29/06/10

Silvano Panunzio, civis catholicus della Roma Eterna

di Primo Siena

Silvano Panunzio, nato a Ferrara il 16 maggio 1918, si considerò sempre “civis catholicus” di Roma, l’Urbs Aeterna. Dalla ariostea città degli Estensi – come ricordava anni fa il senese Rodolfo Gordini, suo sagace allievo – egli trasse “un’anima epica e giocosa ed un’anima severa ed ispirata, savanorolina, ma della Città eterna dove visse dopo la prima infanzia per quasi tutta la vita, tranne alcune forzate parentisi (compresa quella del suo ultimo scorcio esistenziale), si sentì “civis romanus” d’anima e di cuore, identificando l’universalità di Roma con la sua fede di cristiano cattolico vissuta nella prospettiva giovannea del Vangelo Eterno. E nella sua Roma eterna sono ritornate le sue spoglie terrene il 12 giugno dell’anno del Signore 2010, mentre il suo spirito si librava nella seconda nascita.

Figlio del celebre giurista, filosofo e uomo politico Sergio Panunzio (1886-1944), Silvano trasse dal padre l’interesse per la filosofia classica, avviandosi sui 15 anni allo studio della metafisica occidentale e del pensiero dell’India. Matura fin da giovane la sua fede cristiana sui testi della mistica speculativa (da Bonaventura a Padre Pio da Pietralcina, passando per Pascal). Intorno ai 30 anni si dedica allo studio dell’ebraico biblico sotto il magistero personale di Eugenio Zolli (giá Rabbino-capo della comunità ebraica di Roma, convertitosi al cristianesimo) e completa la sua preparazione intellettuale e spirituale mercé l’incontro a 40 anni con Padre Agostino Zanoni, Priore dell’imperiale Abbazia di Farfa, definito dal cardinale Schuster “ieromonaco uscito dalle fiamme roventi del Medioevo”.

Il suo pensiero, ora raccolto nei volumi della “Dottrina dello Spirito” (di cui é riuscito a completare l’ultimo volume proprio alla vigilia della suo decesso) si snoda lungo l’itinerario di quattro riviste italiane: Pagine Libere a Roma; L’Ultima a Firenze; Carattere a Verona; Spiritualitá e Letteratura di Palermo fondata dal poeta Giulio Palumbo e, dopo l’immatura morte di costui, da Tommaso Romano; Metapolitica a Roma; quest’ultima da lui stesso voluta e fondata come “rivista del regno universale” ha marcato per oltre un quarantennio la fase più creativa e completa della sua feconda e combattiva esistenza (ufficiale della Marina militare, aveva altresì combattuto nella seconda guerra mondiale meritandosi la decorazione dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro).

Egli collaboró altresi a riviste europee di notevole valore culturale: Kairos di Salisburgo, di cui fece parte del comitato scientifico assieme a Eliade, Burckhardt, Vereno, Danielou, Pannikar); Zeitschrift für Ganzheits-Foschung (Rivista per la ricerca della totalità) di Vienna fondata dal platonico Walter Heinrich; Cielo y Tierra di Barcellona, “rivista di antropologia, metafisica, simbolismo” diretta da Daniel Bonet.

Nella seconda metá degli anni cinquanta, Silvano Panunzio raccolse attorno a sé un nutrito gruppo di giovani distribuiti tra Roma, Firenze, Verona, Torino, Alghero costituendo con essi (25 ottobre 1959) l’Alleanza Tradizionale Michele Arcangelo (Atma), ribattezzata significativamente in Alleanza Trascendente Michele Arcangelo e che sotto la sua costante ispirazione ed il suo vigile patrocinio cementó nel tempo una fraternitá michelita che nel proposito di sviluppare una dimensione sacrale e simbolica nella sfera del sapere e nel quotidiano esercizio di vita, trascendeva i suoi stessi oscuri ed umili iniziatori .

Le iniziative di Silvano, ma soprattutto l’originalità del suo pensiero speculativo, attrassero tra gli anni Sessanta e Novanta alla rivista Metapolitica e all’ Atma personalità di forte caratura culturale e religiosa, tra i quali: Giuseppe Palomba, originale economista, docente emerito dell’Ateneo di Napoli; Raimondo Panikkar, sacerdote gesuita, docente all’Università americana di Santa Barbara; Mathias Vereno, direttore della rivista Kairos, sagace cultore di studi sul simbolismo cristiano nell’ottica della simbologia universale; il romanziere e saggista ispano-rumeno Vintila Horia; Emilio Servadio, uno dei maggiori studiosi di psicanalisi e paraspicologia; il dominicano Padre Giacinto Scaltriti, filosofo tomista dotato di ardente mistica savanaroliana; Johannes Maria Michael Dlustusch, sacerdote salesiano d’origine ungherese (missionario tre volte scampato a mortali persecuzoni in Europa ed America), nutrito di chiaroveggente sapienza dedicata a meditazioni escatologiche di supremo interesse; il bretone Emile Folange studioso di tradizioni religiose d’oriente e d’occidente; il poeta francese Pierre Pascal, robusto scrittore di filiazione maurassiana; il docente portoghese João B. Chorao, coordinatore dell’Enciclopedia Luso-brasiliana di filosofia.

Chi scrive, ebbe il suo primo scambio epistolare con Silvano Panunzio il 10 novembre del 1957, culminato quindi in un memorabile incontro personale svoltosi una sera d’agosto del 1958 quando, incontrandolo nella simbolica piazza del Campidoglio in Roma, sotto la tutela severa della statua equestre di Marco Aurelio, egli aprendomi gli orizzonti suggestivi della metapolitica, mi incitava a percorrerne gli erti sentieri. Sotto la sua guida appresi a conoscere la differenza tra sociologia antropologica e sociologia tradizionale d’indirizzo spirituale, definita giustamente da Luigi Sturzo: sociologia del soprannaturale o della vera vita. Da Panunzio appresi che la conoscenza vera si attinge attraverso un processo interiore, dove la centralità e circolarità dell’intuizione chiarisce ed illumina la linearità e perimetralità della ragione.

