27/06/15

Sua Santità il Dalai Lama compie ottant’anni

Notarella biografica 

Dal 1391 sino ai giorni nostri nel Tibet si sono reincarnati quattordici Dalai Lama. Sono chiamati "Sua Santità" e considerati dei Bodhisattva, cioè grandi maestri spirituali che hanno ormai superato il giogo delle morti-rinascite, ma tornano a reincarnarsi per aiutare l'umanità. Ogni Dalai Lama predice l'epoca e il luogo della sua reincarnazione e anche il Grande Tredicesimo Dalai Lama aveva annunciato che sarebbe rinato poco dopo nel Nord-Est del Paese. Così avvenne. In che modo fu rintracciato il nuovo Dalai Lama? Due anni dopo la morte del Grande Tredicesimo, nel 1935, fu nominato un Reggente, che si assunse la responsabilità della ricerca del Quattordicesimo Dalai Lama. Il Reggente ebbe la visione di tre lettere dell'alfabeto tibetano, d'un monastero color verde-giada e oro, e d'una casa con le tegole color turchese. Prese nota di ogni dettaglio della visione, e pose sottochiave una copia sigillata dello scritto, così che non potesse essere modificato in seguito. Dopo varie ricerche, finì per incamminarsi nel villaggio di Taktser, a NordEst del Tibet. A un certo punto si trovò di fronte una casa dal tetto color turchese, presso un monastero color verde-giada e oro. Come esige il protocollo, egli, entrando in quella casa, nascose la sua identità: si presentò sotto le false spoglie d'un servo, facendo passare il suo servo per suo padrone. Senza sospetto, fu accolto e condotto in cucina a mangiare insieme agli altri servi. Qui egli vide un bambino di due anni che, trascurando i suoi giocattoli, gli corse incontro gridando: «Lama! Lama!», e gli si sedette in grembo.
Poi il bimbo afferrò un rosario, che era appartenuto al Grande Tredicesimo,
 ed esclamò: «È mio. Posso averlo, per favore?». «Si', puoi averlo; ma devi dirmi chi sono io!», gli ribatté il Reggente. «Tu sei Sera-aga», rispose il bimbo. Sera-aga,
 nel dialetto locale, significa un lama del monastero di Sera, a Lhasa. (Da notare che il bimbo non aveva mai sentito parlare quel dialetto in casa).
A questo punto, il bimbo fu sottoposto all'accurato esame di una commissione
di ricerca: seppe dire immediatamente il nome di tutti i commissari e scelse prontamente, tra tanti breviari, rosari e bastoni da passeggio, quelli appartenuti al Tredicesimo Dalai Lama. Era stupefacente, in un bambino di due anni, la compostezza, la ponderazione, l'autocontrollo che dimostrava. Fu dunque proclamato Quattordicesimo Dalai Lama.
L’educazione di Sua Santità iniziò all’età di sei anni e venne completata con il conseguimento del titolo di Geshe Lharampa (Dottorato in filosofia buddista) all’età di 25 anni, nel 1959. All’età di 24 anni affrontò gli esami preliminari in ciascuna delle tre università monastiche: Drepung, Sera e Ganden. L’esame finale avvenne nello Jokhang, a Lhasa durante il Festival annuale di preghiera detto Monlan, che si tiene il primo mese di ogni anno del calendario tibetano.
Sin dal 1967, Sua Santità ha intrapreso una serie di viaggi che lo hanno portato in circa 46 nazioni. Nell’autunno del 1991 ha visitato gli Stati Baltici su invito del presidente lituano Vytautas Landsbergis ed è stato il primo leader straniero a rivolgersi al parlamento lituano. Nel 1973, fu ricevuto in Vaticano da Paolo VI, il quale disse: «Vostra Santità viene a noi dall'Asia, la culla delle antiche religioni e delle umane tradizioni che sono giustamente tenute in profonda venerazione». E aggiunse: «Questi modi di condotta e questi insegnamenti di altre religioni rispecchiano i raggi di verità eterna da cui tutti gli uomini sono illuminati».
Sua Santità ha incontrato papa Giovanni Paolo II, nel 1980, 1982, 1986, 1988 e 1990 in Vaticano. Nel 1981, Sua Santità ha conferito con l’arcivescovo di Canterbury, il dottor Robert Runcie e con gli altri leaders della chiesa Anglicana, a Londra. Ha incontrato anche le autorità della chiesa Cattolica e della Comunità ebraica. In occasione di un dialogo interreligioso tenuto in suo onore dal Congresso Mondiale delle fedi ha detto: “Ho sempre creduto che sia molto meglio avere una varietà di religioni, una varietà di filosofie, piuttosto che una sola religione o filosofia. Questo è necessario per via delle differenti disposizioni mentali di ciascun essere senziente. Ogni religione ha certe idee o tecniche che le sono proprie e impararle può solo essere di arricchimento per la fede di ognuno”.
Sua Santità spesso ha detto: “Io sono un semplice monaco buddista, né più, né meno”.
Sua Santità vive la vita di un monaco buddista, risiedendo in una piccola abitazione a Dharamsala si alza alle 4 del mattino per meditare, successivamente si occupa della programmazione dei suoi incontri concernenti le questioni amministrative, concede udienze private, impartisce insegnamenti religiosi e presenzia a cerimonie rituali. Conclude la sua giornata con ulteriori preghiere prima del riposo notturno. Nel dichiarare le sue più grandi fonti di ispirazione egli cita spesso i suoi versi preferiti che si trovano negli scritti di un famoso santo buddista dell’ottavo secolo, chiamato Shantideva: “Per quanto a lungo durerà lo spazio e per quanto a lungo resteranno delle creature viventi in esso, fino ad allora anch’io ci sarò per sconfiggere la sofferenza del mondo”.
Per ultimo, una curiosità con buon pace di vegani e vegetariani: il Dalai Lama  mangia poco ma di tutto, anche la carne.

