18/11/10

Mistero e origine del male nell'opera di Jean Phaure


Jean Phaure,
Mistero e Origine del Male alla luce della Tradizione
(con schiarimenti sull'anticristo)
Roma, 2010

di Paolo Mosso

È con grande piacere che si accolgono le proposte di lettura di Aldo La Fata, che si confermano interessanti e formative, e scrivere un commento sull'ultima pubblicazione non è compito facilissimo, a dir la verità: si tratta di una lettura da assimilare bene e di un testo da tenere nella propria collezione come utile compendio e pilastro sul tema. Stiamo parlando di "Mistero e origine del male alla luce della Tradizione", di Jean Phaure, tratto dal suo libro "Le Cycle de l'Humanité Adamique". L’argomento è di quelli che solitamente vengono affrontati di sfuggita anche da chi avrebbe le capacità per farlo in maniera approfondita, e che raramente si trovano sviscerati e offerti in simile modo.

Dalla prefazione del curatore si viene introdotti al tema toccando un punto su cui merita soffermarsi: il pericolo di rimuovere il "mistero" quando si affrontano questioni di tale portata, cercando di offrire risposte esaustive a tutte le domande che il tema del male è in grado di suscitare. Si allude infatti ad una ricerca ostinata di "immaginarie certezze", che tutto appiattisce alle limitate capacità di comprensione dell'uomo che, invece, liberato da queste coercizioni intellettuali può scoprire la propria vera libertà e un'autentica vocazione all'Amore. Date queste premesse, le pagine di J. Phaure vengono presentate come "sobrie ed equilibrate", semplici e sintetiche, e offrono un excursus generale sul tema del male, toccando argomenti chiave come la caduta adamitica, il libero arbitrio, la tentazione dualista. L'autore propone perciò di aprire l'annoso dibattito in cui molti aspetti sono in grado di colpire e far riflettere il lettore, senza la pretesa di un chiarimento definitivo, ma rischiarandolo con l'aiuto della Tradizione, in un epoca in cui, citando Pio XII, gli uomini "hanno perduto il senso del peccato".

Se il cardine della prima parte della trattazione riguarda prevalentemente il mistero della Libertà, gli ultimi capitoli raggiungono livelli di elevata chiarezza e profondità; due di questi sono dedicati al tema del peccato e della Reintegrazione. In particolare il modo in cui viene definita la materia, come "rete" tesa da Dio sotto l'uomo per arrestarne la caduta, cioè come "suolo sul quale dobbiamo appoggiarci per balzare verso il Cielo", appare illuminante e permette di capire meglio l'errore dualista e in qualche modo intendere la fine della corsa e del tempo, della caduta, come tragica possibilità di precipitare "fuori dal tempo" senza reintegrazione nell'eternità; una visione in cui le capacità di comprensione del lettore possono perdersi... L'accento poi sulla necessità di una "redenzione totale" dell'umanità dell'ultima era astrologica, quella dei Pesci, per opera del Verbo incarnato, piuttosto che di un "raddrizzamento" della Caduta, oltre a spalancare nuovamente al lettore un orizzonte sconfinato, può essere un tema molto importante per meglio accogliere l'economia evangelica di salvezza, non di rado trascurata o mal considerata anche da alcuni grandi autori della Tradizione.

Il capitolo conclusivo, più lungo dei precedenti, si intitola "schiarimenti sull'anticristo", e qui non si è trattato, durante la lettura, solo di apprendere ma anche di interpretare. L'argomento, date le premesse, viene affrontato sotto diversi aspetti, in grado di stimolare nel lettore alcune intuizioni. Sin dalla prima pagina ad esempio si fa riferimento ad un passaggio di netto cambiamento tra le fasi che l'autore denomina dell'anticristo-legione e dell'anticristo-uomo, con attenzione alla successione che avverrebbe in quel tempo tra la Chiesa di Filadelfia e la Chiesa di Laodicea. Prospetto di successione, questo, differente da quello accennato da Panunzio in Contemplazione e Simbolo (Volpe, 1976), di cui il lettore può fare tesoro. Nelle pagine che seguono, non vengono solo messi in parallelo alcuni passi delle Scritture ma l'autore fa riferimento anche alle testimonianze di alcuni santi e alla rivelazione di La Salette, in un quadro che invoglia il lettore a ricercare ulteriori approfondimenti sul tema; perché ovviamente lo svolgimento non si ferma ad una disamina sul male e sul gigantesco capovolgimento dei valori spirituali della fine del ciclo, ma trova un sicuro appiglio e più ampio respiro nei nuovi Cieli e nuova Terra del secolo a venire.
Molte altre cose si potrebbero dire sul testo, a rischio di dilungarsi troppo e calarsi maggiormente in argomenti di cui si ha poca padronanza, ed è l'autore per primo a fermarsi sulle ipotesi più ardite specificando che alcuni enigmi saranno chiariti solo all'estrema fine del Ciclo.
Non rimane perciò che concludere ringraziando per la proposta letteraria e per l'opportunità di leggere in italiano queste preziose e ricche pagine di Jean Phaure.

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