Sotto il suo magistero si venne configurando in me una visione critica nutrita, in prospettiva metapolitica, dei tempi moderni plagiati da una serie di ambiguità que vanificano ogni principio di trascendenza. Da tali ambiguità si puó evadere di colpo ricorrendo all’originale formulazione panunziana per cui la metapolitica é l’espressione in atto della metafisica quale scienza dei principi primi, dell’escatologia quale scienza dei fini ultimi e della politica, scienza ed arte dei mezzi mediante i quali si articola e istituzionalizza la società umana. Risulta quì d’evidenza immediata che la metapolitica panunziana differisce radicalmente dalla metapolitica spuria, rimessa oggi in voga e che si limita ad essere un momento di mero contropotere culturale inteso a sostituire la cultura dominante quale strumento di potere. E, in parallelo, appare evidente come la metapolitica panunziana presupponga invece una netta trascendenza dalla politica intesa quale mera “cronologia politica”, poichè tale metapolitica solleva la politica stessa dalla sfera sensibile (e talora infera) della Civitas hominum, per sublimarla in quella sovrasensibile e spirituale del Regnum Dei.

Silvano Panunzio ha sviluppato così, in una svettante architettura verticale una intuizione del padre Sergio; il quale nei lontani anni quaranta del Secolo Ventesimo aveva intravisto nella verace metapolitica la culminazione di un disegno politico che all’insegna della “conservazione rivoluzionaria” costituiva la rettificazione sacrale e romana della “rivoluzione conservatrice” di matrice teutonica, dove il senso del sacro restava purtroppo oscurato o addirittura capopvolto.

La metapolitica - come l’ha configurata, insegnata e vissuta Silvano Panunzio nel corso della sua vita magistrale - recupera così la nobiltà della politica stessa in una rinnovata missione pro aris et focis, riponendo nella giusta collocazione il senso religioso della vita, laddove la cinica modernità dei tempi nostri lo ha spodestato.

Come giustamente scrisse in occasione del suo ottantesimo compleanno, Aldo La Fata – l’ultimo dei giovani discepoli più fedeli – non si puó non essere profondamente grati e rinoscenti a Silvano Panunzio, per tutto questo e per molto altro ancora. Riconoscenti soprattutto per aver Egli educato all’umanità di Gesú, il Cristo; aver educato alla “divinità di Gesù”, averci “condotto, da vero apostolo dei tempi ultimi, fin quasi alle soglie del Mistero del Verbo Eterno e della Sua più grande e definitiva Epifania”.

http://riscossacristianaaggiornamentinews.blogspot.com/


20/06/10

Dal Cile: Ha muerto Silvano Panunzio (1918-2010)

di Sergio Fritz Roa

Mi amable amigo, el señor Primo Siena, me acaba de comunicar una noticia que me entristece. ¡Ha muerto el notable Silvano Panunzio!

Debo reconocer que para mí Panunzio fue el último autor tradicionalista que logró captar mi respeto. Junto con Nasr, Borella y Hani son los últimos grandes del pensamiento tradicional.

Para quienes aun no conocen quien fuera este auténtico tradicionalista, al cual Guénon estimó mucho, les invito a estudiarlo, aunque lamentablemente salvo algún artículo, es poco lo que hay en español. Y, sin embargo, les aseguro que su consecuencia, libertad y franqueza en el lenguaje son únicas, como además su labor doctrinal que mostró sendas donde la Metafísica es central, a aquellos católicos que aun son capaces de indagar en lo que tiene de Universal dicha Tradición, como en los aspectos particulares de la misma, que la enriquecen y le dan un sello propio.

http://nyermia.blogspot.com/

19/06/10

In memoria di Silvano Panunzio (1918-2010)

di Petrus

Silvano Panunzio ci ha lasciato.
Il cielo, immobile, addormenta il silenzio. Di lontano il vento congeda il caos della città. Congeda l’anima del maestro e tutto si ferma: quando una grande anima fa ritorno al Padre il Cosmo accompagna il suo viaggio e schiude le porte della Realtà totale. Cosa avremmo dato per conoscere l’uomo che, in più di un’occasione, ci ha letteralmente sottratto alla tenebra del secolo, con quella visione lucida, cristallina, metafisica e metapolitica, propria di chi, centrando se stesso, aveva imparato ad amare il mondo, dopo averlo vinto dentro di sé! Durante gli anni dell’università, pensatori acerbi e discoli reietti alla ricerca del San Graal, scambiavamo sovente le tenebre per la luce. Ma gli scritti di Artù eran lì a rettificare, chiarire, spronare, insegnare, incoraggiare l’anima nel suo logos spigoloso e fiero, talvolta energico, talaltra imprudente, appassionato ma scorbutico ed impacciato.

Panunzio non è mai stato un autore, un libro, un saggio pirotecnico d’erudizione anti-convenzionale. Silvano Panunzio era un autentico ed impareggiabile vir catholicus: un uomo, cioè, che sapeva mirabilmente congiungere, in un amalgama divinamente ispirato, Contemplazione e Azione, Verità e Giustizia, Povertà (francescana) ed Oblatività (benedettina). La sua attività culturale si è sempre tradotta in ricerca spirituale; per converso, la sua ricerca spirituale non ha mai tradìto il suo orizzonte intellettuale. Gli effetti sul lettore? Uno sguardo verso il cielo, una geometria perfetta che incrocia senza orpelli l’Invisibile dell’Anima e del Tempo, Eterno glorioso, sigillo risplendente dell’Altissimo.

Qualsivoglia lettura, studio, assimilazione di concetti, storia di passione e di tormento, di indiamento e di conversione, di caduta e di rinnovamento, non può che soggiacere all’intendimento di chi l’apprende. Ma quando un uomo e la sua vita meravigliano i sensi, destano l’immaginazione creatrice, entrano in contatto eterico con il primo e l’ultimo battito del cuore, è allora che soffia il vento che nessuno sa donde venga, eppure accende, lima, spiana e difende; accoglie, vibra, ascende e discende, mitiga e sprigiona, scioglie e rapprende. Chi possiede il carisma dell’impetrazione, il fluido magnetico e contagioso dell’illuminazione, spoglia l’indifferenza, l’oblìo e la dimenticanza dell’altrui ignoranza, la trasforma e la rilancia verso il punto omega del Cristo-Verbo, “prossimo venturo” e “ritornante”, come amava sovente definirlo il nostro, dalla penna schiarente e mordente, cui di superfluo e amorfo non lasciò scritto niente.