René Guénon sul Dalai Lama

Da qualche tempo informazioni di fonte inglese, e quindi evidentemente interessate, ci rappresentano il Tibet come invaso da un esercito cinese, e il Dalai Lama in fuga davanti a questa invasione, pronto a chiedere aiuto al governo delle Indie per restaurare la propria autorità minacciata. È perfettamente comprensibile che gli Inglesi pretendano di aggregare il Tibet all’india, dalla quale tuttavia lo separano ostacoli naturali difficilmente superabili, e che essi cerchino un pretesto per penetrare nell’Asia centrale, dove nessuno pensa a invocare il loro intervento. La verità è che il Tibet è una provincia cinese, che da secoli dipende amministrativamente dalla Cina e che di conseguenza quest’ultima non deve affatto conquistarlo. Quanto al Dalai Lama, non è e non è mai stato un sovrano temporale, e la sua potenza spirituale è fuori dalla portata di mano degli invasori, chiunque essi siano, che potrebbero introdursi nella regione tibetana. Le notizie allarmanti che attualmente si cerca di diffondere sono dunque prive di ogni fondamento; in realtà, vi sono semplicemente stati alcuni atti di saccheggio commessi da una banda di rapinatori, ma, come abbastanza spesso avviene in questa regione, non c’è nessuno che se ne preoccupi seriamente. Approfitteremo di questa occasione per rispondere a certe domande che ci sono state poste circa il Dalai Lama; ma, perché non ci si possa accusare di fare delle affermazioni dubbie e non basate su alcuna autorità, ci limitiamo a riprodurre i passi più importanti di una Correspondance d’Extrême-Orient pubblicata su “La Voie” (nn. 8 e 9). Questa corrispondenza apparve nel 1904, nel momento in cui una spedizione inglese comandata dal colonnello Younghusband tornava da Lhassa con un preteso trattato, in calce al quale non figurava nessuna firma tibetana. “Gli inglesi riportavano dall’altopiano tibetano un trattato che era stato firmato soltanto dal loro capo e non era dunque per i tibetani né un impegno né un obbligo. L’intrusione inglese a Lhassa non poteva avere nessuna influenza sul governo tibetano e meno ancora su quella parte della religione tibetana che bisogna considerare come l’antenata di tutti i dogmi; ancor meno sul simbolo vivente della Tradizione”. Ecco alcuni particolari sul palazzo del Dalai Lama, dove nessuno straniero è mai penetrato. “Questo palazzo non si trova nella città di Lhassa, ma sulla cima di una collina isolata nel mezzo della pianura e situata a circa un quarto d’ora a nord della città. Esso è quasi circondato e rinchiuso da un gran numero di templi costruiti come dinh (pagode confuciane), dove abitano i Lama che sono al servizio del Dalai Lama; i pellegrini non varcano mai l’ingresso di questi dinh. Lo spazio che si trova al centro di questi templi disposti in cerchio l’uno accanto all’altro è un gran cortile quasi sempre deserto, in mezzo al quale si trovano quattro templi di forma diversa, ma disposti in maniera da formare un quadrato. Al centro di questo quadrato c’è la dimora personale del Dalai Lama. I quattro templi sono di grandi dimensioni, ma non sono molto elevati, e sono costruiti press’a poco secondo il modello delle abitazioni dei viceré o dei governatori delle grandi provincie dell’Impero cinese; sono occupati dai dodici lama chiamati Lama Namshan, che costituiscono il consiglio circolare del Dalai Lama. Gli appartamenti sono riccamente decorati, ma vi si vedono solo i colori lamaisti, il giallo e il rosso; sono suddivisi in più stanze, le più grandi delle quali sono le “sale della preghiera” . ma, salvo rare eccezioni, i dodici Lama Namshan non possono ricevere nessuno nei loro appartamenti