Gabi Martinez: “Histoire vraie de l'homme qui
cherchait le yéti” (Autrement – 2013)
Sul
finire degli anni ottanta (1987-1990), Jordi Magraner, zoologo franco-spagnolo,
organizzò un’incredibile spedizione scientifica alla ricerca del mitico “Barmanou”
(o Barmanu o Baddmanus), un primate umanoide bipede più volte segnalato dalle
comunità montane del Pakistan, omologo dell’“abominevole uomo delle nevi” o altrimenti
detto “Yeti” himalayano e del Big Foot nord-americano.
Jordi
Magraner (nome catalano) nasce e vive in Francia a Valence nei pressi di Lione
e si laurea in zoologia a Parigi. Qui entra subito in stretti rapporti con il
Museo Nazionale di Storia Naturale che gli finanzia le prime due spedizioni. Le
sue esplorazioni lo portano subito a dubitare della validità complessiva della teoria
evoluzionistica formulata da Darwin e a riconoscere come possibile la
sopravvivenza fino ai giorni nostri di qualche specie di ominide. Con metodo di
indagine rigoroso Magraner raccoglie le numerose testimonianze dei pastori
nomadi del Pakistan che gli raccontano con assoluta verosimiglianza dei loro
incontri con un essere dalle parvenze scimmiesche. Le descrizioni combaciano perfettamente, a tal
punto da consentire al nostro ricercatore di tracciare un identikit coerente. Non solo. Nei suoi
resoconti di viaggio, Magraner, racconta di come egli stesso fu testimone di
simili incontri, confermati, tra l’altro, dai suoi stessi compagni di viaggio.
Magraner
non si interessò solo all'uomo Barmanu, ma riuscì anche ad integrarsi con l'affascinante comunità nomade di Kalash (o
Kalasha) delle valli di Birir, Rumboor e Bumburate; un gruppo etnico
di poco più di un migliaio di individui, di tradizione sciamanica e di
probabile origine europea, forse discendenti di una legione dell’imperatore
Alessandro Magno. A tale proposito, la loro fisionomia non sembra lasciare spazio a
dubbi: occhi chiari e pelle ambrata. Magraner riesce a integrarsi perfettamente
tra queste genti e ne assimila velocemente lingua, costumi e cultura. Cercherà poi in
tutti i modi possibili di preservarne l’esistenza storica. Purtroppo dopo gli attentati
dell’11 settembre le valli del Kalash subiscono le frequenti incursioni dei fanatici
talebani che sospettano aprioristicamente di tutti gli occidentali e probabilmente
considerano Magraner una spia o anche un proselitista cristiano. Nel 2002 accade purtroppo l'inevitabile: il povero Magraner viene brutalmente assassinato con il solito rito della decapitazione e la stessa sorte
toccherà ai suoi più stretti collaboratori.
Jordi
Magraner è stato un personaggio leggendario, romantico, anacronistico e insomma
controcorrente. Uno di quegli uomini di cui non ce n'è più e di cui avvertiamo
con sempre più profonda tristezza l’assenza. Bisogna pertanto essere grati a Gabi Martinez che con straordinaria accuratezza giornalistica e precisione documentale ne ha ricostruito in un saggio lungo (più di 500 pagine!) ma avvincente l'avventurosa vicenda.
A.L.F.
A.L.F.
Grazie per questo articolo, non conoscevo la figura di Jordi Magraner e ancor meno le sue ricerche ed esplorazioni riguardanti il leggendario Yeti. Magraner quindi può dirsi il più illustre ricercatore di questa leggendaria figura? In questo senso come si pone la figura di Messner? Non mi fu mai chiara la questione circa il fatto che il celebre alpinista ebbe modo di fotografare lo "Yeti". Dove sarebbero queste foto? Non avrebbero dovuto fare scalpore? Mi sembra di capire che Magraner con la figura dello Yeti avrebbe potuto contribuire a scardinare la teoria evoluzionistica che vede l'uomo nascere ed evolversi da organismi monocellulari, potrebbe anche essere per questo motivo, che sulla leggenda dello "Yeti" si getta sempre molto discredito?
RispondiEliminaUn abbraccio
Fabrizio
Caro Fabrizio, grazie per il commento. Messner effettivamente fotografò una creatura locale, una specie di “orso delle nevi” (a suo dire un ibrido fra l'orso polare e quello bruno), che spiegherebbe la leggenda dello Yeti. La foto, se non vado errato, venne pubblicata in un suo libro di memorie, ma era quella di un orso vulgaris. Per questo motivo non suscitò alcun scalpore. Un’ipotesi simile è stata confermata di recente dal genetista inglese Bryan Sykes, ma pare che non abbia convinto l’ambiente scientifico internazionale. L’idea dell’orso effettivamente non è da buttar via: si sa che l’animale peloso è assai elusivo, che è in grado di assumere una postura eretta e che può misurare fino a tre metri di altezza. A mio giudizio però la questione è ancora aperta e le indagini di Magraner devono essere tenute in seria considerazione. Come tu hai ben compreso l’esistenza di una simile creatura metterebbe seriamente in forse l’idea di un avanzamento progressivo lineare d'impianto darwiniano.
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