Panunzio ha saputo essere tutto questo: un’anima mai indifferente all’anima del prossimo, né alle sfide del nostro Tempo; pensatore ecclettico, ma anche e soprattutto compagno di viaggio, amico cui la Vita non ci ha permesso di formalizzare l’amicizia, probabilmente cominciata negli archetipici giardini della Preesistenza. Ironia, Metafisica, Poesia, la triplicità atlantidea che, in seno all’ATMA, dovrà accompagnarci nel cammino ultimo e terrificante che ci attende, guidati dalla fede nelle cose che si credono ma non si vedono; la ragione di chi non sa, il mistero di chi scardina le porte della maya cosmica per essere restituito al Regno dei Cieli, ove sostano, s’orientano e s’incontrano le anime immortali. Durante questi anni di studi, gioie, dolori, ricerche sacre e profane, abbiamo sempre guardato ai maestri come a testimoni del Regno. Non semplicemente i vuoti a perdere di un nozionismo culturale sganciato dal mistero cristiano, bensì le traiettorie impercettibili d’una costruzione d’Amore universale, il solo cui sappiano e debbano consacrarsi gli spiriti assetati di Sapienza. Se oggi possiamo esclamare con S.Bonaventura, « Cristo è la nostra Metafisica », lo dobbiamo soprattutto a chi ci ha presentato il Cristianesimo come Tradizione paradigmatica, quel Silvano Panunzio che oggi, dall’occhio invisibile dell’eterna gloria e dell’eterna pace, orienterà i suoi cavalieri nell’ora fatidica del Nuovo Avvento messianico, dalla luce verso la luce.

A Dio Artù! A Dio!

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Silvano Panunzio: un memoriale di Miles Armatus

È tornato al Padre Silvano Panunzio, Cavaliere Michelita e Lazzarita, Sommo Metapolitico, Combattente della Grande Guerra, Oblato Benedettino, Esegeta, Filosofo e Professore.
Eppur nulla di tutto ciò può veramente descriverlo.
La Torre della Specola issa tutti i Vessilli per l’estremo saluto -ché garriscano al Vento dello Spirito!- e fa squillare il corno, affinché da lungi si senta e sia reso ossequio. Esprime riconoscenza all’Uomo e all’Anima sua, ringrazia di tutto ciò ch’Egli ha lasciato, trasmesso e insegnato, e per le Battaglie combattute e sostenute. Senz’altro, carnalmente, si sarebbe voluto ch’Egli ci accompagnasse ancora oltre, e questo ci scuote dal profondo…
Ma v’è la certezza che il Savio Cavaliere, uno degli Ultimi, sarà accolto tra le Schiere dei Cieli con ogni onore, di Là continuerà a benedire e incitare al Santo Combattimento, e porterà a Compimento Azione e Contemplazione, giacché in Cristo Gesù, Nostro Signore e Re, non v’è morte alcuna.
Grazie di tutto, Professore.

http://latorredellaspecola.blogspot.com/


Silvano Panunzio, un gigante cristiano tra i nani della fede, ci ha lasciato... in parte

di Angelo Ciccarella

È passato ad altra dimora Silvano Panunzio. Uso quest'immagine indù non a caso, perché Silvano è il più grande autore tradizionale del Novecento. Si eleva di un palmo su Evola, Guénon e altri suoi epigoni. Lo dico non per banale emozione o passione. Non faccio il prete che durante la messa funebre tesse le lodi di buon cristiano per tizio o caio o nevio, indifferentemente, tanto così usa fare. No, Silvano è un grande poiché è riuscito là dove altri autori più incensati e sostenuti da conventicole di seguaci, hanno fallito; ossia, è riuscito a unire Occidente e Oriente tramite Cristo, vero paradigma dello spirito, oltre le confessioni e le forme religiose che pure rispettava profondamente. Silvano è riuscito a spurgare la gnosi da sostrati fumosi quando non addirittura luciferini, ed ha messo al centro la figura di Cristo, non quello sentimentale, clericale, religioso. Cristo come fonte di gnosi, di conoscenza, di sapienza. Dimora altrove, come intendono gli indù, che della morte hanno un approccio maturo e profondo al contrario di tanti cattolici, infantili e attaccati alla superstizione non appena ne sentono parlare. Io l'ho conosciuto profanamente attraverso il telefono e sottilmente, per quelle vie misteriose, extra umane che frequento e ben conosco. Ciao Silvano, a presto.

http://angelociccarella.blogspot.com/


17/06/10

Simmetria ricorda Silvano Panunzio

Il 10 Giugno 2010, all’alba, Silvano Panunzio ha lasciato questo mondo.
E’ con grande rammarico che Simmetria si associa ai familiari e a Metapolitica, la struttura editoriale e filosofica dell’”ATMA” voluta da Panunzio e nella quale hanno operato alcuni cari amici. E' stato un Uomo con un ideale fortissimo di nobiltà nel cuore e con una profonda cultura, ispirata costantemente dagli ideali di una vera, estrema cavalleria: quella che nasce nell’anima e che viene sigillata da una scelta coerente di vita. Arcaico nel suo sentire e nel suo combattere nobilmente una battaglia spirituale, non da tutti compresa, proprio per la sua asperità e schiettezza. Ci piace aver condiviso qualche importante momento con lui.
Ciao Silvano, ci hai preceduto nel viaggio più importante. Ma noi sappiamo che il tuo sarà accompagnato dalla giusta voce, dalle giuste ali.

Necrologio di Silvano Panunzio dalla Polonia

Silvano Panunzio R.I.P. (16 V 1918 – † 10 VI 2010)

di Jacek Bartyzel

10 czerwca, w Pescarze (Włochy), w wieku 92 lat zmarł jeden z najznakomitszych myślicieli i pisarzy naszej epoki, nadający szczególną głębię i oryginalność pojęciu i koncepcji metapolityki, Silvano Panunzio.

Urodził się w 1918 roku w Ferrarze, i chociaż został wiele lat później członkiem mającej tam siedzibę, czcigodnej i pradawnej Esteńskiej Akademii Nauk, to całe jego życie było związane z Wiecznym Miastem, gdzie także został w ubiegłą sobotę pochowany. Jego ojcem był Sergio Panunzio (1886-1944) – filozof prawa i polityki, wykładający na uniwersytetach w Ferrarze, Perugii i Rzymie, należący do głównych teoretyków państwa faszystowskiego (Teoria generale dello stato fascista, wyd. 2 poszerzone i poprawione Padova 1939), wszelako odsuwający się od reżimu Mussoliniego po uchwaleniu w 1938 roku tzw. ustaw rasowych, których promulgowaniu stanowczo się sprzeciwiał. Notabene, powszechnie przyjmuje się też, że to właśnie Panunzio – senior jako pierwszy użył (już w 1921 roku) określenia „rewolucja konserwatywna”.

