19/06/10

In memoria di Silvano Panunzio (1918-2010)

di Petrus

Silvano Panunzio ci ha lasciato.
Il cielo, immobile, addormenta il silenzio. Di lontano il vento congeda il caos della città. Congeda l’anima del maestro e tutto si ferma: quando una grande anima fa ritorno al Padre il Cosmo accompagna il suo viaggio e schiude le porte della Realtà totale. Cosa avremmo dato per conoscere l’uomo che, in più di un’occasione, ci ha letteralmente sottratto alla tenebra del secolo, con quella visione lucida, cristallina, metafisica e metapolitica, propria di chi, centrando se stesso, aveva imparato ad amare il mondo, dopo averlo vinto dentro di sé! Durante gli anni dell’università, pensatori acerbi e discoli reietti alla ricerca del San Graal, scambiavamo sovente le tenebre per la luce. Ma gli scritti di Artù eran lì a rettificare, chiarire, spronare, insegnare, incoraggiare l’anima nel suo logos spigoloso e fiero, talvolta energico, talaltra imprudente, appassionato ma scorbutico ed impacciato.

Panunzio non è mai stato un autore, un libro, un saggio pirotecnico d’erudizione anti-convenzionale. Silvano Panunzio era un autentico ed impareggiabile vir catholicus: un uomo, cioè, che sapeva mirabilmente congiungere, in un amalgama divinamente ispirato, Contemplazione e Azione, Verità e Giustizia, Povertà (francescana) ed Oblatività (benedettina). La sua attività culturale si è sempre tradotta in ricerca spirituale; per converso, la sua ricerca spirituale non ha mai tradìto il suo orizzonte intellettuale. Gli effetti sul lettore? Uno sguardo verso il cielo, una geometria perfetta che incrocia senza orpelli l’Invisibile dell’Anima e del Tempo, Eterno glorioso, sigillo risplendente dell’Altissimo.

Qualsivoglia lettura, studio, assimilazione di concetti, storia di passione e di tormento, di indiamento e di conversione, di caduta e di rinnovamento, non può che soggiacere all’intendimento di chi l’apprende. Ma quando un uomo e la sua vita meravigliano i sensi, destano l’immaginazione creatrice, entrano in contatto eterico con il primo e l’ultimo battito del cuore, è allora che soffia il vento che nessuno sa donde venga, eppure accende, lima, spiana e difende; accoglie, vibra, ascende e discende, mitiga e sprigiona, scioglie e rapprende. Chi possiede il carisma dell’impetrazione, il fluido magnetico e contagioso dell’illuminazione, spoglia l’indifferenza, l’oblìo e la dimenticanza dell’altrui ignoranza, la trasforma e la rilancia verso il punto omega del Cristo-Verbo, “prossimo venturo” e “ritornante”, come amava sovente definirlo il nostro, dalla penna schiarente e mordente, cui di superfluo e amorfo non lasciò scritto niente.

Panunzio ha saputo essere tutto questo: un’anima mai indifferente all’anima del prossimo, né alle sfide del nostro Tempo; pensatore ecclettico, ma anche e soprattutto compagno di viaggio, amico cui la Vita non ci ha permesso di formalizzare l’amicizia, probabilmente cominciata negli archetipici giardini della Preesistenza. Ironia, Metafisica, Poesia, la triplicità atlantidea che, in seno all’ATMA, dovrà accompagnarci nel cammino ultimo e terrificante che ci attende, guidati dalla fede nelle cose che si credono ma non si vedono; la ragione di chi non sa, il mistero di chi scardina le porte della maya cosmica per essere restituito al Regno dei Cieli, ove sostano, s’orientano e s’incontrano le anime immortali. Durante questi anni di studi, gioie, dolori, ricerche sacre e profane, abbiamo sempre guardato ai maestri come a testimoni del Regno. Non semplicemente i vuoti a perdere di un nozionismo culturale sganciato dal mistero cristiano, bensì le traiettorie impercettibili d’una costruzione d’Amore universale, il solo cui sappiano e debbano consacrarsi gli spiriti assetati di Sapienza. Se oggi possiamo esclamare con S.Bonaventura, « Cristo è la nostra Metafisica », lo dobbiamo soprattutto a chi ci ha presentato il Cristianesimo come Tradizione paradigmatica, quel Silvano Panunzio che oggi, dall’occhio invisibile dell’eterna gloria e dell’eterna pace, orienterà i suoi cavalieri nell’ora fatidica del Nuovo Avvento messianico, dalla luce verso la luce.

A Dio Artù! A Dio!

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