Sabato 20 ottobre ore 10,30
Salone dell'Editoria Sociale - Roma
Marco Rossi Doria
Sottosegretario all'istruzione
presenta
Il contadino come maestro
di Marcel Jousse
con la partecipazione di
Brunella Antomarini, docente alla John Cabot University, Roma
Antonello Colimberti, curatore dell’Opera
Giannozzo Pucci, editore
Marco Rossi Doria
Sottosegretario all'istruzione
presenta
Il contadino come maestro
di Marcel Jousse
con la partecipazione di
Brunella Antomarini, docente alla John Cabot University, Roma
Antonello Colimberti, curatore dell’Opera
Giannozzo Pucci, editore
Il pensiero
di Jousse, in questo secondo libro edito dalla LEF, parte da una semplice
considerazione: di solito abbiamo l’idea che la scuola autentica consista nello
stare tra quattro mura, davanti ai libri. Abbiamo fatto cioè totale
“astrazione” della “Scuola delle cose” e non vediamo altro che la Scuola dei
Libri. Invece, scrive Jousse, dobbiamo ricordare che è la scuola delle cose che
orienta verso il Senso della Vita e verso il Senso del Linguaggio e che essa è
parte integrante nella nostra esperienza pratica. Fondamentale a questo scopo è
quindi il contatto con la terra perchè di essa ci nutriamo, da essa apprendiamo
e contemporaneamente la modelliamo con la nostra intelligenza per ottenerne i
frutti utili alla nostra sussistenza. Il lavoro della terra riacquista, nelle
parole di Jousse, la sua nobiltà, tanto da rivalutare la figura del contadino
elevandola a maestro. Maestro per i ragazzi, insegnante per gli insegnanti, che
dalla sua mimica, dalla sua azione possono comprendere come appassionare i
ragazzi. E’ qui la grande forza della pedagogia contadina che Jousse rivendica
con decisione in queste pagine.
L’autore_Marcel
Jousse (1886-1961). Ordinato Gesuita nel 1910 si specializza con grandi maestri
del calibro di Rousselot (fonetica), Janet et Dumas (patologia), Mauss
(etnologia). Nel 1925 esce la sua tesi di dottorato in psicologia linguistica
Le style oral rythmique et mnémotechnique chez les verbo-moteurs, la cui eco fu
eccezionale (da Bremond a Valéry, da Bergson a Blondel). Occorrerà attendere la
“rivoluzione” del ’68 per veder rinascere l’interesse intorno alla figura di
questo pioniere dell’antropologia. Per Jousse l’uomo è gesto e memoria sin dal
seno materno, e bisogna riscoprire, tramite il linguaggio di rabbi Yeshua, la
continuità della tradizione giudaico-cristiana.
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