Silvano Panunzio był filozofem i całe życie nauczał filozofii, ale poza oficjalnym życiem akademickim, jako „docent prywatny” przekazujący swoją ogromną wiedzę nielicznym, lecz starannie wybranym uczniom. Dwoma najwybitniejszymi okazali się „katoliccy neogibelini”, nawiązujący do średniowiecznej tradycji Sacrum Imperium: Attilio Mordini (1923-1966) i – działający od lat 70. w Chile – Primo Siena (ur. 1927). Wraz z nimi Panunzio założył w 1956 roku Przymierze Michała Archanioła, które wraz z florenckim przeglądem Carattere stanowiło front duchowego oporu przeciwko chadeckiej „katolewicy”, której ikoną był bardzo popularny burmistrz Florencji – Giorgio La Pira, osobiście bardzo pobożny, lecz politycznie będący prawdziwie „pijanym dzieckiem we mgle” (najbardziej znanym jego „wyczynem” była publiczna, przyjazna – by nie powiedzieć: miłosna – korespondencja z Nikitą Chruszczowem). Z samym już Sieną, w 1976 roku, Panunzio założył pismo Metapolitica. Rivista di Studi Universali.

Najważniejszą i stałą lekturą oraz źródłem duchowej inspiracji była dla Panunzia Ewangelia. Nieustannie studiował także dzieła wielkich mistyków, teologów i myślicieli, jak zwłaszcza Platon, Orygenes, św. Bonawentura, Pascal, Schopenhauer i Dostojewski. W studiach nad tradycjami Wschodu jego przewodnikiem intelektualnym był René Guénon, zaś studia biblistyczne prowadził wspólnie ze swoim wielkim przyjacielem – nawróconym na katolicyzm pod wpływem heroicznego papieża Piusa XII i przez niego ochrzczonym – b. rabinem Rzymu, Eugeniem Zollim.

Opus magnum Silvana Panunzia stanowi bez wątpienia monumentalna, licząca prawie tysiąc stron Metapolitica. La Roma Eterna e la Nuova Gerusalemme [„Metapolityka. Wieczny Rzym i Nowa Jerozolima”] (Roma 1979). Prócz tego dzieła zrąb jego „doktryny Ducha” i „metafizyki Ewangelii Wiecznej” stanowią również: Alleanza Trascendente Michele Archangelo (Roma-Verona 1959, Roma 2007[3]), Contemplazione e Simbolo. Summa iniziatica orientale-occidentale (Roma 1975), Cristianesimo Giovanneo. Luci di Ierosofia (Siena 1989), Il simbolismo di Rita. Disegno inedito della mistica rosa di Roccaporena (Palermo 1993), Il visible e invisible nel Cristianesimo. Metafisica del Credo (Catania 1994), La Conservazione Rivoluzionaria. Dal dramma politico del Novecento alla svolta metapolitica del Duemila (Catania 1996), Matilde! Vita, Morte e Trasfigurazione di una Sposa Cristiana (Siena 1997), Terra e Cielo. Dal nostro Mondo ai Mondi Superiori (Siena 2002), Vicinissimi a Dio. Summa Sanctitatis (Siena 2004), Metafisica del Vangelo Eterno (Roma 2007) oraz studium na temat dantejskiego „świętego poematu” wszechczasów Cielo e Terra. Poesia, simbolismo, sapienza nel Poema Sacro (Roma 2009).

Rdzeniem „metafizyki chrześcijańskiej” uprawianej przez Panunzia jest – płynące z konstatacji „horyzontalnego zubożenia Chrystusa i Ewangelii” w naszych czasach, kiedy to „w najbardziej oficjalnych rzędach Kościoła nasila się kampania spustoszenia metafizycznego chrześcijaństwa” – przeświadczenie, iż „należymy do chrześcijaństwa metahistorycznego i apokaliptycznego – ostatniego”. Rozkładowy duch nowoczesności, będący narzędziem Księcia Ciemności, przejawia się jako „kryptopolityka” (criptopolitica), oznaczająca władzę tajnych towarzystw w służbie globalnej oligarchii finansowej, korumpującej świat poprzez homogenizację kulturową, niwelującą ideologię „prawoczłowieczą” i pseudoreligijny ekumenizm. Owej „kryptopolityce” można i trzeba przeciwstawić metapolitykę, czyli naukę syntetyczną, łączącą metafizykę (wiedzę o zasadach), politykę (wiedzę o środkach) i eschatologię (wiedzę o celach ostatecznych). W tej eschatologicznej pespektywie metapolityka jest tworzeniem cywilizacji powszechnej podług praw Opatrzności Bożej i przygotowywaniem ludzi, w czasie zwiastowania Królestwa Bożego na ziemi, do stawania się obywatelami Niebios, gdyż nie ma jednego bez drugiego. Dlatego fundamentalnymi przedmiotami i stałymi punktami odniesienia dla metapolityki są Dwa Słońca [pojęcie zaczerpnięte od Dantego – przyp. mój – J.B.]: Imperium i Kościół. Wszystko pozostałe krąży wokół nich w hierarchii miłości na podobieństwo satelitów”. Metapolityka jest więc środkiem koniecznym i niezbędnym do pokonania „lucyferycznej pokusy nowoczesności (prometejskiej rebelii człowieka przeciw Opatrzności Bożej), zwabiającej do głębokich podziemi kryptopolityki, gdzie może rozlec się tylko potężny głos Adama Powszechnego, Logosu Janowego, Chrystusa teandrycznego, który wzywa: «Łazarzu wstań!»”.

Ś.p. Silvano Panunzio usłyszał już ten głos; nadszedł dla niego czas spełnienia nadziei na „zmartwychwstanie metapolityczne” (risurezione metapolitica). Niech odpoczywa w pokoju Chrystusa!

http://www.legitymizm.org/nekrologium-silvano-panunzio

Lectio magistralis di S.Panunzio

di Piero Vassallo

Il significato nascosto nell’avventura ecumenica vissuta dal compianto Silvano Panunzio si trova, forse, nello scritto Robert Hugh Benson, che recita: “è evidente il fatto che, mentre questa o quella particolare religione hanno una o più identità con la dottrina cristiana, il Cristianesimo le possiede tutte; il Cristianesimo, in breve, ha tutte le principali dottrine di tutte le religioni” (cfr. “L’alba di tutto“, Fede & Cultura, Verona 2010, pag. 33).