interni; i loro stessi servi rimangono negli appartamenti esterni, così chiamati perché di li non è possibile vedere il palazzo centrale. Quest’ultimo occupa il centro del secondo quadrato ed è da ogni parte isolato dagli appartamenti dei dodici Lama Namshan; è necessario un invito speciale e personale del Dalai Lama per oltrepassare questo spazio interno. Il palazzo del Dalai Lama si rivela agli occhi degli abitanti degli appartamenti interni solo attraverso un grande peristilio che lo circonda tutto, come in tutti gli edifici dell’Asia meridionale; questo peristilio è costituito da quattro ranghi di colonne che sono, dall’alto al basso, ricoperte d’oro. Nessuno abita al pianterreno del palazzo, che si compone unicamente di vestiboli, di sale di preghiera, di scalinate gigantesche. Il palazzo consta di tre piani: il primo è del colore della pietra, il secondo è rosso, e il terzo è giallo. Sopra al terzo piano, a guisa di tetto, si innalza una cupola perfettamente rotonda e ricoperta di lamine d’oro; questa cupola la si vede da Lhassa, e da un punto assai lontano nella valle, ma i templi interni ed esterni nascondono la vista dei piani. Solo i dodici Lama Namshan conoscono la distribuzione dei piani nel palazzo centrale e sanno che cosa vi avviene; è al piano rosso e al centro, che si tengono le riunioni del consiglio circolare. L’insieme di queste costruzioni è grandioso e maestoso, coloro che hanno l’autorizzazione di circolarvi sono tenuti a conservare il silenzio”. (Nguyen Van Chang, Le Palais du Dalai Lama, La Voie n.8 novembre 1904). 
     Ecco adesso quello che concerne il Dalai Lama stesso: “Quanto alla persona del Dalai Lama, che si credeva di vedere (al momento dell’intrusione inglese) coercita e profanata da sguardi stranieri, bisogna dire che tale timore è ingenuo e che, né ora né mai, esso potrebbe essere giustificato. La persona del Dalai Lama si manifesta solo al piano rosso del grande palazzo sacro, quando i dodici Lama Namshan vi si trovano riuniti in certe condizioni e per ordine di colui che li governa. Sarebbe sufficiente la presenza di un altro uomo, di chicchessia, e il Dalai Lama non apparirebbe; e vi è più di una impossibilità materiale che impedisce che la sua presenza venga profanata; egli non può trovarsi là dove si trovano i suoi nemici o anche semplicemente degli estranei. Il Papa dell’Oriente, come lo chiamano (assai impropriamente) i fedeli del Papa d’Occidente, non è uno di quegli esseri che vengono sottoposti a spoliazione o a costrizione, perché non è soggetto a potere umano, egli è sempre il medesimo, oggi come nel giorno remoto in cui si rivelò a quel Lama profetico  che i Tibetani chiamano Issa e che i cristiani chiamano Gesù”. (Nguyen Van Chang, Le Palais du Dalai Lama, La Voie n. 9, 15 novembre 1904). Tutto ciò dimostra a sufficienza che il Dalai Lama non può trovarsi in fuga, né adesso né al momento in cui venivano scritte le righe riportate più sopra, e che non si può pensare né destituirlo né ad eleggergli un successore; da tutto ciò si vede parimenti quanto valgono le affermazioni di certi viaggiatori che, avendo più o meno esplorato il Tibet, pretendono di aver visto il Dalai Lama; non è il caso di attribuire la minima importanza a tali resoconti. Noi non aggiungeremo nulla alle parole che abbiamo riferite, parole che provengono da una fonte assai autorevole, si comprenderà d’altronde che una tale questione non è una di quelle che possono essere trattate pubblicamente senza riserve, tuttavia abbiamo ritenuto che non fosse né inutile né inopportuno dirne qualcosa in questa sede.
                                                        T. Palingenius

