religione. Nella storia del cristianesimo non troverai un solo santo che si sia scagliato contro i rappresentanti di Dio (da sempre “uomini di poca fede” a cominciare da Simon Pietro e in alcuni casi persino omicidi) con attacchi diretti alle persone quasi senza più distinzioni (gerarchia cattolica, il papa, i sacerdoti: tutti messi nello stesso calderone). Questo modo di ragionare è l’anticamera dell’irreligione, come Lutero insegna. Chi oggi sentenzia sul Papa in maniera irriguardosa e offensiva (questi resta pur sempre, nel bene e nel male, il successore di Pietro e il punto di riferimento a livello mondiale della religione cattolica), domani finirà con lo sputare sul crocefisso. E’ una conseguenza quasi fatale senza bisogno di ricorrere alla “divinizzazione analogica di uomini di Chiesa” (una tua arbitraria conclusione).
    Il problema della Chiesa non sei certamente tu, ma semmai lo è il tuo discorso. Chi oggi critica e basta (quale sarebbe di grazia la controparte ideologica – e non dico spirituale perché altrimenti mi vien da sorridere o da piangere, scegli tu – “costruttiva” di questo criticismo assoluto? La Destra ideologica? L’Imperium? Il Santo Graal?) non fa altro che avvalorare le tesi dei “miscredenti” che sostengono che la Chiesa sia solo un potere mondano da abbattere. E non è certo un caso che tra i primi a interrogarsi sulla “cattolicità del Papa” ci sia stato lo statunitense NewsWeek. Dalla critica assoluta al Papa (a questo papa come ai suoi predecessori del secolo scorso, giù, giù, fino a Pio XII che tu però mi pare salvi), non si esce con una fede rafforzata in Dio o nella religione cristiana, ma, come ho già detto, nel suo esatto opposto. I tradizionalisti che si rivolgono alle pochissime comunità lefebvriane presenti in Europa o nel mondo, sono una sparutissima minoranza, tutti gli altri quattro gatti passano direttamente nel campo del cosiddetto “nichilismo attivo” (oggi anch’esso ridotto decisamente a malpartito, per non dir peggio) o ad altre poco commendabili costumanze.
    Quanto all’espressione “sacro”, anche qui mio caro amico deduci male: io l’ho usata nel suo senso cristiano, ma anche arcaico e originario (lt. sacrum) e non certo nel significato in cui la intese il buon Rudolf Otto.

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  12. Caro Aldo,

    Ti scrivo dalla mia torre eburnea di destrofilo ideologizzato, imperiale e graalica.

    suoi elementi di forza che non sono affatto pochi.

    E quali sarebbero?

    non essendo uno scienziato, ma per non rischiare di fare brutte figure, ti invito a fare altrettanto.

    Neanche il papa polacco era uno scienziato (non era nenahc eun teologo, se è per questo!), eppure non ha evitato la brutta figura (oltre che la contraddizione con la dottrina, cosa ben più grave).

    Ma mi pare che i primi due attrezzi siano stati lasciati cadere proprio dagli stessi scienziati che evidentemente così stupidi e ingenui non sono.

    Appunto: aspettiamo che cada anche il terzo.

    Nella storia del cristianesimo non troverai un solo santo che si sia scagliato contro i rappresentanti di Dio

    Vero. S. Caterina era una santa, non un santo. Dante ALighieri forse non un santo, ma certamente non l'ultimo degli arrivati. Non solo si scaglia, ma li schiaffa pure all'inferno!

    Chi oggi sentenzia sul Papa in maniera irriguardosa e offensiva, domani finirà con lo sputare sul crocefisso.

    Se ti riferisci a me, è perché non mi conosci. Questa è una tua considerazione arbitraria. Non conosco antibergogliani che sputano sui crocifissi. Conosco invece molti sostenitori di Bergoglio che se ne fregano, del crocifisso: Scalfari, Bonino, Pannella, e altri elementi di tale tenore, per lo più conosciuti al telefono e poi in interviste più o meno pagliaccesche.