Nel lontano 1974, Panunzio ed io ignoravamo la magnifica sentenza di Benson, che avrebbe abbattuto le ragioni del nostro contendere sull’ecumenismo durante il convegno fiorentino organizzato dal filologo (linguaiolo) Adolfo Oxilia.

L’imperfetta opinione ci divideva, ci univa la soggiacente fede nella totale dottrina di Nostro Signore. Diventammo amici, malgrado la reciproca appartenenza al genere dei caratteri spigolosi e irriducibili.

L’amicizia Silvano la manifestò nel dicembre del 1976, partecipando – a proprie spese – al convegno sulla filosofia di Giambattista Vico, organizzato in Bari dall’associazione dei giusnaturalisti cattolici in esecuzione del programma elaborato da Francisco Elias de Tejada.

La finalità del convegno era raccogliere l’eredità delle avanguardie anti-hegeliane (Niccolò Giani, Guido Pallotta, Nino Tripodi) e proporre alla destra missina la filosofia vichiana quale alternativa alle suggestioni hegeliane e ultra-hegeliane.

Di qui un animato dibattito sui criteri mediante i quali identificare e isolare le frazioni ancora attuali della complessa e variegata eredità del Novecento italiano.

Alla discussione parteciparono i protagonisti del convegno (De Tejada, Silvio Vitale, Giovanni Torti, Paolo Caucci, Tommaso Romano, Pino Tosca, Michele Mascolo), alcuni qualificati esponenti della destra cattolica (ad esempio Giulio Cesco Baghino e Pinuccio Tatarella) oltre che degli “ultimi” Silvano Panunzio e Alfredo Oxilia.

Gli amici di De Tejada suggerirono di interpretare l’esperienza fascista alla luce del cesarismo di Giambattista Vico, e in ultima analisi di adottare l’idea di popolo che aveva guidato Mussolini sulla via della pacificazione dello stato italiano con la Chiesa cattolica. Una via indirizzata all’abbattimento dei pregiudizi giacobini, oligarchici e massonici, che avevano ispirato i “profeti” di paglia del c. d. risorgimento liberale.

Silvano Panunzio, dal suo canto, sostenne la necessità di criticare il machiavellismo, giudicato fomite degli errori che gettarono un’ombra sulla storia fascista, inducendo Mussolini a firmare una legge iniqua, il cui unico senso era compiacere l’alleato germanico.

E al proposito rammentò un episodio poco conosciuto della storia italiana, cioè l’opposizione alle leggi razziali, condotta da alcuni eminenti giuristi ispirati da suo padre, Sergio Panunzio (Molfetta 1886- Roma 1994).

Alla vigilia della promulgazioni delle leggi razziali, infatti, Sergio Panunzio si recò nella residenza privata del duce, a villa Torlonia, per chiedere una revisione radicale della irrazionale teoria razzista.

La finalità della riforma proposta da Panunzio era il riconoscimento dei meriti degli ebrei (e al proposito fu citato il grande filosofo giusnaturalista Giorgio Del Vecchio) che avevano onorato e accresciuto la cultura dell’Italia fascista.

Panunzio, ovviamente, non negava il diritto dello stato italiano alla difesa dalle minoranze ebraiche coinvolte nel complotto antifascista organizzato dalle massonerie di Francia e Inghilterra. Tale diritto era riconosciuto anche da eminenti studiosi cattolici, ad esempio da alcuni docenti dell’Università cattolica di Milano.

Sergio Panunzio sosteneva, invece, e con il coraggio dell’autentico anticonformista, il dovere di rigettare il cieco determinismo, di stampo neopagano, su cui era fondato il razzismo germanico. Sopra tutto affermava l’obbligo morale di riconoscere i meriti degli ebrei nobilmente impegnati nella promozione della grandezza italiana. Ad esempio la medaglia d’oro capitano Luzi, caduto in terra di Spagna proprio nel 1938.

A Mussolini, che ascoltava in silenzio, Panunzio dichiarò che era intollerabile instaurare una legge che umiliava ingiustamente un camerata quale Giorgio Del Vecchio, l’uomo senza paura, che durante un attentato aveva fatto scudo al duce con il proprio corpo.

Panunzio fu congedato senza una risposta, perché una risposta sensata era impossibile alla vigilia della promulgazione di una legge ingiusta.

La lezione di Silvano Panunzio era specialmente attuale nel momento in cui sulla cultura del Msi dalla Francia calava l’ombra di un neopaganesimo dichiaratamente ostile alla tradizione cristiana.

Soggiacente al neopaganesimo correva un antisemitismo avventizio e contrario alla cultura del Msi, che dichiarava il superamento del razzismo e praticava la stima e l’accoglienza di personalità che, nel cognome, rivelavano una non lontana origine ebraica: Giorgio Del Vecchio, collaboratore dell’ISSPE, e insieme con lui numerosi studiosi di alto profilo, quali Giovanni Cantoni, Giampaolo Vita-Finzi, Claudio Finzi, Carlo Fabrizio Carlì, Alberto Rosselli, Silvio Vitale ecc. L’intervento di Silvano Panunzio, in ultima analisi, contribuì a segnare più profondamente il confine che separa la destra tradizionale dalla neodestra.

http://www.ilculturista.it/cultura/?tag=mussolini


10/06/10

Addio a Silvano Panunzio

Silvano Panunzio (1918-2010)

Il 10 giugno, alle prime luci dell'alba, si è spento alla venerabile età di 92 anni, nel silenzio della sua cella-studio monacale e nella profonda quiete della sua anima, Silvano Panunzio. Orientalista cristiano, filosofo anticonformista, letterato finissimo, saggista, poeta, autorevole conoscitore di dottrine tradizionali, era nato a Ferrara il 16 maggio 1918.


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

I° e II°: Contemplazione e Simbolo, “Summa iniziatica orientale-occidentale”, 2 vol. pp. 640, Volpe, Roma 1975.

III° e IV°: Metapolitica, “La Roma eterna e la Nuova Gerusalemme”, 2 vol., pp. 940, Edizioni Babuino, Roma 1979.

V°: Cristianesimo Giovannèo, “Luci di Ierosofia”, pp. 270, I Classici Cristiani, nn. 281-282, Cantagalli, Siena 1989.

VI°: La Conservazione Rivoluzionaria. “Dal dramma politico del Novecento alla svolta Metapolitica del Duemila”, pp. 250, Il Cinabro, Catania 1996.

