11/08/10

"Visioni del Soma" di Giuseppe Gorlani


Giuseppe Gorlani – Visioni del Soma – La Finestra editrice (euro 18)
(info@La-Finestra.com)

di Franca Alaimo

Il mondo terribile, così come appare, con il suo carico di dolore e di caos insensato, non tace, non è scomparso; la sua follia turba inquietando: “io so solo con certezza della tristezza che mi porto dentro” scrive, infatti, Gorlani; ma poco più avanti, nella stessa prosa, ammette di sentire “un anelito a conservare la forza di vedere con altri occhi, per non cedere al cielo nero intorno”. In questo contrasto tra angoscia generata dalle forme vane del mondo e consapevolezza di un altro e perfetto significare si pone come elemento d’equilibrio la sapienza più profonda del cuore, quella che appartiene ai bambini, i quali sanno leggere se stessi “nella forma di un suono intrecciato all’abbaiare di un cane.”

Si tratta, allora, di recuperare quei sensi più profondi, che leggono il mondo attraverso i simboli, sacralizzando ogni cosa, anche la più ributtante (“la più rivoltante lebbra è bellezza abbagliante”), perché parte del Tutto manifestantesi in quegli “infiniti pavoni” che sono le forme e i colori di quanto esiste. E’ così che,uscendo dal mondo, si entra nell’essenza stessa del mondo continuamente creato, e se ne comprendono il meraviglioso “gioco”, cioè la gioia d’essere esattamente com’è, ed i suoi “sorrisi pentecostali”; ma soprattutto si impara a superare l’inganno conoscitivo del dissidio, della guerra, dell’odio e ad immergersi in quel luogo mentale e spirituale perfettamente immobile ed immutabile, dove “l’oscurità e la luce stanno in equilibrio”, “le strade dell’eros e della ragione” si fondono. E si manifesta l’Armonia che risuona e vibra nell’essenza d’ogni cosa.

Il cammino di Gorlani, come quello di un antico pellegrino, si svolge in solitudine meditativa, lontano dalla città affollata e rimbombante di stridii, tra fiori ed alberi ed acque trasparenti e mormoranti, dove la vita semplice degli elementi della Natura “senza mani né parole tocca e insegna”, in un luogo quasi edenico dove è possibile “riposare nudi sotto la neve….e nello stesso tempo volare con il profilo di un falco che attraversa i secoli”, in una condizione estatica, in cui alto e basso si toccano, terra e cielo si abbracciano, spazio e tempo si dilatano all’infinito fino a coincidere con il non-spaziotempo dell’Ineffabile.

In questo modo Gorlani racconta la sua personale “divina commedia”, la sua ascesa verso la contemplazione della Divinità. La sua via è altra da quella dantesca, e tuttavia uguale è il desiderio di contemplare il Mistero, di comprendere quell’Amore santificante grazie al quale – come sostiene anche la più avanzata teologia cattolica – “non c’è nulla da salvare”.

Dante costruisce una complicata, razionalissima, anche se fortemente ispirata, struttura per il suo poema su Dio e l’Uomo; Gorlani fa deragliare il cuore dalla Cultura dominante e lo guida alla Sapienza senza tempo attraverso l’abbandono: il succo del soma fa “de-lirare” le sue parole, lasciando anch’esse al gioco, perché “esse giocano con me”.

Ne nasce un’originalissima affermazione di poetica: “Capisco che esse vanno prese con cautela e messe come a caso, ma non a caso. Un bagliore misterioso, dentro, chissà da dove, ne segnala la giusta corrispondenza, la sintonia col contenuto”. Sembra di ascoltare la voce di quegli antichi custodi di oracoli, che vaticinavano invasi dal dio; o, per restare nell’ambito della letteratura, i versi dei poeti vati, come Rimbaud e Mallarmè, che cantavano attingendo alle zone silenti, profondissime e sapientissime, del proprio io.


Parlo di letteratura perché il libro di Gorlani, “Visioni del Soma”, al di là del suo valore testimoniale all’interno della Comunità ashramica dei Cavalieri del Sole, da lui fondata e nella quale ancora vive, possiede un forte fascino letterario: la prosa è raffinata, lessicalmente vivida e puntuale, fortemente nominativa, e soprattutto intensamente poetica; non c’è, infatti, quasi differenza alcuna tra i testi in poesia e quelli in prosa, entrambi attraversati da quella qualità del dire che non solo non ricalca l’uso quotidiano e scialbo delle parole ormai tutte conformate al modello linguistico mass-mediale, ma possiede quella eco lungamente vibrante e misteriosa, tutta intrisa di respiro cosmico, che è proprio della Poesia universale.

E', infine, un libro che fa bene al cuore, elevandolo alla Contemplazione del Centro Primo da cui tutto discende e a cui tutto ritorna, all’amore per la Bellezza, alla ricchezza della Solitudine, e, infine, alla Quiete Interiore, che più di ogni altra sembra mancare all’Uomo contemporaneo.


Un’opera mistica tanto più preziosa in un’epoca che ha ormai smarrito la capacità di prestare ascolto alle cose dello Spirito.

Addendum

La Finestra editrice è una casa editrice di Lavis (Trento), fondata nel 1998 da Marco Albertazzi. La casa editrice si avvale della consulenza e della collaborazione di eminenti studiosi e di intellettuali contemporanei, tra cui Gianni Gori, Marzio Pieri, Guido Ceronetti, Mino Gabriele, Jean-Pierre Brach, Franco Cardini, George Wallace, Frédérick Tristan, Cesare Vasoli, Marie-France Tristan. La casa editrice è specializzata nella ricostruzione filologica ed ermeneutica di testi fondamentali della tradizione letteraria italiana ed europea. Fra le opere 'restaurate' figurano, tra le altre, l'Acerba di Cecco d'Ascoli, i Documenti d'Amore di Francesco da Barberino (opere entrambe restituite per la prima volta dopo settecento anni), la "Marino edition" che propone il corpus delle opere di Giambattista Marino, il Ciclo lirico della Terrestrità del sole di Arturo Onofri. La casa editrice non appartiene, né è supportata da alcun gruppo industriale o economico, ma si muove in maniera completamente autonoma nel panorama dell'editoria internazionale.


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