29/04/08

Gli atti del processo ‘Darwin vs Ingegnere Supremo’

«Alla fine di tutto, l’impressione che se ne ha è quella di un continuo cambiamento di piani, dalla scienza alla filosofia, dai dati alle illazioni più arbitrarie, tale per cui l’aspetto scientifico continua a slittare in secondo piano rispetto alle opinioni, sempre non verificate. L’ipotesi evoluzionistica è cioè una grande, colossale Chiesa che per essere creduta chiede costantemente di rinunciare alla ragione. Strenuamente la difende un nugolo di chierici dogmatici e clericali. Per questo noi non smettiamo mai di dirci fieramente laici, cioè liberi di guardare e valutare, e responsabili nel farlo. Ci sembra questo un bel processo intelligente di studio». È questo, in sintesi, il «verdetto» di un meticoloso «Processo a Darwin» (Piemme, pagine 190, euro 15) scritto da Marco Respinti, giornalista de «Il Domenicale» che dopo aver firmato negli ultimi anni diverse pubblicazioni sulla cultura anglosassone e il mondo conservatore angloamericano ha condensato in un pamphlet affilato anni di letture e approfondimenti sul darwinismo e il mistero della nascita e dello sviluppo della vita. Una chiarificazione introduttiva su cosa sia da intendersi con gli (spesso abusati) concetti di «scienza» e «metodo scientifico», un «ripasso» della genesi storica della teoria evoluzionistica prima e darwiniana poi, una collezione delle incongruenze interne a quest’ultima, dei falsi della paleontologia moderna e delle prove che i discepoli elaborarono ad hoc per comprovare le posizioni del maestro. Infine una disamina delle posizioni sostenute dai più noti banditori odierni del neodarwnismo, da Richard Dawkins a Telmo Pievani, per quanto riguarda la provincia italica, per concludere, in spregio al politically correct divulgativo, che «nulla, davvero nulla attesta con certezza le teorie darwiniane». Con un’apertura di credito alla bistratta scuola dell’«Intelligent Design». Una voce decisamente fuori dal coro, insomma, quella di Respinti, che se non altro ha il merito di bilanciare, nell’editoria nostrana, il dibattito sull’enigma dell’«origine delle specie», homo sapiens sapiens incluso. (A.G.)

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