VII°: Cielo e Terra, “Poesia, Simbolismo, Sapienza, nel Poema Sacro, pp. 300, Ed. Metapolitica, Roma 2009, nuovissima edizione ampliata.

VIII°: Terra e Cielo, “Dal nostro Mondo ai Piani Superiori”, pp. 99, Cantagalli, Siena 2002.

IX°: Vicinissimi a Dio, “Summa Sanctitatis” (Venti Biografie eroiche), pp. 380, Cantagalli, Siena 2004.

X°: Metafisica del Vangelo Eterno, pp. 330, Ed. Metapolitica, Roma 2007.

XI°: La Coralità celeste superdivina. Le occulte tradizioni d'Oriente (India e Cina). Il Magistero biblico antico e l'Egitto Sacro (I misteri di morte e rinascita). La Sapienza che scende dall'Alto (La Rivelazione evangelica). Con il discepolo prediletto oltre il “velo di Maya”. L'utopia messianica e la verità del Regno. PP. 85, Ed. Metapolitica, Roma 2010.

XII°: Alleanza Trascendente Michele Arcangelo, ATMA. Princípi. Appello. Storia ed Eségesi Breve. Precedenti Storici e Agiografici del Cinquantenario, pp. 70, Roma 2009 nuova edizione.

08/06/10

Il libro segreto di Jung

L'Ufficio Stampa della Bollati Boringhieri ci manda il seguente comunicato che volentieri giriamo ai nostri lettori

L'11 novembre 2010 Bollati Boringhieri pubblica Il Libro rosso

Finalmente anche in Italia il libro segreto di Jung, un'opera tanto temeraria e preziosa che solo oggi, grazie agli sforzi inesausti di Sonu Shamadasani, traduttore principale e autore del ponderoso saggio introduttivo, questo testo straordinario esce dal caveau della banca svizzera in cui era conservato, e vede la luce a ottant'anni dalla sua conclusione e a mezzo secolo dalla morte del suo autore.


Il Libro rosso è, a tutti gli effetti, il libro segreto di Jung. Non solo, in quanto scrigno privato di un'anima che lì si cela nella sua nudità, e che un comprensibile pudore ha inteso proteggere da sguardi curiosi. Esso è segreto anche, e soprattutto, in un senso più profondo e sconvolgente, in quanto riproduzione simbolica di un universo altro, rappresentazione di un significato esistenziale che è e deve rimanere ignoto: «È importante ­ scrive Jung ­ avere un segreto, una premonizione di cose sconosciute. L’uomo deve sentire che vive in un mondo che, per certi aspetti, è misterioso; che in esso avvengono e si sperimentano cose che restano inesplicabili. Solo allora la vita è completa».

Con il suo tesoro di esperienze iniziatiche e meditazioni sapienziali e con il suo corredo di immagini fantasmagoriche e virtuosismi calligrafici, Il Libro rosso si situa dunque al centro di una straordinaria sperimentazione artistica e psicologica che ne fa un unicum nel panorama novecentesco. Esso innova la tradizione del manoscritto miniato medievale, riprendendone tecniche scrittorie, schemi di impaginazione e moduli di decorazione pittorica e ornamentale. È a tutti gli effetti un libro d'arte di superiore qualità, e volutamente prezioso: perché messo al servizio di un progetto esistenziale il cui scopo è il compimento del proprio mito personale, l'automanifestazione della Vita entro una vita.

Nell'attesa che Il Libro rosso arrivi in libreria, Bollati Boringhieri propone, attraverso la realizzazione di un filmato, un assaggio delle pagine di questo libro che non solo svilupperà nuove possibilità per la comprensione del lavoro di Jung, ma diventerà, grazie alle prestigiose illustrazioni, un'autentica opera d'arte.

Il filmato può essere apprezzato anche qui:

http://www.illibraio.it/gw/producer/producer.aspx?t=/speciale/librorosso/presentazione.htm


07/06/10

“Diorama” n. 297: Nuova Destra-Destra Nuova


Si fa un gran parlare di “Nuova Destra” e di “Destra Nuova”, sia per le recenti polemiche su/di Fare Futuro, la Fondazione di Gianfranco Fini, sia per l’uscita de “La rivoluzione impossibile” (Vallecchi). Per saperne di più segnaliamo il numero in distribuzione di “Diorama”(n. 297) , la rivista diretta da Marco Tarchi (per contatti : Tarchi@unifi.it)

Sommario


IL PUNTO: La guerra santa dell'Occidente (Marco Tarchi)

POLEMICA: La destra italiana tra identità fittizie e genealogie immaginarie, che si compone di:Una destra in crisi di identità, tra equivoci politici e paradossi culturali (Marco Tarchi)

Moratoria sulla lagna della cultura di destra? Comincino i farefuturisti (intervista di MT a Il Foglio)

Destra, nuova destra e dintorni. Estiqaatsi dice... (Filippo Rossi)

Scambio con Tarchi sul nobile gusto del sangue, che non ho più (Giuliano Ferrara, con risposta di MT)

Perché la Nouvelle Droite non serve a Sarkozy e ai suoi emuli italiani (intervista di Alain de Benoist a Il Foglio)

Il populismo funzionale a questa destra (intervista di MT a L'Eco di Bergamo)

Fini? Un opportunista senza più opportunità (intervista di MT a il manifesto)

FOCUS: A proposito de "La rivoluzione impossibile", che comprende vari articoli usciti su giornali: La rivoluzione mancata dei giovani fan di Tolkien (Andrea Colombo); Hobbit/Hobbit: Nuova destra contro destra nuova (Stenio Solinas); Destra, ultima fermata (Pietrangelo Buttafuoco); La destra "fantasy". Il sogno impossibile dei Campi Hobbit (Antonio Gnoli, intervista a MT); La destra che scelse la "non violenza". Leggendo Tolkien (Giovanni Tassani); La destra? Un Hobbit (David Allegranti); Chi ha ancora paura degli hobbit? (Stefano Tesi)

OPINIONI: L'Iran e la disinformazione (Franco Cardini)

Imperialismo giudiziario (Archimede Callaioli)

DOSSIER: Il protezionismo o la morte? (Alain de Benoist)

Il dollaro al centro della crisi (Alain de Benoist)


05/06/10

Anima dell'uomo volume 3° di Giancarlo Roggero

Giancarlo Roggero, Anima dell'uomo, vol III,
Estrella de Oriente, 2010, pagg. 264, euro 21

INDICE:
- Vie di un'educazione dell'anima nel Parzifal di W. von Eschenbach
- Risveglio e trasfigurazione dell'anima in Dante
- Francesco Petrarca e la solitudine dell'anima alle soglie dell'età moderna
- La Chiesa alla ricerca di se stessa


Questo volume è il terzo di un'opera in cinque volumi sulla cultura dell'anima.
"Dietro alla crisi e al travaglio di ricerca di quello che è stato detto l' autunno del Medioevo, si celano intenzioni ben più profonde di quanto non appaiano nel quadro variegato e spesso suggestivo della vicenda esteriore dell'epoca".