Da: “LA GNOSE” n.5 marzo 1910.


Nostro commento:

Dobbiamo allora concludere che l’attuale Dalai Lama sia un impostore? Francamente non lo sappiamo, né siamo in grado di rispondere a questa difficile e impegnativa domanda con sufficiente autorevolezza e chiaroveggenza. Confessiamo, dopo aver letto l’articolo di Guénon, di averci riflettuto per oltre un ventennio, senza riuscire ad arrivare a una conclusione non diremmo certa (cosa che riteniamo impossibile), ma almeno in via teorica verosimilmente attendibile.  Abbiamo deciso perciò di sospendere il giudizio e di limitarci, anche in questa sede, a sollevare il problema, lasciando ad altri (ai buddisti italiani in primis, ma anche ai conoscitori di prima mano del Tibet e ai tibetologi) l’arduo compito di affrontarlo. Sempre ammesso che esistano, tra i nostri lettori, tibetologi, buddisti critici, buddisti indipendenti o, infine, buddisti “sedevacantisti” non animati da fanatismo religioso.




24/06/15

Imperdibile: L’arte magica di André Breton

Risvolto

Di questo libro si favoleggiò molto, per più di trent’anni, senza che se ne avesse, per lo più, conoscenza diretta. Pubblicato nel 1957 in una tiratura riservata ai soci di un club del libro, è arrivato in libreria soltanto nel 1991, in concomitanza con la grande esposizione dedicata a Breton dal Centre Pompidou. Alla sua origine vi è un progetto che aveva appassionato Breton fin dagli anni Trenta – e quindi dall’epoca di Minotaure: scrivere una storia dell’arte «rivisitata da cima a fondo dal pensiero e dallo sguardo surrealista». Il fondo magico dell’arte, le sue implicazioni religiose, la visione romantica, il fantastico: tutti gli elementi essenziali della teoria e della pratica surrealista vengono così rivendicati e riconosciuti nelle loro metamorfosi attraverso la storia dell’arte, a partire dalle pitture paleolitiche. Come sempre, Breton è provocatorio e idiosincratico: come sempre, le sue indicazioni corrispondono a importanti sviluppi nella storia del gusto (basti pensare all’importanza del surrealismo nella rivalutazione dell’arte primitiva e di certi pittori del fantastico). Al testo di Breton, accompagnato da un ricco e raro apparato iconografico, fa seguito una «inchiesta», dove – anche qui secondo la tradizione surrealista – sono raccolte risposte di altri autori ad alcune questioni essenziali del libro. Ed è una parte di altissimo interesse, perché fra coloro che rispondono troveremo, tra gli altri, i nomi di Heidegger, Magritte, Bataille, Malraux, Blanchot, Caillois, Lévi-Strauss, Leonora Carrington, Klossowski, Paz.