    Chi oggi critica e basta (quale sarebbe di grazia la controparte ideologica – e non dico spirituale perché altrimenti mi vien da sorridere o da piangere, scegli tu – “costruttiva” di questo criticismo assoluto? La Destra ideologica? L’Imperium? Il Santo Graal?) non fa altro che avvalorare le tesi dei “miscredenti” che sostengono che la Chiesa sia solo un potere mondano da abbattere.

    Quanti errori in qualche rigo! Mi fai fare il doppio lavoro... Io, prima di tutto, non critico e basta: ho un'infinità di riferimenti "positivi", spirituali ed ideologici (che tu consideri tutti utopici: ti potrei rispondere che tu ti adatti a quel che passa il convento, ma se la minestra è avvelenata, tu la mangi lo stesso?). Certo non posso accettare Bergoglio, non ce la faccio proprio, non fa per me, il giorno che non sarà più papa io tirerò un sospiro di sollievo e farò festa. Per adesso mi accontento di tirare freccette alla sua immagine. Se anche non conoscessi la controparte ideologica: è come ad uno che dice di essere innocente, e allora gli chiedono: "ma allora chi è il colpevole?" "E io che ne so", risponde il poveraccio.

    fino a Pio XII che tu però mi pare salvi

    Io non ho il potere di salvare alcuno, figuriamoci un papa. Ma converrai con me che Pio XII professava un'altra religione rispetto al caotico ammasso di slogan da decerebrato dell'argentino.

    io l’ho usata nel suo senso cristiano, ma anche arcaico e originario (lt. sacrum) e non certo nel significato in cui la intese il buon Rudolf Otto.

    Allora spiegati, perché io, come mi hai fatto notare (contro centinaia di persone che testimonierebbero il contrario) sono duro di comprendonio.

    Ciao,
    Marco

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  13. ARVO
    Sull'ultimo papa sono già stato censurato,ma sarà forse interessante capire cosa pensa un tradizionalista come il sottoscritto, nella sua ingenuità e nella sua visione distorta che lo porta verso tesi opposte a quelle formulate da Aldous.
    Saremo quattro gatti ma mi conforta ricordare che pochi saranno i chiamati e ancor meno gli eletti. Il numero non conta, essendo solo una misura quantitativa,anche se il rischio di appartenere di fatto alla maggioranza mi tormenta alquanto. La Divina Commedia vede papi all'inferno. L'attuale non lo considero papa perché manifesta...sempre nel mio distorto modo di vedere...tutti i segni dell'inversione materialista camuffata da religione. Considero mio dovere morale sfuggire alle lusinghe della Chiesa moderna che in quanto tale è come se non ci fosse, perché nasconde sistematicamente il Dio Vero e la "salvezza", dopo essersi sbarazzata della dimensione esoterico-iniziatica. L'ultimo collegamento con la dimensione della Trascendenza è l'Islam, anche se non mi è congeniale e faccio fatica a sopportare la gravissima degenerazione della quale è vittima.
    Con tutto il rispetto considero i fedeli comuni come degli illusi e so che una mia eventuale e tardiva adesione alla loro comunità non cambierebbe il mio destino, quale esso sia. Né può cambiare quello di chi,ingenuamente, si sente illusoriamente al sicuro. Le preci non cambieranno il vostro, quale esso dovrà essere.

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  14. Caro Marco e caro Arvo, capisco fin troppo bene i vostri ragionamenti e le posizioni che sostenete e non intendo prolungare inutilmente e infruttuosamente la discussione. Gli argomenti a contrario non mancherebbero, ma vedo fin troppo chiaramente che non servirebbero a farvi retrocedere di un passo. Quindi depongo le armi e la chiudo qui. Mi permetto solo di esortarvi a perseverare nella pratica di smascheramento degli errori e soprattutto a non affezionarvi troppo alle vostre idee quali che siano. Purtroppo si rischiano cocenti e amarissime delusioni. Comunque auguri di cuore per tutto.

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  15. Auguri a te, che, pur nella opposizione a quanto vado sostenendo, sei una persona onesta e gentile. Non è poco.
    Ciao

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  16. Altrettanti auguri a lei, Aldous. Sia di buone feste che di fruttuosa ricerca. Non credo infatti che quest'ultima possa mai fermarsi,qualunque siano le nostre convinzioni più radicate.
    Roberto

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