"Per Cristo stesso, in quanto Verbo incarnato, le tentazioni significano qualcosa di più: con esse è in gioco il senso stesso della Sua missione redentrice, esigente il sacrificio perfetto di sé al Padre. Per questo ad ogni tentazione Egli contrappone il riconoscimento della sovranità di Lui su ogni esistenza. Ma per la natura umana, che Egli ha assunto, il superamento delle tre tentazioni sancisce la possibilità di una sintesi individuale delle forze dell’anima già un tempo funzionali alla vita dell’organismo sociale. Ciò comporta un mutamento sostanziale della posizione dell’uomo nel cosmo.
Fino allora egli era tenuto a riprodurre in sé una parte della vita del cosmo, nel cui ordine complessivo risiedeva il suo fine. Da ora egli è chiamato a partecipare alla vita del Verbo e, secondo il Suo modello, realizzare nella propria anima un compendio del cosmo intero. Se prima il fine della sua esistenza era al di fuori di lui, nel cosmo, ovvero nella società che ne costituiva il riflesso, ora questo fine è in lui. Si badi bene, non lui stesso, ma il Verbo che abita in lui. Tale è il coronamento del processo iniziato con il destarsi dell’individualità nel mondo greco-latino, e che senza l’intervento del Redentore si sarebbe risolto in una mera celebrazione di sé da parte dell’uomo. Ora egli è invece investito da Dio stesso di una dignità regale nei confronti della propria anima, e tramite essa, del cosmo. Una regalità, invero, che trova il suo limite nell’organismo universale degli Io sovrani retti dalla volontà unificante dell’Ente creatore". (Volume 1, pagg. 300-301)

La "seconda epoca della cultura dell'anima" di cui si tratta, è segnata dalla novità dell'evento cristiano e dalle sue conseguenze per la vita interiore dell'uomo, che si viene emancipando a poco a poco dagli antichi vincoli della stirpe e della casta sociale, pur conservando il bisogno, per la propria educazione, di una conformità esteriore a norme rituali e disciplinari, delle quali sono garanti per via tradizionale istituzioni nate da una comunione d'intenti tra lo Spirito di Dio e lo spirito di uomini rappresentativi delle mete dell'anima nel loro tempo. Scopo del lavoro non è la trattazione storica in quanto tale, ma il suo presentarsi come traccia di una ricerca meditativa che, una volta avviata, potrà indirizzarsi liberamente a quelle correnti del divenire storico, verso le quali lo spirito del lettore sentirà un richiamo, o che vorrà in ogni caso rendere più presenti alla sua coscienza sulle vie di un approfondimento personale. D'altra parte la relativa ricchezza della documentazione contenuta in queste pagine, potrà tornare utile ad insegnanti ed educatori che avvertano l'importanza dell'esperienza dell'anima nella trasmissione delle testimonianze storiche dell'umanità, specialmente da una generazione all'altra. (Volume 2, dalla Prefazione)

04/06/10

La colonna e il fondamento della verità


Escono in contemporanea due diverse riedizione de La colonna e il fondamento della verità di Pavel A. Florenskij: quella delle edizioni Mimesis a cura di Roberto Revello e quella della Editrice San Paolo a cura di Natalino Valentini.

Dopo le tenebre dell’ideologia e del totalitarismo stalinista che hanno travagliato il XX secolo, spezzando anche la vita di Florenskij e oscurandone l’opera per oltre settantanni, oggi questa finalmente riappare nella sua integrità e in tutto il suo vigore sorgivo.

I dodici capitoli dei quali si compone, concepiti come lettere a un amico, ancora oggi stupiscono non solo per la vastità e complessità di conoscenza, per il coraggioso tentativo di far interagire tra loro i diversi saperi e le molteplici forme e possibilità della ragione, ma soprattutto per la profondità dello sguardo rivolto verso gli abissi dell’umano, nell’agonica ricerca di una luce di salvezza, di un’autentica sapienza d’amore.

Roberto Revello si è laureato all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con una tesi sul pensiero di Simone Weil. Studioso di filosofia delle religioni ha pubblicato sulla «Rivista di Filosofia Neo-scolastica» e collabora con la Mimesis.

Natalino Valentini, laureato in filosofia, ha conseguito il dottorato di ricerca in etica e antropologia filosofica orientale, specializzandosi poi nel pensiero filosofico russo e in teologia ortodossa. Attualmente è direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto Marvelli” di Rimini. È docente di Storia del pensiero teologico ortodosso alla Facoltà di sociologia dell’Università agli Studi di Urbino.


02/06/10

Un nuovo numero della rivista cilena "Bajo los Hielos”

E' con vero piacere che segnaliamo ai nostri lettori l'uscita del numero 21 della rivista “Bajo los Hielos” www.bajoloshielos.cl , che quest'anno compie il suo undicesimo anno di vita.

Su questo numero segnaliamo la presenza di una recensione alla “Metafisica del Vangelo Eterno” di Silvano Panunzio, curata da Sergio Fritz Roa, direttore della rivista.

Qui di seguito l'indice del presente numero, tutto da leggere:

Sergio Meier: Retazos de una vida plena y singular

(Sergio Fritz Roa)

Entrevista a Isabel Meier. En torno a la vida y obra de Sergio Meier

(Sergio Fritz Roa)

Recuerdos de un Caballero de Quillota (Cuando sus sueños son luces en torno a vos)

(Patricio Alfonso)

POESIA

Mora

(Marcelo Nasra)

METAPOLÍTICA

Prefacio a: “Imperium. Epifanie dell’idea di impero”

de Claudio Mutti

(Tiberio Graziani)

TRADICIONES ESPIRITUALES

Reseña a: “Metafisica del Vangelo Eterno” de Silvano Panunzio

(Sergio Fritz Roa)

Cristian Rosenkreutz y su estrella

(Ana Emilia Agüero de Chazal)

Acerca de la palabra Alétheia

(María Alejandra Crespín Argañaráz)

Entrevista al Dr. Alberto Sarramone sobre la cultura vasca

(María Alejandra Crespín Argañaráz)

http://www.bajoloshielos.cl/21.htm


01/06/10

Marcos Pallis e il suo Tibet

Tradotto per la prima volta in francese da Jean-Claude Perret et Pierre-Marie Sigaud il classico “The Way and the Mountain: Tibet, Buddhism, and Tradition” (World Wisdom, 2008) di Marcos Pallis (1895-1989).