20/06/15

SIMMETRIA: NOVITA’ GIUGNO-LUGLIO 2015

Cari amici e soci

Le attività di Simmetria proseguono anche durante l'estate.

a) questa è la relazione della visita guidata al Sito di Castel S. Elia con cui abbiamo chiuso l'anno accademico 2014-2015:

b) Abbiamo in preparazione il programma degli eventi del prossimo anno accademico (2015-2016) che si aprirà agli inizi di Ottobre prossimo e che invieremo entro Agosto. Stiamo preparando un importante corso trasversale sulla tradizione ed una serie di convegni connessi.

c) Pubblicazioni: negli ultimi 3 mesi abbiamo stampato i seguenti volumi:

Contemplazione e simbolo II volume - di Silvano Panunzio
Il secondo volume sulla metafisica del grande filosofo italiano: una enorme vastità di temi sulla spiritualità cristiana, comparati alle dottrine e discipline contemplative d'Oriente e d'Occidente.

Ermetismo e Mistica - di Claudio Lanzi
Un testo sui rapporti fra il simbolismo ermetico cristiano e la mistica; una indagine attenta sulla limitatezza del linguaggio, comunque sofisticato, per esprimere qualsiasi metafisica e la ricerca di un approccio metarazionale ma corredato di una solida e responsabile "dottrina" per una possibile mediazione.

Il Serpente: simboli, miti ed etologia - di Sandro d'Alessandro
Questo animale primordiale, all'origine dei cicli cosmici, esaltato, adorato, temuto e disprezzato ritrova, tramite questo libro, dei fondamenti assai particolari ed inediti partendo da leggende e da incontri reali con il grande Serpente in terra d'Otranto.

Diana e Apollo - di Massimo Vigna e Paolo Galiano
Due "monografie" in un unico testo assolutamente innovative su due divinità della tradizione pagana della Roma classica, assolutamente separate e distinte dalle convenzioni sulle analoghe divinità della tradizione "greca".

Oltre la Soglia - di Antonio Bonifacio
Cosa c'è dopo la morte? Una raccolta antologica e ragionata delle principali dottrine sul "bardo", sul passaggio sottile tra la coscienza presente e quella vicina all'ineffabile: dall'Egitto al Cristianesimo, passando per l'Oriente e raccogliendo una elevata serie di testimonianze di coloro che dicono d'essere andati "oltre la soglia".

Almanacco (Vol. 1 e 2) Raccolta di tutte le riviste on line di Simmetria
Una comoda revisione cartacea di tutte le riviste on line di Simmetria. Due testi molto agevoli che spaziano dalla scienza sacra, all'architettura, dalla mitologia all'alchimia, seguendo i campi d'indagine della nostra associazione.

Sono inoltre in preparazione i seguenti lavori:

Il Bestiario Fantastico (nuova edizione rilegata) di Dalmazio Frau
Le schede della vecchia edizione sono state integrate da altrettanti disegni e commenti sugli animali "fantastici" del mondo classico di quello medievale e rinascimentale. Un bellissimo libro che fa riflettere i bambini...ma anche gli adulti.
 
Il Ritorno dell'Età dell'oro (Pallade e il Centauro di Botticelli) di Stefano Minarelli.
Il tema della precessione equinoziale trattato partendo da una visione astronomico-ermetica del famoso quadro di Botticelli. Il ripristino dell'età aurea per merito della famiglia medicea. Non solo un'indagine storica ma una restituzione della interpretazione dell'arte rinascimentale secondo la forma che le compete.
 
Laudate Dominum (raccolta di preghiere latine) AA VV
Si tratta di un delicato lavoro, a cura della redazione di Simmetria, per ripristinare le più importanti preghiere cristiane in lingua latina, riportandone una traduzione letterale in italiano a fronte, rispettosa del testo ed una scrupolosa analisi delle origini delle stesse.
Un buon modo per riavvicinarsi al senso ontologico della preghiera.

Gli interessati sono pregati di prenotarsi

Cordialità
Simmetria.