Fu l'amore e la passione per la montagna a condurre M. Pallis in Tibet nell'ormai lontano 1923. Vi tornerà in viaggi successivi nel 1933 e poi ancora nel 1936. Questo bellissimo libro la cui lettura consigliamo vivamente, è il resoconto di questi suoi viaggi, delle avventurose escursioni e soprattutto dell'incontro con il lamaismo tibetano che gli trasformò radicalmente la vita. Rigettati gli abiti occidentali in favore di quelli tibetani, Pallis penetrò in profondità nella cultura, nella lingua e nella religiosità lamaista e fu ribattezzato con il nome di Thubden Tendzin. Soggiornò a lungo nei monasteri e ricevette la sua educazione religiosa direttamente dalla bocca dei maestri. Il suo ultimo soggiorno in Tibet risale al 1947, quindi prima della devastante invasione della Cina comunista. Per più di quarant'anni Pallis è rimasto un fedele praticante del buddismo tibetano e un instancabile sostenitore del Tibet.
Tra i temi trattati in questa suggestiva e alta esposizione: il ruolo della compassione, la funzione del Dalaï-Lama, i costumi tradizionali, l'arte e il suo rapporto con la dottrina, i fondamentali della tradizione Lamaista.
Imperdibile.

Marco Pallis (Tendzin Thubden), LA VOIE ET LA MONTAGNE. Quête spirituelle et bouddhisme tibétain, Edition Harmattan, pp. 320, euro 30.
diffusion.harmattan@wanadoo.fr
http://www.editions-harmattan.fr

Novità dal Sud America

Dal Cile riceviamo alcune comunicazioni dal Prof. Rafael Videla Eissmann che volentieri giriamo ai nostri lettori.

La prima comunicazione riguarda l'uscita in DVD di un documentario a cura delle Ediciones Tierra Polar, sull'ipotesi, senza dubbio controversa ma degna di interesse, della migrazione preistorica del supposto gruppo umano che civilizzò il continente americano: i Chiles o Viracochas. Questo popolo, stante la suggestiva teoria, si mosse da sud a nord e non da nord a sud come vuole la Vulgata storiografica ufficiale. Non solo. Nel tempo, queste genti avrebbero persino raggiunto Uruk (l'odierna Warka) un'antica città dei Sumeri e successivamente dei Babilonesi, situata nella Mesopotamia meridionale.

La seconda notizia riguarda la pubblicazione, sempre a cura delle Ediciones Tierra Polar, di un testo raro e praticamente introvabile anche in lingua italiana. Si tratta de “La Hora Futura” di Arthur Posnansky (Vienna, 1873-La Paz, 1946). La prima edizione di questo libro risale al 1919 e uscì per i tipi della González y Medina Editores. In questo studio Posnansky si occupava principalmente della teoria cosmo-glaciale o del ghiaccio universale, quella per intenderci formulata dal famigerato Hans Horbiger, qui riproposta in una prospettiva multidisciplinare e arricchita di molteplici dati attinti soprattutto dall'eugenetica, dalla sociologia e dall'antropologia dell'epoca. Posnansky è convinto che il famoso Diluvio universale non sia affatto un mito, ma un evento ben reale avvenuto esattamente 10-12mila anni fa; i grandi monumenti di pietra disseminati in tutto il mondo ne sarebbero la muta testimonianza.

Infine, il Prof. Videla ci informa del ritrovamento di sei frammenti ossei di balena preistorica (Balaenoptera physalus): frammenti di cranio, parti di una costola, un pezzo di mandibola e una falange completa, ritrovati in una zona interna nel nord dell'Argentina (a ben 200 km dalla costa) e ora depositati presso il Museo Paleontologico del Comune di San Pedro. La scoperta dimostrerebbe che 5 o 7 mila anni fa a causa di un improvviso innalzamento globale della temperatura le coste argentine furono letteralmente sommerse dal mare.


La seconda nascita di Aldo Giorgio Gargani


Assessorato alla Cultura del Comune di Milano
Moretti&Vitali editori - Unione lettori Italiani

Venerdì 11 GIUGNO 2010
ore 9.45 - 13.00 // 14.45 - 18.00

Biblioteca Trivulziana
Castello Sforzesco - Milano

LA SECONDA NASCITA
Convegno nazionale dedicato a
Aldo Giorgio Gargani

A un anno dalla sua scomparsa, alcuni filosofi, psicoanalisti e poeti ricordano Aldo Giorgio Gargani (Genova 1933 - Pisa 2009), un filosofo che ha proposto con la sua opera un nuovo genere letterario che nasce dalla stretta connessione tra riflessione teorica ed esperienza esistenziale, dando vita così non solo a un nuovo modo di scrivere, ma anche a un nuovo modo di pensare. Con la sua opera Gargani ha fatto sì che la filosofia potesse diventare, oltre che amore per il sapere, anche e soprattutto amore per il vivente.

Relatori

Massimo Donà, Félix Duque, Flavio Ermini, Massimiliano Finazzer Flory, Sergio Givone, Cecilia Rofena, Carlo Sini, Carla Stroppa, Ida Travi, Vincenzo Vitiello

Introduce: Enrico Moretti
Coordina i lavori: Flavio Ermini

In occasione del Convegno sarà presentato il volume edito da Moretti&Vitali La seconda nascita, che raccoglie (con la prefazione di Vincenzo Vitiello) tre opere filosofico-narrative di Aldo Giorgio Gargani pubblicate oltre vent'anni fa: Sguardo e destino (1988), L'altra storia (1990), Il testo del tempo (1992). Questa riedizione, fortemente sostenuta dall'autore nei mesi precedenti la sua scomparsa, rappresenta per tanti versi il suo testamento filosofico e letterario.

Ulteriori notizie sul Convegno e sul libro
www.anteremedizioni.it